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Nelle acque al largo delle isole messicane di Revillagigedo, nel Pacifico orientale tropicale, alcuni squali delle Galápagos (Carcharhinus galapagensis) sono stati filmati per la prima volta in assoluto mentre si strofinavano sul corpo delle mante giganti (Mobula birostris), probabilmente per liberarsi da parassiti, pelle morta o altre fastidiose impurità. Questo comportamento, cha apparentemente potrebbe sembrare quasi casuale, getta nuova luce sulle strategie di igiene e interazione tra le grandi specie che nuotano negli oceani.
Le immagini arrivano da due siti di immersione molto frequentati, ovvero The Canyon e Cabo Pearce. I video, raccolti tra dicembre 2024 e febbraio 2025, mostrano tre episodi distinti in cui gli squali si avvicinano deliberatamente alle mante e si strofinano sul loro ventre, in particolare vicino alla bocca e alla zona addominale. Prima del contatto, i predatori rallentano leggermente, per poi accelerare proprio nel momento dello sfregamento, quasi a dare uno slancio finale.
L'importanza dell'igiene personale in fondo al mare

Un comportamento che ricorda, per certi versi, quello delle orche che si grattano sugli iceberg, delle megattere che si "fanno belle" con maschere di alghe o quello di alcuni piccoli pesci che si strofinano a loro volta sulla pelle ruvida degli squali per rimuovere i parassiti e mantenere in salute la propria epidermide. Il dato interessante è che tutto questo avviene in prossimità delle cosiddette cleaning stations, le "stazioni di pulizia" dove pesci più piccoli si occupano di rimuovere parassiti e detriti dalla pelle di squali e mante.
Tuttavia, di pesci pulitori non se ne vede nemmeno uno nei filmati. È perciò possibile che l'assenza dei piccoli "estetisti" del mare abbia costretto gli squali a cercare una soluzione alternativa, come appunto usare la pelle delle mante – ruvida come quella degli squali – come superficie abrasiva. Le reazioni delle mante, però, variano molto. In due dei tre casi osservati, sembrano tollerare passivamente il contatto con gli squali, che erano individui giovani, relativamente piccoli e quindi forse meno minacciosi.
Non sempre alle mante piace essere "sfruttate" dagli squali

Nel terzo episodio, invece, l'incontro coinvolge uno squalo adulto e la manta reagisce in modo decisamente più diverso. Si allontana, cambia direzione più volte, compie rotazioni all'indietro e accelera per cercare di evitare il contatto ravvicinato con lo squalo. Secondo i ricercatori, questo comportamento evitante potrebbe dipendere dal fatto che gli squali, talvolta, predano le mante più piccole e giovani e non è raro vedere individui adulti pieni di cicatrici compatibili con attacchi di squalo. È quindi possibile ricordino e riconoscano il pericolo.
Lo studio – pubblicato in preprint sulla piattaforma bioRxiv e quindi ancora non sottoposto a revisione paritaria – solleva anche alcuni interrogativi sul ruolo possibile ruolo del turismo subacqueo nelle dinamiche tra gli abitanti del mare. La presenza costante di sub potrebbe infatti anche disturbare e allontanare i pesci pulitori e rendere meno efficienti le stazioni di pulizia, spingendo così gli squali a cercare strategie alternative. E a volte, per grattarsi la schiena, serve magari "l'aiuto" di una manta.