
Si fa presto a parlare di canili e rifugi. Questi termini, talvolta sovrapposti, nel linguaggio comune indicano invece strutture diverse. In comune hanno però la missione: quella di accogliere temporaneamente i cani randagi e vaganti del territorio.
Secondo il rapporto Animali in Città di Legambiente, nel 2023 sono stati segnalati 85.000 cani abbandonati, con un incremento dell'8,6 % rispetto al 2022, mentre la stima dei cani randagi è di circa 358mila individui. Questi dati possono fornire un idea del peso che grava sulle strutture di accoglienza per cani come sono appunto i canili e i rifugi. Solitamente si tende a pensare che il canile sia pubblico o convenzionato, gestito quindi dai Comuni con il supporto delle associazioni che vincono le gare di appalto; e i rifugi siano privati, e amministrati dalle associazioni attraverso raccolte fondi e donazioni. In realtà, questa distinzione non esiste a livello normativo nazionale, dove invece si distingue il canile sanitario dal canile rifugio.
Cos'è e come funziona un canile
La distinzione tra canile e rifugio è convenzionale. Di fatto, la normativa nazionale riconosce due strutture di ricovero: il canile sanitario, che è una componente obbligatoria nelle strutture comunali che gestiscono animali vaganti. Qui arrivano i cani in degenza obbligata, vittime di incidenti, sottoposti a quarantena o a un periodo di osservazione dopo l'accalappio o l'eventuale sequestro. È in questa fase che i veterinari effettuano gli esami e identificano l'animale tramite microchip.
Se il cane è in banca dati viene restituito al suo umano utilizzando i dati anagrafici presenti nel database, altrimenti, al termine del periodo di osservazione sanitaria, viene trasferito nel canile rifugio, dove è destinato a restare fino all'adozione o alla reimmissione sul territorio, cosa che avviene spesso con i cani di quartiere.
Negli enti privati che gestiscono i canili convenzionati questa separazione tra sanitario e rifugio non è richiesta dalla legge e non è sempre realizzata. Lo è solo se l’ente vuole partecipare a un appalto pubblico o convenzionarsi con un Comune.
Il canile sanitario è quindi il primissimo approdo per i cani randagi e vaganti. Solo una volta trascorso il periodo di osservazione vengono trasferiti nel rifugio vero e proprio dove inizia il resto della loro vita. I cani che entrano in canile, infatti, hanno pochissime probabilità di essere adottati e uscire, la maggior parte trascorre l'intera esistenza in box.
Cos'è e come funziona un rifugio
Il rifugio, nel linguaggio corrente, è la struttura che accoglie cani abbandonati, randagi e vaganti, con l’obiettivo ultimo di favorirne. A differenza delle pensioni per cani, che sono attività commerciali e offrono uno stallo a pagamento, i rifugi non hanno scopo di lucro e sopravvivono grazie alle donazioni dei privati, al volontariato e, in alcuni casi, alle convenzioni con enti pubblici.
Alcune Regioni indicano formalmente una pluralità di strutture per animali d’affezione: in Lombardia, per esempio, sono elencate otto tipologie distinte: canile sanitario, rifugio, struttura zoofila, pensione, struttura amatoriale, struttura commerciale, asilo per cani. Ognuna con una normativa specifica per l’autorizzazione e le caratteristiche funzionali. In altre Regioni, invece, non è stata operata una distinzione netta, limitandosi soltanto a differenziare il canile comunale da quello privato o convenzionato. In Campania, ad esempio, non esiste una legge regionale che distingua i rifugi dai canili: si parla solo di canili pubblici e privati.
Questa eterogenità è possibile perché non esiste una normativa univoca a livello nazionale, e in generale la cura degli animali del territorio è rimessa alla responsabilità delle amministrazioni locali – Comuni e Regioni – che se ne occupano attraverso le proprie norme e regolamenti. Alcune di queste, più avanzate richiedono espressamente che i rifugi abbiano spazi per la socializzazione, zone dedicate a isolare animali malati, recinzioni adeguate e rispetto dei limiti numerici.
Differenze e analogie
Tra canile e rifugio esistono differenze di funzione, gestione, norme applicabili e finalità. Il canile sanitario è una tappa obbligata per legge nelle strutture pubbliche per gestire i nuovi arrivi e garantire l’accertamento sanitario e l’identificazione, mentre il rifugio è il luogo dove chi non viene reclamato può restare, con l’obiettivo di trovare una via d’uscita tramite l’adozione. Nel linguaggio comune, però, queste differenze si appiattiscono: la struttura pubblica viene chiamata “canile”, mentre le realtà associative non profit vengono definite “rifugio”, anche se in termini giuridici non sempre la distinzione è netta.
Una analogia significativa è che entrambe le strutture devono rispettare requisiti sanitari, igienico-ambientali, capacità di stallo e regole di manutenzione, per garantire il benessere degli animali ospitati. La legge quadro 281 del 1991 impone che i Comuni provvedano al risanamento dei canili e alla costruzione di strutture di ricovero e custodia in aree idonee.
Un’altra differenza è che il canile pubblico è finanziato dal Comune, mentre il rifugio sopravvive grazie al sostegno della comunità, donazioni e attività di raccolta fondi. Infine, se un ente privato vuole collaborare con un Comune e partecipare a un appalto, deve spesso adeguarsi alle stesse procedure richieste ai canili pubblici, inclusa la presenza di una componente sanitaria.