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Chiedono l’elemosina con i cani ma sono vittime di reti criminali: è il racket dell’accattonaggio con gli animali

Poco più che cuccioli e già costretti a stare per ore a restare fermi sotto il sole o al freddo, spesso drogati e talvolta picchiati per farli stare fermi: il racket dell'accattonaggio con cani è sempre più diffuso, come guardie zoofile e associazioni. A perpetrarlo non sono i clochard, ma vere e proprie organizzazioni criminali.

5 Giugno 2025
8:00
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Li si vede nelle giornate di sole, stanziati nelle vie e nelle piazze di passaggio, dove restano seduti a terra per ore con accanto bicchieri di cartone per raccogliere l'elemosina. Uno scenario non inconsueto, se non fosse per la presenza, accanto a queste persone, di cani vittime di maltrattamenti, usati per intenerire i passanti e racimolare denaro.

Una premessa importante: non tutti i clochard che girano con cani al seguito rientrano nella categoria sopra indicata. Per tanti, la maggior parte, gli amici a quattro zampe sono l'unico affetto rimasto e se ne prendono cura nonostante le condizioni di indigenza. Quello che vi stiamo per raccontare è invece un fenomeno sempre più diffuso in tutta Italia: il racket dell'accattonaggio con cani.

Il racket dell'accattonaggio per le vie di Milano

"Negli ultimi 4-5 anni – spiega a Fanpage Fabio D'Aquila, guardia zoofila dell'organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) di Milano – si è diffuso il fenomeno dell'accattonaggio con cane: si tratta di vere e proprie organizzazioni criminali, generalmente provenienti dall'Est Europa. I cani – continua D'Aquila – sono in genere di piccola/media taglia, poco più che cuccioli, e vengono portati in Italia dopo essere stati rubati o appositamente allevati a scopo di accattonaggio. Tutto questo implica ovviamente una serie di reati e illeciti collegati".

La fattispecie principale è il maltrattamento di animali, costretti per ore a restare fermi sotto il sole o al freddo, spesso drogati e talvolta picchiati per tenerli fermi, in una vera e propria  riduzione in schiavitù, come dimostra un'operazione della Polizia di Stato di Milano nel 2021, che ha portato all'arresto di due cittadini bulgari.

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Racket dell’accattonaggio con cani a Milano, 2021. Immagini Polizia di Stato

Gli agenti avevano seguito per settimane un gruppo di persone mentre chiedevano l'elemosina con cani al seguito. Secondo gli accertamenti svolti dai poliziotti, i due soggetti poi arrestati avevano fatto arrivare i propri connazionali a Milano, dopo averli agganciati a Sofia con la prospettiva di un guadagno spartito al 50% tramite l'accattonaggio.

Ma una volta giunti a Milano veniva preso loro sia il totale del denaro ricevuto dai passanti, sia i documenti d'identità. Le accuse mosse ai due organizzatori sono state appunto per maltrattamento di animali e riduzione in schiavitù.

Un'organizzazione simile, su scala però più ampia, è stata intercettata a Torino nel 2023. Qui gli arresti erano scattati per venti persone. La rete criminale era gestita da cinque cittadini romeni e ogni quindici giorni un furgone trasportava persone e cani dalla Romania a Torino e viceversa. Gli animali venivano presi da un allevamento di Piscot e il giro d'affari rendeva tra i 600 e gli 800 euro alla settimana per ogni "mendicante", ciascuno dei quali pagava agli organizzatori 1.600 euro per il viaggio.

In giro per Milano: storie di vita in strada di persone e cani

Sebbene, come denunciano associazioni e guardie zoofile, il fenomeno sia in costante aumento, non è facile risalire ai vertici di queste reti: "La difficoltà – chiarisce D'Aquila – è che la maggior parte dei mendicanti con cani risultano avere come a norma di legge i documenti dell'animale. Questo perché in alcuni Paesi il passaporto è facilmente reperibile anche da un veterinario comune, a differenza che in Italia, dove si deve passare dagli enti pubblici territoriali per i servizi sanitari. Di conseguenza è più facile che vengano prodotti dei passaporti falsi o magari con bollini di vaccinazioni che però non sono state inoculate davvero. Ai nostri occhi sono cani "in regola" anche quando non è così e non possiamo intervenire".

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Oipa, così come altre associazioni ed enti del territorio compresa la polizia locale, eseguono periodicamente giri di ispezione nelle vie più battute di Milano. Siamo andati con le loro guardie zoofile per capire come funziona il monitoraggio del territorio.

La prima tappa della mattinata è in corso San Gottardo, non distante dalla stazione di Porta Genova: "Le segnalazioni – spiega Fabio D'Aquila, affiancato dalla collega Veronica Salerni – ci arrivano dai cittadini e dalle associazioni: quando vedono un cane che sembra sofferente ci mandano una foto e ci indicano la zona dove trovarlo".

La segnalazione, in questo caso, riguarda un meticcio di piccola taglia, accovacciato accanto a una donna in cerca di elemosina davanti a una farmacia. Le guardie zoofile le chiedono i documenti, che lei prontamente esibisce. "Sembra tutto in regola – dice D'Aquila – ma non lo potremo mai sapere con esattezza, visto che si tratta di un passaporto straniero". E in effetti la donna, quando le viene chiesto da quanto tempo è in Italia, alza il pollice e l'indice della mano "Due giorni".

La seconda segnalazione ci porta alla stazione Cadorna, nell'atrio della metropolitana, ma qui non troviamo tracce di cane e mendicante: "Si spostano spesso – spiegano le guardie zoofile – a volte restano in Italia solo qualche settimana".

Via allora verso viale Montenero, dove davanti al supermercato è seduto un ragazzo che quando ci vede arrivare si copre il volto con il cappuccio: "Lo conosciamo – sorridono le guardie – è in regola ma un po' schivo". Lo salutano e spiegano: "Abbiamo creato una mappa del territorio, individuando le situazioni di accattonaggio per monitorare quelle sospette. Ogni cane che incontriamo per strada viene fotografato e controllato con la rilevazione del microchip. Prima giravamo solo le vie del centro, adesso ci stiamo spostando anche in periferia, vista la diffusione del fenomeno".

In caso di irregolarità – come la mancanza di microchip, le vaccinazioni mancanti o cani con meno di 12 mesi – il sequestro del cane, eseguito dalle guardie zoofile, resta un atto amministrativo e a discrezione degli operatori sul campo: "Per ogni situazione – precisano – a prescindere dal racket, valutiamo pro e contro del sequestro, mettendo in primo piano il benessere dell'animale e il rapporto con la persona che se ne dovrebbe prendere cura".

La seconda vita di Prue

Quando i cani vengono sequestrati, passano prima dal canile sanitario e successivamente arrivano al parco canile, dove sono seguiti da educatori in attesa dell'affido a nuove famiglie. La cagnolina Prue, sequestrata al racket dell'accattonaggio, ha avuto una seconda possibilità.

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"Prue aveva quattro anni quando l'ho adottata – ci racconta Paola Fossati, che oltre a essere una veterinaria è Garante per la Tutela degli animali per Comune e Università di Milano – è rimasta con me fino a compierne quasi 16. Un giorno in cui dovevo portare gli studenti a vedere come funziona la vita in canile, c'era questo box 29, me lo ricordo, con questa cagnolina con una gran voglia di uscire da lì. Cercava di aggrapparsi alla rete, di attirare la nostra attenzione. E effettivamente con me c'è riuscita".

"Mi ricordo ancora il giorno in cui sono andata a prenderla – continua Fossati -. Appena è uscita dal box si è messa a correre, per quanto poteva, in maniera quasi commovente. Mi avevano spiegato da dove veniva, era usata per l'accattonaggio e l'hanno trovata in una condizione fisica pessima. È stata sicuramente esercitata su di lei una violenza di qualche tipo, anche perché ci siamo accorti che aveva gli esiti di una frattura costale, probabilmente legata a un calcio".

"E in effetti – ragiona Fossati – può darsi che la sua diffidenza iniziale fosse legata anche a quello. I primi tempi avevo l'impressione che non riuscisse a fidarsi, sembrava un ospite in casa ed era completamente succube in tutto, poi è diventata parte della famiglia e mi ha regalato tantissimo affetto".

Clochard e amici a quattro zampe: quando la relazione con l'animale è tutto

Come anticipato, è importante non generalizzare un fenomeno criminale crescente ma circoscritto con tutte le persone che vivono per strada insieme ai loro amici a quattro zampe. A loro si rivolge l'associazione Save the dogs and Other Animals, offrendo aiuto per la cura e la gestione dei cani.

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L’associazione Save the dogs a Milano

Siamo andati a trovare gli operatori che monitorano le strade alla stazione Certosa di Milano, durante una delle serate in cui vengono allestiti punti aiuto per senzatetto e indigenti. "Il progetto – ci spiega Alessandra Calafà, coordinatrice della sede di Milano dell'organizzazione – si chiama “Amici di strada compagni di vita”: ci occupiamo di dare assistenza veterinaria di base alle persone senza fissa dimora o a basso reddito: forniamo anche cibo e tutto quello che serve. Abbiamo mediamente otto uscite al mese e le persone che partecipano al nostro programma firmano un accordo in cui si impegnano, tra le altre cose, a non fare accattonaggio".

"Con l'esperienza delle colleghe e dei colleghi che vivono quotidianamente la relazione con i nostri utenti – continua Calafà – capiamo se c'è del dolo o se c'è veramente amore. Spesso entriamo a contatto con una sofferenza ed è una sofferenza amplificata perché al dolore delle persone si somma il dolore degli animali".

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Filippo e Joy

Tra i nuovi utenti che si sono rivolti a Save the dogs, vediamo arrivare Filippo, che ha appena compilato tutta la modulistica richiesta dall'associazione e accarezza la sua Joy, una cagnolona dal pelo color crema, intenta a mordicchiare i lacci dello zaino di Filippo. "Lei – ci racconta Filippo indicando Joy – ha otto mesi e vive con me da quando ne aveva tre. Abbiamo quasi sempre vissuto per strada insieme ed è come una figlia per me".

"Certo – ammette Filippo – è una bella cagnolina, quindi la gente si avvicina e magari mi chiede se voglio qualcosa, ma io penso sempre prima a lei e chiedo se vanno al supermercato a comprarmi un sacchetto di croccantini. Lei non può procurarsi il cibo da sola, sono io a doverci pensare, esattamente come con una figlia".

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