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6 Luglio 2025
10:48

Chi era e come salvava vite umane Bruno, il cane eroe ucciso con wurstel e chiodi: indaga la procura

Il Bloodhound Bruno, il cane dell’Unità cinofila di Taranto ucciso da un un wurstel farcito di chiodi, aveva 7 anni e come cane molecolare era riuscito a far tornare a casa 9 persone, tra cui un 84enne a Montalbano Jonico.

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Bruno non era un cane qualunque, era un eroe. Come cane molecolare dell'Unità cinofila dell’Endas di Taranto, il Bloodhound specializzato nella ricerca di persone disperse aveva contribuito a riportare a casa nove esseri umani. Eppure, è morto nel modo più crudele che si possa immaginare, ucciso da una polpetta di wurstel imbottita di chiodi. È stato il suo umano Arcangelo Caressa a denunciare la morte del suo amato Bruno e la notizia ha colpito profondamente non solo il mondo della cinofilia.

Bruno si era infatti distinto per il suo lavoro nella ricerca e nel salvataggio di vite umane e per i suoi preziosi servizi era stato più volte premiato. Anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo aveva citato tra i cani eroi d'Italia, in una delle giornate dedicate alla Protezione Civile. Eppure, proprio uno dei quegli esseri umani che Bruno contribuiva a salvare, lo ha ucciso in uno dei modi più atroci possibili, privando Arcangelo Caressa del suo amato compagno di vita.

Sette anni di fiuto e coraggio: le imprese di Bruno

Aveva solo sette anni, Bruno. Un'età in cui un cane molecolare è ancora pienamente operativo, al massimo della sua capacità olfattiva. Il suo curriculum era impressionante: aveva partecipato a numerose operazioni di ricerca e soccorso, collaborando con le forze dell'ordine e la Protezione Civile in tutta Italia. Nove le persone disperse ritrovate grazie al suo naso. Tra le sue imprese più note, quella che ha commosso un intero paese: nel 2021, a Montalbano Jonico, in Basilicata, un uomo di 84 anni di nome Benito era scomparso da tre giorni.

Le ricerche sembravano non portare a nulla, finché Bruno, seguendo una traccia invisibile per i nostri sensi, ha indicato con insistenza un punto preciso nella boscaglia. Lì, in difficoltà ma vivo, c'era Benito, confuso, ma salvo. Senza il fiuto infallibile di Bruno, probabilmente non ce l'avrebbe fatta. Il suo umano, affranto, ha infatti ribadito quanto quanto ci mancherà il suo prezioso lavoro: "Hai lottano per una vita intera ad aiutare l'essere umano, e lo stesso umano ti ha fatto questo. Quando un vostro parente avrà bisogno di Bruno, lui non ci sarà".

Cani molecolari: i supereroi silenziosi che salvano vite umane

Bruno era un cane molecolare. Una definizione che può sembrare un po' tecnica, ma che dietro nasconde una vera e propria specializzazione "professionale". I cani molecolari sono addestrati per seguire odori specifici, anche a distanza di giorni e anche in ambienti complessi. Il loro fiuto non si limita a percepire la presenza umana, ma riescono a isolare e seguire la "firma olfattiva" di una singola persona, anche in mezzo a mille altri odori.

Questi cani vengono impiegati in casi di scomparsa, disastri naturali, frane, valanghe, o nelle operazioni di ricerca in zone impervie. Lavorano fianco a fianco con i loro conduttori, formando un binomio inscindibile basato su fiducia, sintonia e allenamento costante. Non è un lavoro che si improvvisa e l'addestramento inizia da cuccioli e continua per tutta la vita operativa del cane. Serve pazienza, competenza e una profonda comprensione del linguaggio canino. Ogni segnale, ogni cambio di passo o di direzione può essere una traccia preziosa.

Ma al di là delle tecniche e dell'addestramento, ciò che distingue questi cani sono le loro motivazioni: il desiderio di collaborare, di fare squadra, di "giocare", perché per loro il lavoro di ricerca è vissuto dal cane come una vera attività ludica, premiata dall'interazione e dal momento di condivisione con il proprio umano. Proprio per questo, ci sono alcune razze che, esattamente come Bruno, sono più predisposte di altre per questo lavoro.

Bloodhound: il detective dal fiuto eccezionale

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Bruno era un Bloodhound, una delle razze più famose per il loro fiuto

Bruno era infatti un Bloodhound, una razza forse ancora poco conosciuta in Italia, ma leggendaria nel mondo della cinofilia da lavoro. Originario del Belgio e selezionato successivamente soprattutto in Inghilterra, il Bloodhound è il segugio per eccellenza. Il suo naso è considerato tra i più potenti in assoluto ed è capace di rilevare e seguire un odore umano anche dopo giorni e su distanze impressionanti. Ma il Bloodhound non è solo fiuto e lavoro. È anche sensibilità, dolcezza, testardaggine e determinazione.

Ha un’espressione quasi malinconica, orecchie lunghissime e pelle floscia che lo fa sembrare sempre un po' stanco. È famoso anche per la sua riflessività e la sua lentezza, ma appena si mette al lavoro, cambia tutto: si concentra, si attiva, diventa un segugio instancabile, incollato alla traccia come se nulla al mondo potesse distrarlo. Proprio per queste sue doti, è stato impiegato per secoli nella ricerca di fuggitivi, nella caccia grossa e oggi sempre più spesso nelle operazioni di soccorso e nelle indagini forensi.

Bruno incarnava tutto ciò che il Bloodhound rappresenta: fiuto, dedizione, affiliazione. E con lui, se ne va non solo un cane, ma un patrimonio di esperienza e umanità e, soprattutto, un compagno di vita per Caressa e per chi lo aveva conosciuto davvero. La Procura di Taranto ha nel frattempo aperto un fascicolo per fare luce sulla sua morte e al momento la Polizia sta indagando per identificare i responsabili di questo gesto atroce.

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