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Abbandonare un cane è un gesto orribile e ogni estate, puntualmente, vediamo campagne contro l'abbandono per convincere chi sta per farlo a non procedere a questo vile atto. Non c'è dubbio che siamo tutti d'accordo che bisogna fermare queste persone ma c'è una domanda da porsi: come staranno poi quegli animali rimanendo all'interno di contesti familiari che se ne sarebbero voluti disfare?
Sicuramente non bene. Eppure vogliamo che lì restino, insieme ai loro aguzzini o, "bene" che gli va, a individui che di certo non li considerano parte della famiglia visto che sono pronti a buttarli come oggetti che non servono più e che come tali continueranno a trattarli qualora si facciano davvero spaventare dal recente inasprimento delle pene anche per chi compie il reato di abbandono.
Ecco, siamo concentrati sul dato di fatto che l'abbandono sia un orrore – perché tale è, sia chiaro – da aver ritenuto a livello governativo che fosse necessario fare una legge ancora più punitiva per chi lo mette in atto, in modo tale che non proceda ma non perché "pentito" o capace a un certo punto di redimersi ma perché spaventato dalla punizione che lo Stato commina.
La nostra prospettiva, però, non tiene appunto conto del destino a cui condanniamo quel cane che, per certi versi, di certo non può definirsi migliore rispetto a quello di finire in canile. Non c'è un "meglio" o un "peggio" infatti confrontando le due ipotesi: rimanere con chi non ti ama e rispetta in fondo non è molto diverso dall'essere condannato a un "fine pena mai" dietro un box se non c'è qualcuno che poi ti adotta.
Il destino dei cani abbandonati o che non vengono abbandonati per paura di sanzioni e anche carcere qualora il cane poi provochi un incidente stradale è comunque infame: bisogna ammetterlo senza ipocrisia. Per fermare gli abbandonatori ci concentriamo su di loro alla fine e non su quello che prova l'animale che rimarrà in un contesto in cui, in buona sostanza, nessuno lo vuole.
L'argomento è scomodo, sicuramente, e non si sta dicendo che l'abbandono non vada punito, anzi. Bisogna continuare con la deterrenza e ben vengano leggi che prevedono sanzioni e carcere come è stato fatto, ma ciò che continua a non essere concepito è un lavoro di prevenzione che passa solo attraverso l'educazione dell'uomo alla relazione con l'altro animale con percorsi multi settoriali di informazione e divulgazione – dalle scuole ai media – che portino a far sì che quel cane che oggi viene abbandonato domani non potrà mai trovarsi in questa situazione perché non è proprio finito nelle mani di chi è capace di compiere un'azione del genere.
Pensando proprio alla nuova legge sul maltrattamento degli animali, sarebbe stato utile e appunto preventivo ad esempio dare la possibilità di far accedere allevatori, lavoratori di canili pubblici e privati e professionisti legati al mondo delle adozioni e della cinofilia a un data base nazionale in cui vi è una "black list" non di cani "potenzialmente pericolosi" ma, invertendo la visione, di persone che hanno profili devianti relativi a maltrattamento o abbandono di animali. Ancora, se ci si concentrasse sull'educazione iniziando proprio nella aule del Belpaese andremmo a "colpire" un target fondamentale: i bambini e i giovani che spesso salgono agli onori della cronaca per comportamenti malsani nei confronti delle altre specie ma che invece, mediamente, hanno una sensibilità molto più sviluppata degli adulti e su cui bisognerebbe appunto investire.
Nell'anno 2025 dopo Cristo, invece, ci ritroviamo nell'ennesima estate in cui è necessario sensibilizzare contro questo orribile fenomeno che continua a non essere debellato e già questa evidente considerazione dovrebbe farci comprendere che è arrivato il momento di cambiare prospettiva o, almeno, di essere meno ipocriti.
Chiedere a chi ha deciso di abbandonare quello che dovrebbe essere a tutti gli effetti un membro della famiglia è già di per sé un ossimoro. Ci si rivolge, ribadiamolo, a persone che non si fanno di certo fermare da una campagna di sensibilizzazione in un momento poi della loro vita in cui l'animale non ha alcun valore affettivo (qualora lo abbia mai avuto…) ma anzi rappresenta una grana anche solo perché "bisogna andare in vacanza". Indurli a "tenersi il problema" dunque a fronte di una minaccia, come sono le leggi strettamente punitive e non educative come quella in vigore dal 1 luglio 2025, condanna però quel cane a un'indegna esistenza in un contesto che non lo vuole e che, probabilmente, lo vedrà sempre di più come un nemico tra le mura domestiche.
Ai cani che non vengono abbandonati per paura di essere puniti, fondamentalmente, dovremmo riservare un'attenzione diversa, mentre attuando una strategia solo punitiva li stiamo solo allontanando dalla nostra vista e, automaticamente, anche dal nostro cuore.
Un po' quello che succede, del resto, ai cani reclusi in canile e prelevati dal territorio o in generale abbandonati dai loro detentori in strutture che, non a caso, sono sempre lontane dai centri cittadini e non di certo o non solo per preservare la tranquillità degli animali ma principalmente per non disturbare la cittadinanza dal suono degli abbai e dei latrati. Nelle prigioni che abbiamo costruito per i cani però, e chi ci lavora e chi le frequenta per portare un minimo sollievo agli ospiti forzati che vivono lì lo sa bene, spesso cala un silenzio tombale che è il simbolo della tristezza che attanaglia animali sociali privati della libertà o del valore in cui credevano di più: la fiducia nei confronti di chi li aveva presi con sé.
Questo Paese ha voluto inserire nella Costituzione l'obbligo di tutelare il benessere animale che non è solo una questione di salute fisica ma anche psichica. Ancora una volta la grande sfida, così, rimane riuscire a invertire il punto di vista e pensare a ciò che è davvero un bene per l'altra specie. Aver modificato il titolo IX bis del Codice penale da "Dei delitti contro il sentimento per gli animali" a"Dei delitti contro gli animali", altrimenti, rimarrà lettera morta e puramente simbolica se non corrisponde a una vera presa di coscienza sull'alterità degli altri esseri viventi.