
Ogni giorno, molti di noi consumano miele senza essere pienamente consapevoli del processo attraverso il quale le api lo producono. Questo straordinario processo non è solo il frutto del lavoro delle api, ma rappresenta anche un esempio di simbiosi tra la natura e gli esseri viventi, che coinvolge una serie di interazioni ecologiche essenziali per la sopravvivenza delle piante e di tutta la biodiversità.
Qual è la differenza tra polline e nettare
Per comprendere appieno il processo di produzione del miele, è necessario effettuare una distinzione fondamentale tra polline e nettare:
- Il polline è una polverina finissima prodotta dai fiori ed è la parte riproduttiva maschile delle piante. Le api lo raccolgono e lo utilizzano per nutrire le larve, impastandolo con miele e saliva al fine di creare il cosiddetto "pane d'api"
- Il nettare, invece, è una sostanza zuccherina che i fiori producono per attrarre le api

Attraverso queste sostanze, i fiori offrono nutrimento alle api e, in cambio, esse favoriscono la loro riproduzione. Questo fenomeno rappresenta un esempio di coevoluzione perfetta, poiché piante e impollinatori si sono reciprocamente influenzati nel corso di milioni di anni.
Come fanno le api a produrre il miele
Il processo di creazione del miele ha inizio quando le api si avventurano alla ricerca del nettare, un compito che spetta esclusivamente alle "bottinatrici", ossia le api operaie incaricate di raccogliere il cibo al di fuori dell'alveare. Una volta individuato il nettare, le bottinatrici lo aspirano utilizzando una particolare lingua a forma di cannuccia, detta ligula. Questo nettare è una miscela composta principalmente da acqua (70-80%), oltre a tre zuccheri (saccarosio, glucosio e fruttosio) e sostanze odorose che aiutano le api a localizzare i fiori.
Per trasformarsi in miele, però, il nettare deve subire un processo di disidratazione e lavorazione che le api iniziano già durante il volo di ritorno all’alveare. In questo frangente, gli enzimi presenti nella saliva dell’ape svolgono una funzione cruciale, decomponendo gli zuccheri complessi in zuccheri più semplici e aumentando l’acidità del nettare, un meccanismo che contribuisce a eliminare eventuali batteri presenti. Questo è il motivo per cui si dice che il miele possieda proprietà antibatteriche.

Una volta arrivate all'alveare, le api bottinatrici rigurgitano il nettare e lo passano bocca per bocca ad altre api operaie. Sebbene possa sembrare strano, masticando il nettare e aggiungendo ulteriori enzimi, ape dopo ape riescono a ridurre progressivamente il contenuto d’acqua, portandolo dal 70-80% iniziale a circa il 18%. Questa riduzione dell'umidità è fondamentale affinché non si sviluppino muffe o batteri, e solo quando il nettare raggiunge questa concentrazione d’acqua il processo può dirsi concluso, con il nettare che si trasforma in un miele stabile e conservabile.
Le api mettono le scorte di miele in "dispensa"
Nonostante la masticazione del nettare riduca in gran parte il contenuto d’acqua, a volte rimane ancora una piccola quantità residua. Per eliminare quest’ultima traccia di umidità, le api mettono in atto un ulteriore straordinario processo. Spingono il miele all’interno delle celle esagonali dei favi, che sono realizzate in cera, e poi si posizionano nei pressi di queste celle. Con il battito delle loro ali, creano una corrente d'aria che favorisce l'evaporazione dell'umidità residua nel nettare, agendo praticamente come una gigantesca asciugatrice naturale.

Quando il livello di umidità del miele raggiunge la concentrazione ottimale, le api sigillano le celle con uno strato di cera, come se stessero chiudendo un barattolo di conserva. In questo modo, il miele viene conservato in una sorta di "dispensa" naturale, protetto e pronto per essere utilizzato come riserva energetica durante i periodi di scarsità di cibo.
L'essere umano "ruba" le scorte di miele delle api
Quando ci appropriamo del miele delle api, ci stiamo appropriando delle loro scorte di cibo. È importante dire, però, che le api, quando sono in buone condizioni, producono una quantità di miele superiore a quella che serve alla colonia per sopravvivere. Questo accade perché le api sono creature previdenti e non amano correre rischi. Tuttavia, è importante sottolineare che, pur avendo un surplus, dobbiamo fare attenzione a non sottrarre loro troppa scorta, per evitare che soffrano o addirittura muoiano di fame durante i periodi di magra.

È proprio in questo contesto che l’etica dell’apicoltura gioca un ruolo fondamentale. L'apicoltura dovrebbe sempre basarsi sul principio di garantire il benessere delle api prima delle nostre necessità di miele come prodotto. Gli apicoltori responsabili monitorano costantemente le scorte di miele, prendendo in considerazione vari fattori, come le condizioni climatiche della regione e altre variabili ambientali, per intervenire tempestivamente, se necessario. Dovrebbe essere sempre così, in modo che le api possano prosperare senza che le nostre esigenze compromettano la loro salute e il loro equilibrio naturale.
I problemi legati alla sostenibilità
Un rilevante problema di sostenibilità relativo alle api riguarda la predominanza delle api mellifere di allevamento, a fronte della quasi totale scomparsa delle api selvatiche. Sebbene l'introduzione delle api mellifere nell'ambiente possa sembrare una soluzione positiva, questa pratica rappresenta un intervento artificiale che altera inevitabilmente l'equilibrio naturale. Infatti, non possiamo comprendere completamente i meccanismi che regolano la popolazione di una specie, e l'introduzione di api di allevamento può provocare una rottura di questo equilibrio.
Inoltre, le pratiche di allevamento delle api mellifere, finalizzate a garantire standard igienico-sanitari e alimentari, comportano l'uso di antiparassitari e trattamenti che non sono presenti per le api selvatiche. Questo rende le api allevate più resistenti a parassiti e malattie, ma svantaggia le api selvatiche, che si trovano in una condizione di inferiorità.

Pertanto, è necessario riflettere attentamente sulla gestione dell'apicoltura, in particolare in contesti ecologicamente fragili, dove l'introduzione di api di allevamento potrebbe esercitare una pressione dannosa sulle popolazioni di api selvatiche. Le problematiche principali derivano dalla competizione per le risorse, in cui le api allevate tendono a prevalere grazie al loro numero superiore, e dalla trasmissione di malattie e parassiti. La coesistenza di api mellifere di allevamento e api selvatiche richiede una gestione molto accurata del territorio, affinché l'ambiente possa supportare una diversità di impollinatori senza compromettere le specie più vulnerabili.