
I castori sono famosi per essere dei veri e propri "ingegneri ambientali" e sono in grado come nessun altro animale – essere umano escluso – di modificare e modellare paesaggi ed ecosistemi in maniera profonda e quasi permanente. Chi studia questi roditori conosce bene l'impatto positivo che il loro lavoro di costruttori di dighe può avere sulla biodiversità, ma probabilmente lo stiamo capendo davvero solo adesso.
Secondo infatti un nuovo studio dell'Università di Stirling in Scozia, pubblicato recentemente sul Journal of Applied Ecology, i castori sono anche alleati degli insetti impollinatori, come farfalle e sirfidi, fondamentali per la salute degli ecosistemi e dell'agricoltura.
"I castori ricevono sempre molta attenzione, proprio per il loro forte impatto che possono avere su foreste e fiumi", spiega a Fanpage.it Andrea Viviano, ricercatore del CNR-IRET e membro del gruppo di ricerca Rivers with Beavers, non coinvolto nello studio. "Spesso si crede sia un impatto negativo, ma al contrario il castoro rappresenta solamente un elemento positivo per ecosistemi e biodiversità".
Le zone umide create dai castori sono "fabbriche" di biodiversità

I ricercatori dell'Università di Stirling hanno confrontato le zone umide formate naturalmente dai castori quando costruiscono le loro dighe alterando il corso dei fiumi e le hanno poi confrontate con gli stagni costruiti artificialmente dagli esseri umani. L'obiettivo era capire se questi ingegneri ambientali riescono a creare habitat migliori non solo per pesci, anfibi e altre specie acquatiche – come già dimostrato da tempo -, ma anche per gli insetti impollinatori, oggi in grave declino in tutto il mondo.
E i risultati son ostati impressionanti, con +29% di specie di sirfidi, +119% di individui sempre tra i sirfidi e +45% di farfalle nelle zone umide create dai castori rispetto agli stagni artificiali.
I sirfidi sono una famiglia di ditteri – lo stesso gruppo di mosche e zanzare – e vengono spesso scambiati per api o vespe per via dei loro colori aposematici che si sono evoluti proprio per "travestire" queste innocue mosche da pericolosi imenotteri. Sono tra i più importanti impollinatori europei, così come le farfalle, che oltre a essere indicatori dello stato di salute degli habitat, stanno vivendo un periodo critico: l'80% delle specie registra cali numerici o una riduzione delle aree in cui è presente.
Patrick Cook, ricercatore dell'Università di Stirling e primo autore dello studio, spera quindi che questi nuovi dati spingano le istituzioni a considerare le zone umide create dai castori una vera strategia su larga scala per invertire il declino degli impollinatori. "Servono incentivi per i proprietari terrieri – ha spiegato in un comunicato – perché oggi molte sovvenzioni premiano la creazione di stagni artificiali, mentre i castori potrebbero garantire benefici molto superiori, inclusi quelli per l'impollinazione".
Perché i castori aiutano gli insetti impollinatori

Il modo in cui questi roditori aiutano gli impollinatori è presto spiegato: quando costruiscono dighe e modificano il corso dei ruscelli, i castori non si limitano a bloccare l'acqua. Creano ambienti complessi e dinamici come radure, pozze, isolotti, zone d'acqua bassa e sponde fangose. Tutti micro-habitat preziosi e ricchi di fioriture, fondamentali per farfalle, sirfidi e molte altre specie di insetti impollinatori.
Il team ha osservato attentamente questi ambienti in sei diverse sessioni di monitoraggio, da maggio ad agosto, nei paesaggi agricoli del Perthshire, in Scozia, tra i primi paesi a promuoverne la reintroduzione del castoro europeo (Castor fiber) già nel 2009 e ancora oggi tra quelli più attivi con numerosi progetti di rewilding. E oltre a contare le specie presenti, sono state registrate anche le interazioni tra queste e i fiori, per capire non solo chi vive in un habitat, ma anche quale ruolo svolge.
I castori gestiscono gli ecosistemi molto meglio di noi

I castori, insomma, non favoriscono soltanto la biodiversità acquatica – un aspetto già fondamentale – ma anche quella terrestre. Anche qui in Italia il castoro europeo è tornato – anche un po' a sorpresa – solo di recente, in modi diversi e in alcuni casi persino misteriosi. Dopo secoli di assenza, dal 2018 piccoli nuclei si sono spontaneamente insediati in Friuli-Venezia Giulia e in Alto Adige, arrivando probabilmente dalle vicine popolazioni austriache.
Allo stesso tempo, sono ricomparsi un po' dal nulla anche in centro Italia e diversi corsi d'acqua soprattutto tra Toscana, Umbria e Lazio, molto probabilmente in seguito a liberazioni non autorizzate e ancora tutte da chiarire. "C'è molta attenzione sull'eventuale impatto negativo su foreste e fiumi, soprattutto da parte di popolazioni, enti e organizzazioni che vivono o lavorano in questi contesti", spiega ancora Viviano. "Tuttavia, questo presunto impatto negativo non trova riscontro in bibliografia, e anche i nostri studi lo confermano".
Secondo il ricercatore che da anni sta studiando il ritorno del castoro in Italia, gli effetti osservati finora sono tutti positivi: "Il ritorno del castoro rappresenta un elemento di valore per ecosistemi e biodiversità. Il castoro attua una vera e propria ‘gestione gentile' degli ambienti ripariali, al contrario di quella umana che spesso risulta distruttiva. Le sue attività favoriscono il ritorno della biodiversità, creando micro-habitat, spazi, rifugi e risorse per anfibi, pesci, uccelli acquatici, rettili, pipistrelli, invertebrati acquatici e, appunto, impollinatori".
Forse, per invertire il declino di farfalle, sirfidi e altri insetti impollinatori, dovremmo imparare a lasciare un po' più di spazio a chi la natura la sa modellare da milioni di anni.