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10 Novembre 2024
13:00

Come il Regno Unito sta tirando fuori dal baratro dell’estinzione un grosso ragno acquatico che caccia pesci

In Regno Unito, un ambizioso progetto di conservazione sta salvando dall'estinzione un grosso ragno semi-acquatico grande quanto il palmo di una mano e in grado di immergersi per cacciare piccoli pesci.

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Quando pensiamo alle specie in via d'estinzione, raramente ci vengo in mente nomi di insetti, ragni e altri animali così poco carismatici. Eppure, non sono solo le tigri, gli elefanti o i panda a rischiare di sparire per sempre, ma anche tantissimi invertebrati. Fortunatamente, c'è ancora chi si preoccupa per loro e così, il Regno Unito, è riuscito a salvare dall'estinzione un grande ragno semi-acquatico grazie a un ambizioso programma di allevamento di cattività gestito dallo zoo di Chester.

Stiamo parlando del grande ragno pescatore (Dolomedes plantarius), un aracnide semi-acquatico presente anche qui in Italia che può avvicinarsi, zampe incluse, alle dimensioni del palmo di una mano. Ma nonostante il suo aspetto imponente per gli standard europei, questo ragno è completamente innocuo per gli esseri umani, e sebbene abbia un ruolo fondamentale per gli ecosistemi acquatici, è purtroppo una delle specie di aracnidi a maggior rischio di estinzione in Europa.

Un ragno che "pattina" sull'acqua e va a caccia di pesci

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Il ragno Dolomedes plantarius vive zone umide come stagni, paludi e torbiere

Dolomedes plantarius è un aracnide davvero molto particolare. Originario di buona parte dell'Europa e parte dell'Asia, vive nei pressi di specchi d'acqua ferma, come laghi, stagni, paludi e fossi, evitando fiumi e corsi d'acqua a scorrimento rapido. Il suo legame con l'elemento liquido, non così comune negli aracnidi, è sia il suo punto di forza che la sua più grande debolezza. È talmente specializzato nella vita semi-acquatica, che può "pattinare" sull'acqua e persino immergersi per catturare piccoli pesci o larve di anfibi, da qui il nome pescatore.

Allo stesso tempo, potendo vivere solo nelle zone umide, a causa delle continue bonifiche, dell'inquinamento e dell'approvvigionamento idrico, il suo habitat è sempre più ridotto, alterato e frammentato. E così, fin dal lontano 1996, il ragno pescatore è stato inserito tra le specie in via d'estinzione all'interno della Lista Rossa IUCN, nella categoria "Vulnerabile", diventando sempre più raro in tutto il suo areale, declino che purtroppo continua ancora oggi.

Un ambizioso progetto cominciato 15 anni fa

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Giovani ragni pescatori appena nati

Nel 2010, il ragno pescatore era sull'orlo dell'estinzione anche in Regno Unito, soprattutto sempre a causa della perdita di habitat. Gli ambienti acquatici in cui vive, come le torbiere e le zone paludose, sono infatti sempre più rari e con loro tutte le specie che li abitano. Di fronte a questa minaccia, lo zoo di Chester, in collaborazione con la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), decise quindi di dare il via a un ambizioso progetto di riproduzione in cattività e reintroduzione in natura, fondamentale per salvare questa specie così unica.

Allevare questo aracnide in cattività non stato però semplice. Le sue particolari esigenze ecologiche e di habitat, difficili da riprodurre in un ambiente artificiale, hanno complicato non poco i piani del programma. Lo zoo di Chester ha quindi progettato e ideato una struttura apposita e sicura interamente dedicata all'allevamento e alla cura di questi aracnidi, monitorando attentamente ogni fase del loro sviluppo e riuscendo, alla fine, a far nascere i piccoli ragnetti riproducendo con successo questa specie.

Un ritorno senza precedenti che fa ben sperare

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Stagni, paludi e altre zone umide europee sono sempre più rare e degradate

Una volta perfezionate le tecniche di riproduzione e raggiunta l'eta adulta, negli anni sono state  poi effettuate diverse reintroduzioni in natura di questi ragni, anche grazie alla collaborazione di numerosi altri enti e organizzazioni di tutela ambientale. Dalle appena tre popolazioni rimaste in natura stimate nel 2010, si è passati alle dodici totali di oggi, concentrate soprattutto nelle aree umide protette delle contee di Norfolk e Suffolk, in Inghilterra.

Le popolazioni in natura sono ora autosufficienti e in costante crescita e lo staff dello zoo ha recentemente annunciato il raggiungimento di numeri da record quest'anno. Secondo le ultime stime effettuate dagli esperti, sarebbero ora almeno 10.000 le femmine adulte, numeri impensabili rispetto ad appena 10 anni fa, quando la specie era ormai a un passo dall'estinzione. Questo dato rappresenta un traguardo enorme e un segnale molto positivo per il futuro della specie.

Dove si trova questa specie di ragno in Italia

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Segnalazioni di Dolomedes plantarius. Immagine da Milano et al., 2018

Storicamente, Dolomedes plantarius è stato segnalato in buona parte delle regioni settentrionali, in Sardegna e in Toscana, che rappresentano il limite meridionali europeo per la specie. Tuttavia, buona parte di queste segnalazioni sono vecchie di decenni se non di secoli e si conosce davvero poco del reale status di questa specie nel nostro paese. Ci ha però provato nel 2018 un gruppo di ricercatori italiani, con uno studio pubblicato sulla rivista Fragmenta Entomologica.

Secondo gli autori, la specie è ancora presente soprattutto nelle zone umide di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Di conseguenza, la situazione italiana appare particolarmente critica, a causa dell'isolamento geografico, della ristrettezza dell'areale e dell'incessante perdita e degradazione delle zone umide. A differenza di quanto sta accadendo in Regno Unito, il futuro del ragno pescatore in Italia appare quindi più che mai incerto e appeso a un filo.

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