
Quella che la politica e parte della società civile stanno perpetrando nei confronti del lupo è una vera e propria "guerra alla biodiversità". È la denuncia del WWF Italia dopo gli abbattimenti legali di due lupi e il bracconaggio nei confronti di altri 7.
"La guerra alla biodiversità portata avanti da certa politica, come ci confermano i provvedimenti proposti o adottati negli ultimi mesi (dal declassamento del lupo, fino al DDL Montagna o al DDL Caccia), rischia di riportarci indietro al secolo scorso, quando la natura era solo un palcoscenico di cui l’uomo poteva disporre a proprio piacimento. Questo è oggi inaccettabile", denuncia l'associazione.
L'ombra del bracconaggio: "Fenomeno criminale sommerso"
Si allunga l'ombra del bracconaggio in Italia e il WWF stila un lungo elenco di morti attribuibili alla mano dell'uomo: gli episodi registrati comprendono avvelenamenti, abbattimenti con armi da fuoco, a volte con ostentazione pubblica delle carcasse, e trappole come tagliole o lacci, mezzi di cattura illegali, sempre più presenti nelle aree naturali che oltre ad essere letali causano enormi sofferenze agli animali.
4 lupi sono stati avvelenati in Valsugana (Trentino) nel febbraio scorso; 2 lupi sono stati rinvenuti in un corso d’acqua in Provincia di Alessandria (Piemonte) a marzo; un altro lupo avvelenato è stato rinvenuto in Alto Adige a maggio. "Un fenomeno inquietante e probabilmente in aumento da quando in Europa si discute dell’abbassamento del grado di protezione di questa specie", è l'allarme dell'associazione.
Questi ritrovamenti, solo in minima parte riportati da fonti giornalistiche locali e nazionali e oggetto di indagini da parte delle autorità competenti, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno criminale sommerso: "La mortalità di origine antropica è infatti in gran parte non rilevata, perché molti episodi non vengono denunciati o le carcasse non vengono ritrovate, rendendo difficile una stima reale dell’impatto del bracconaggio sull’intera popolazione di lupi".
Come il declassamento del lupo influisce sul bracconaggio
Il declassamento dello status di protezione del lupo in Europa non è ancora realtà. Perché faccia sentire i suoi effetti è necessario che anche gli altri paesi europei ne diminuiscano la tutela. Eppure nella pratica alcuni effetti si sono già verificati: prima in Trentino e poi in Alto Adige due lupi sono stati abbattuti, e non sono le uniche amministrazioni ad aver presentato questa richiesta, ricorda il WWF che segnala "un preoccupante aumento delle richieste di abbattimenti in deroga da parte di altre Regioni, come le ultime due arrivate dal Veneto sulle quali Ispra non si è ancora pronunciata".
Il declassamento dello stato di protezione del lupo non è solo una questione normativa. Ha anche potenziali ripercussioni culturali e sociali che possono tradursi in un aumento del bracconaggio, percepito come un atto non illegale o quantomeno non grave: "Il rischio reale – spiegano dal WWF – è quello di tornare indietro di decenni, quando l’abbattimento del lupo era non solo consentito, ma incentivato dallo Stato e considerato culturalmente e socialmente come la liberazione da un ‘nocivo'. Sebbene il lupo oggi sia in uno stato di conservazione del tutto differente da quello degli anni 70 del secolo scorso, la percezione sociale dettata da politica e media che cavalcano l’onda emotiva sta peggiorando in maniera preoccupante".
Come aveva spiegato a Fanpage.it il presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, Luigi Boitani, il declassamento del lupo “Decisione politica che non ha nulla di scientifico”.
Il declassamento del lupo, approvato nell’ambito della Convenzione di Berna e della Direttiva Habitat, porterà in un prossimo futuro le Regioni a definire veri e propri piani di prelievo di quote annuali di lupi, basati però su dati sulla popolazione imprecisi e incompleti. Ma non si può definire un piano di abbattimento che non abbia impatti sullo stato di conservazione della popolazione senza conoscere con precisione quanti lupi sono presenti e quanti sono uccisi annualmente dai bracconieri.
L'abbattimento non è la soluzione
Senza dati accurati sulla mortalità di origine antropica, su quanti lupi muoiono ogni anno per lacci, tagliole e veleno, gli abbattimenti legali rischiano di aggiungersi a livelli di mortalità già poco sostenibili, con potenziali effetti negativi anche sulla conservazione della specie.
"Chiunque proponga abbattimenti legali per il lupo dovrebbe prima occuparsi di definire piani di sorveglianza e controllo del territorio, in grado di stimare con precisione quanti lupi oggi cadono vittima dei bracconieri, e deve trovare le risorse economiche e umane per un monitoraggio accurato e trasparente – è l'appello del WWF – Oltre a questo nessun piano di prelievo legale può essere implementato senza un rafforzamento delle misure contro il bracconaggio e una comunicazione chiara verso le comunità locali a cui l’uccisione dei lupi è stata presentata come la panacea di tutti i mali ma che presto si renderanno conto di quanto questo approccio sia controproducente e dannoso".
La combinazione di abbattimenti legali, mortalità illegale e disinformazione potrebbe davvero compromettere la stabilità della popolazione di lupi e degli equilibri ecosistemici, come dimostrato già da alcuni studi svolti in Europa e Nord America, che dimostrano l’inefficacia degli abbattimenti come soluzione al conflitto tra grandi carnivori e zootecnia.
"Ridurre il lupo solo ad un problema per l’economia rischia di farci perdere di vista decenni di studi che ci hanno proiettato in una dimensione diversa. Oggi le evidenze scientifiche ci mostrano come la nostra stessa sopravvivenza dipenda da ecosistemi sani e come nessun ambiente possa dirsi tale senza la presenza di un predatore apicale".