
È stato condannato a otto mesi di reclusione l'avvocato di Macerata riconosciuto colpevole di aver ucciso i suoi tre Setter Irlandesi – Max, Hermes e Diva – avvelenandoli lentamente con topicida mescolato al cibo. Una vicenda che risale al febbraio 2021 e che aveva scosso la comunità locale non solo per la crudeltà dei fatti, ma anche per il tentativo dell'uomo di attribuire la responsabilità a terzi, denunciando pubblicamente l'accaduto sui social con tanto di foto e presentando un esposto alle autorità.
Secondo quanto emerso durante le indagini, l'avvelenamento era stato invece premeditato. Gli inquirenti hanno ricostruito passo dopo passo la dinamica: dalle immagini della videocamera di un ferramenta che immortalano l'acquisto del veleno, fino alla somministrazione ripetuta della sostanza ai tre cani. Una sequenza di elementi precisi e concordanti che ha permesso di arrivare al processo e, infine, alla condanna.

La LAV, che insieme ad altre associazioni ha seguito il caso sin dall’inizio costituendosi parte civile, ha commentato la sentenza con soddisfazione, ma anche con amarezza per l'esiguità della pena.
"La condanna è un dato importante: significa che l'uomo è stato riconosciuto colpevole – ha dichiarato Sara Leone, Area animali familiari LAV -. Ma otto mesi non sono commisurati alla lenta uccisione di tre animali con cui avrebbe dovuto avere un legame affettivo, né al tentativo di far ricadere la colpa su persone estranee. L'aggravante è che tutto è stato commesso da un uomo di legge, forse consapevole che non avrebbe corso troppi rischi. È necessario che le pene per chi uccide e maltratta gli animali vengano davvero inasprite".
La vicenda riapre infatti il dibattito sull'efficacia delle sanzioni previste per i reati contro gli animali. Molti casi si concludono con pene considerate troppo leggere rispetto alla gravità dei fatti, soprattutto quando si tratta di violenze deliberate e protratte nel tempo. L'associazione ha quindi ribadito la volontà di continuare a battersi perché episodi di questo tipo non vengano minimizzati e ricevano un riconoscimento penale adeguato.
Il caso di Max, Hermes e Diva diventa così l'ennesimo monito sulla necessità di un sistema più efficace nel tutelare gli animali, sia in ottica di prevenzione delle violenze e dei maltrattamenti, sia nel punire con coerenza chi li maltratta o compie atti di crudeltà di questo tipo.