
Il 15 febbraio del 2025 ad Acerra, nel Napoletano, si è consumata una terribile tragedia. Una bimba di nove mesi è morta dopo essere stata morsa da Tyson, il Pitbull di famiglia. Quell'evento tragico aveva scatenato una ridda di ipotesi e fake news, potenziate dalla viralità di alcuni post sui social in cui erano apparse immagini false e testimonianze non corrispondenti alla realtà riportate anche da alcuni media.
Ora che gli esiti dell'autopsia sul cadavere della piccola vittima sono stati consegnati alla Procura, Orlando Paciello, il veterinario forense che ha collaborato con il medico legale Maurizio Saliva, spiega a Kodami cosa è accaduto realmente, secondo le analisi che sono state fatte per accertare la verità.
Professore, come è morta la bimba?
Siamo di fronte a una tragedia che ha colpito tutti profondamente. Dalle analisi medico-legali e medico veterinario forensi integrate è emerso che la piccola è deceduta a causa di gravi lesioni al collo provocate dal cane. Le ferite hanno determinato un quadro lesivo acuto, purtroppo incompatibile con la sopravvivenza.
Come possiamo spiegare il comportamento del cane? Possiamo dire che non si è trattato di un’aggressione?
La definizione del comportamento richiede molta prudenza: non possiamo attribuire intenzioni umane agli animali. Quello che possiamo dire è che non ci sono segni di un attacco prolungato o di una volontà predatoria. La dinamica somiglia di più a una reazione improvvisa, incontrollata, scatenata forse da un movimento o da un pianto, come può accadere purtroppo in rare condizioni di forte eccitazione o confusione dell’animale. Non possiamo affermare che si trattasse di un “morso educativo” o “per calmare la bimba”: queste sono categorie antropocentriche. Possiamo solo dire che non vi sono elementi che supportino un attacco ripetuto o una volontà predatoria.
Si è parlato tanto delle pulizie fatte dai familiari sulla scena del crimine: davvero è andata così? E se sì: avrebbe potuto inficiare il vostro lavoro?
Come spesso accade in situazioni drammatiche, i familiari possono compiere azioni istintive nel tentativo di soccorrere la vittima. Ciò può determinare una parziale alterazione della scena, ma in questo caso il materiale biologico utile è stato comunque rinvenuto e repertato correttamente. Grazie alle analisi genetiche e al lavoro congiunto delle forze dell’ordine, dei medici legali e dei medici veterinari forensi, la ricostruzione tecnico-scientifica non è stata compromessa.
La bimba aveva altri traumi dovuti ad esempio a una caduta o precedenti all'evento?
Non sono emersi altri traumi significativi antecedenti all’evento. Le lesioni riscontrate sono tutte riconducibili all’unico episodio oggetto di indagine. Non vi sono evidenze che indichino dinamiche diverse da quelle ricostruite attraverso le indagini tecnico-scientifiche.
Un intervento più tempestivo avrebbe potuto salvarla?
Quando accade qualcosa di così terribile, è naturale chiedersi se un minuto in più o in meno avrebbe cambiato tutto. Purtroppo, però, le lesioni erano gravi e immediatamente fatali. Non è possibile dire che un intervento più rapido avrebbe potuto salvarla. È un pensiero doloroso, ma scientificamente questa è la verità.
Come si arriva a capire la dinamica? Quali indagini vengono svolte?
La ricostruzione della dinamica avviene combinando autopsia e analisi medico-legali, studio morfologico delle lesioni, analisi genetiche forensi (DNA umano e animale), confronto odontometrico tra le caratteristiche del morso e la dentatura del cane, valutazioni medico veterinarie forensi ed etologiche, esame di tutte le informazioni fornite dagli inquirenti. È un processo multidisciplinare che consente di arrivare a conclusioni solide e supportate da dati oggettivi.
Com’è il lavoro congiunto tra medico legale e veterinario forense?
È un lavoro di squadra, e in casi così complessi è l’unico modo per arrivare alla verità. Il medico legale umano analizza la vittima, mentre il medico veterinario forense valuta l’animale, il tipo di morso e i meccanismi lesivi. Con tutti i professionisti coinvolti in questo caso abbiamo operato in piena sinergia, unendo competenze diverse per ricostruire ciò che è realmente accaduto.
Quanto è importante il ruolo del medico veterinario forense per evitare che l’animale venga indicato come "colpevole"?
È essenziale. Il compito della medicina veterinaria forense è accertare i fatti, non attribuire colpe. In molti casi il nostro lavoro permette di distinguere una vera aggressione da altri meccanismi lesivi, capire se l’animale abbia agito per stimolo, paura o per il contesto in cui si trovava. Serve inoltre per evitare interpretazioni emotive o affrettate. L’obiettivo è la tutela della verità, non la colpevolizzazione dell’animale.
Cosa succederà ora al cane secondo lei?
La decisione finale spetta alle autorità competenti sulla base della valutazione comportamentale e del quadro probatorio. In genere vengono considerati il comportamento dell’animale, il contesto ambientale, la possibilità di gestione in sicurezza e eventuali precedenti. Non spetta ai periti indicare la sorte dell’animale, ma fornire elementi tecnici che aiutino l’autorità giudiziaria a decidere.