
E' notizia di questi giorni che all'aeroporto di Fiumicino è sorto quello che è stato definito "un albergo di lusso per cani". Ne abbiamo scritto recentemente dando la notizia in modo cronachistico, ovvero senza commento rispetto a quella che rappresenta effettivamente una novità in Italia, frutto evidentemente di una richiesta sempre più forte di determinati servizi da parte delle persone che vivono con un compagno canino cui il mercato prontamente risponde.
Il Dog relais però non è che l'ultima proposta in ordine di tempo in cui si spinge su aspetti che poco hanno a che fare, realmente, con il benessere del cane e che pungolano invece la vanità delle persone e l'idea che Fido ricerchi esperienze di lusso come se fosse un essere umano a cui piace un determinato stile di vita.
Negli ultimi anni, infatti, sono sempre di più le aziende o i singoli negozi che offrono servizi che sembrano fatti su misura per gli animali ma che, in realtà, rispondono solo alle esigenze dei "proprietari" che vedono nel cane una sorta di loro appendice, vivendolo – sebbene magari lo chiamino anche "figlio" – alla stregua di un oggetto cui riservare attenzioni che ad alcuni esseri umani evidentemente potrebbero piacere ma di certo a un cane no.
Dall'albergo di lusso alle toelettature trasformate in saloni di bellezza per i quattro zampe e fino alle spa con massaggi e aromaterapia, il cane viene sempre più spersonalizzato, trattato come un pupazzo da lasciare nelle mani di qualcun altro che ci dia l'idea di curarlo secondo una visione del tutto umana e poco canina. Se poi quando ci separiamo da lui c'è pure la possibilità di fargli una video chiamata come prevedono le "stanze" (guai a chiamarli box) dell'albergo a Fiumicino, allora possiamo mettere da parte pure il senso di colpa che tanto lo abbiamo lasciato in un "resort per quattro zampe", praticamente.
Qualsiasi critica deve essere costruttiva e non solo polemica. Parto sempre da questo pensiero quando provo ad esprimere la mia posizione su una tematica e trovo inutile affrontare una discussione se non si dà a chi legge gli strumenti adatti per comprendere se una scelta che riguarda un altro essere vivente sia etica, semplicemente, o meno. Per farlo è necessario dunque rispolverare dei concetti che per chi è addentro all'etologia canina sembreranno tautologici ma che invece mancano a quelle persone che continuano a comprare, o anche adottare, un cane senza porsi alcuna domanda sulle sue esigenze specie specifiche ma che lo vogliono per altre ragioni che possono essere dal desideralo per moda (tipico dei cani brachicefali come Bouledogue francesi o carlini), per status symbol (dal Pitbull al Cane Lupo Cescoslovacco) o che adottano anche un meticcio dal canile ma lo trattano come un eterno bambino, subbissandolo di cure parentali eccessive che non gli consentiranno mai di diventare un vero e proprio adulto come potrebbe essere senza l'ingerenza umana.
Andiamo dunque al sodo: un cane non ha bisogno di una spa e, in fondo, nemmeno di un bagnetto fisso al mese (c'è anche chi glielo fa ogni settimana). Un cane non ha nemmeno bisogno di venire dal parrucchiere con voi e avere una sala dedicata dove nel frattempo qualcuno lo massaggia o gli fa un taglio all'ultima moda (sì, ce ne sono diversi in tutta Italia di negozi di questo tipo ormai). Ciò di cui ha bisogno quel cane è di fare il cane.
E cosa significa? Semplicemente lato umano di avere rispetto della sua individualità e conoscerne il carattere in primis, oltre alle motivazioni della razza o del mix di razze che gli appartiene, e consentirgli di vivere la relazione con il suo umano di riferimento facendo anche cose insieme.
Attività, però, che si svolgono fuori da luoghi in cui si promette il loro benessere a fronte di sborsare denaro per massaggi e profumazioni che vengono fatte da sedicenti esperti che poi li relegano in box o si concentrano su di loro per far felici voi al ritorno a casa più che il cane.
Volete che il vostro cane sia realmente felice? E allora fate insieme a lui passeggiate lunghe, sortite nel verde, camminate in natura o anche in città e al rientro sì, riempitelo di coccole se gli piace o lasciatelo in pace a riposare senza disturbarlo. Volete partire per le vacanze e non riuscite a portarlo con voi? No, la soluzione non è necessariamente (e quando davvero sarà possibile) infilarlo nella cabina di un aereo qualora non sia strettamente necessario, ma consertirgli di rimanere a casa sua insieme a una persona di fiducia. E se non c'è un amico o un parente che possa farlo ci sono dog sitter professionisti, quelli sì, a cui vi potete rivolgere.
Far star bene il proprio compagno canino durante le giornate in cui voi siete impegnati al lavoro, inoltre, è fattibile invece rivolgendovi a centri cinofili seri e con approccio cognitivo relazionale, dove non si parla di addestramento ma di educazione che è rivolta al cane ma anche alla persona. Lì sì che vi aiuteranno a capire che il cane è più felice se si sporca piuttosto che se viene manipolato per "essere più bello" perché il vostro amico sarà sempre visto come un individuo, valutato in base alla sua personalità e anche inserito in contesti dove la socializzazione con i suoi conspecifici diventa davvero una occasione di divertimento e crescita personale.
Siamo in un momento storico molto delicato nel nostro Paese rispetto alla relazione tra cane e essere umano. Il numero crescente di adozioni e acquisti è sempre più evidente, come descritto dall'ultimo rapporto Eurispes che nel 2024 ha reso noto che il 40,5% degli italiani vive con almeno un animale domestico in casa, di cui il 37% sono cani. Significa che su 25 milioni di famiglie, in almeno 3,7 milioni c'è un canis lupus familiaris e 3 italiani su 4 convivono con il "miglior amico dell'uomo".
Sono numeri elevati che, appunto, di anno in anno vanno ad aumentare a fronte comunque della piaga dell'abbandono che non diminuisce mai e di notizie di cronaca che rimandano quanta inconsapevolezza ci sia nel vivere con un cane, soprattutto quelli di una determinata tipologia, quando quest'ultimo diventa l'unico responsabile di episodi di aggressione che finiscono puntualmente in prima pagina.
Ma proprio questi dati così elevati sul possesso di cani nelle famiglie italiane ha portato la politica di maggioranza, soprattutto, a offrire sempre di più l'immagine dell'animale sì come parte della famiglia ma indirizzando le persone rispetto ad uno stile di cura che rischia di non tenere conto dell'animale in quanto tale. Per fare un esempio, ed è quello più impattante ad oggi sulla percezione dell'importanza del riconoscere la soggettività delle altre specie nel nostro Paese, è assolutamente vero che è stato fatto un passo in avanti con la nuova legge sul maltrattamento degli animali nel cambiare il titolo del Codice Penale da "Dei delitti contro il sentimento per gli animali" a"Dei delitti contro gli animali". Ma, come ho già scritto al riguardo nell'occasione della promulgazione della nuova normativa, questo importante passaggio concettuale rischia di rimanere lettera morta e puramente simbolica se non corrisponde a una vera presa di coscienza sull'alterità degli altri esseri viventi.