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In un modo o nell'altro tutti sappiamo quanto può essere profonda, bidirezionale e reciprocamente consapevole la relazione tra un essere umano e un cane o un gatto. Sono infatti soprattutto loro i protagonisti indiscussi del rapporto tra la nostra e le altre specie. Eppure, la lunga e intricata storia della domesticazione e del legame tra umani e animali è molto più ampia e sfaccettata.
Esistono infatti tante altre specie domestiche che, sebbene vengano ancora considerate animali da "reddito" o da allevamento per carne, latte o lana, sono altrettanto in grado di instaurare relazioni profonde, affettive e consapevoli con noi umani. Parliamo di capre che si legano a noi come un cane, maiali che sono in grado di riconoscere il loro nome, mucche che scelgono il proprio umano preferito e di pecore che riconoscono e memorizzano decine di volti umani.
Questi e tanti altri sono tutti animali domestici, un termine spesso abusato e che non si riferisce semplicemente a un animale che viene allevato o tenuto in casa. Una specie domestica è infatti un animale che, attraverso secoli o addirittura millenni di selezione e convivenza con l'essere umano, ha subito cambiamenti genetici, comportamentali e morfologici tali da staccarsi dal proprio antenato selvatico per adattarsi alla vita accanto a noi. Ma la domesticazione non è solo una questione di selezione e allevamento: è anche una storia di emozioni condivise.
Quali sono gli animali domestici che possono affezionarsi all'uomo?

Chi studia il comportamento animale sa bene che non occorre necessariamente essere un cane per potersi legare agli esseri umani. Certo, la socialità, la storia e le altre caratteristiche ereditate dal lupo hanno reso il cane il miglior amico indiscusso degli esseri umani, ma poteva anche andare diversamente. Molte altre specie domestiche, anche quelle spesso relegate a ruoli produttivi o di lavoro, possiedono capacità e competenze simili per potersi in un certo senso legare e affezionare a un essere umano, se gliene diamo la possibilità.
Le capre, per esempio, sono animali incredibilmente intelligenti e curiosi, dotati di una socialità altrettanto spiccata. In uno studio pubblicato su Biology Letters nel 2016 è stato infatti dimostrato che cercano attivamente il contatto visivo con un essere umano per chiedere aiuto, un comportamento considerato sintomo di una comunicazione sociale molto simile a quella dei cani. Soprattutto in passato, del resto, gli allevatori hanno spesso notato questa spiccata predisposizione a legarsi anche con altri animali, come cavalli o asini.
Anche i maiali sono in realtà tra gli animali più intelligenti e in certo senso "affettuosi". Sanno riconoscere il proprio nome, rispondono ai richiami, sono capaci di esprimere preferenze sociali e persino empatia verso gli altri. Uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista Animals e condotto dall'Università di Pisa ha per esempio dimostrato che i maiali cresciuti in ambienti arricchiti e in contatto con le persone sviluppano comportamenti affiliativi molto simili a quelli degli animali da compagnia più tradizionali.
Le pecore, fin troppo spesso sottovalutate, hanno un'intelligenza sociale altrettanto sorprendente. Alcuni condotti all'Università di Cambridge hanno infatti dimostrato che possono riconoscere i volti umani con un'accuratezza paragonabile a quella dei primati. Ricordano decine di volti, anche per anni, e mostrano una certa preferenza per alcune persone. Non sono da meno i bovini, che instaurano legami duraturi tra loro e con le persone e così come altre specie domestiche come cavalli, asini e polli, perché tutti questi animali hanno una cosa in comune.
Perché queste specie possono sviluppare attaccamento all'uomo?

La capacità di riuscire a legare in maniera profonda con al nostra specie non è un'abilità universale né distribuita equamente tra gli altri animali. È strettamente legata a una caratteristica evolutiva fondamentale: la socialità. Gli animali che vivono naturalmente in gruppo – come capre, pecore, bovini e maiali – sono biologicamente "programmati" a interagire, a comunicare, a cooperare, e soprattutto a riconoscere ruoli e relazioni all'interno di un sistema di reti sociale più o meno complesso a seconda della specie.
Ma chi più chi meno, tutti questi animali hanno sviluppato nel tempo un set di abilità cognitive e sociali che permette loro di riconoscere e interpretare segnali sociali, creare legami affettivi e riconoscere altri membri del gruppo. Una capra, una pecora o una mucca deve saper riconoscere un estraneo da un amico, un membro del proprio gruppo, da una possibile minaccia. Milioni di anni di evoluzione hanno quindi dato a questi animali gli strumenti per poterlo fare, cosa che per esempio gli animali solitari, non hanno. Perché non gli "serve".
Noi esseri umani possiamo inserirci all'interno di queste dinamiche, diventando a tutti gli effetti un partner sociale. Con la domesticazione, abbiamo poi "potenziato" queste capacità, assumendo un ruolo simile a quello di un "compagno di branco", una figura riconoscibile, amica e, spesso, leader. Molti studiosi, infatti, sottolineano come la "domesticabilità" di una specie sia sta proprio favorita da fattori come la socialità. Gli animali che vivono in gruppo sono meno territoriali, più docili e disposti a riconoscere altri individui, inclusi gli esseri umani.
Come fanno gli animali domestici a riconoscerci?

Quasi tutte le specie domestiche sono quindi animali naturalmente sociali, abituati a vivere in gruppo e a muoversi all'interno di intricate reti fatte di interazioni e legami con altri individui. Ogni specie ha naturalmente un modo tutto suo di percepire e interpretare il mondo. Così come noi abbiamo imparato a distinguere il miagolio del nostro gatto dalla richiesta del nostro cane di uscire, anche gli altri animali imparano a riconoscerci attraverso una combinazione di abilità e strumenti sensoriali diversi.
Il maiale, per esempio, sfrutta soprattutto l'olfatto e la comunicazione vocale, sia tra propri simili che con le persone. Le capre possono invece imparare a distinguere il tono della nostra voce riconoscendo anche le emozioni umane, come ha dimostrato uno studio pubblicato nel 2024 su Animal Behaviour. Le pecore – come già accennato – sono invece vere e proprie maestre del riconoscimento facciale e sono in grado di riconoscere e discriminare i volti amici da quelli sconosciuti.
In un modo o nell'altro, quasi tutti gli animali domestici sono in grado di riconoscere altri individui, siano essi proprio simili oppure no. Si tratta infatti di un'abilità indispensabile per un animale sociale: permette di mantenere legami, evitare conflitti e riconoscere potenziali alleati o minacce. Quando queste capacità vengono poi "applicate" a noi umani, il risultato è una relazione profonda, fatta anche di preferenze e "affetto", proprio come avviene tra membri della stessa specie.
Alcuni animali imparano poi anche a reagire al nostro linguaggio del corpo, alle nostre espressioni facciali e persino al nostro umore. Sono capaci di leggere le nostre intenzioni e, in certi casi, di consolarci nei momenti difficili. Capre, maiali, pecore, mucche e tante altre specie domestiche non sono solo "risorse" o animali "da cortile", ma individui senzienti capaci di provare emozioni, empatia e, in molti casi, "affetto". Dipende solo da noi riuscire a guardarli con occhi diversi e, soprattutto, dare anche a loro la possibilità di poterlo dimostrare.