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30 Aprile 2025
17:58

A processo per il maltrattamento di oltre 300 cani ma non andranno in carcere: reati prescritti

Nel 2016 oltre 360 animali sono stati sequestrati all'allevamento "Amico Cane" di Verona per maltrattamenti. I responsabili della struttura sono stati condannati, ma in appello i reati sono caduti in prescrizione, mentre sono stati confermati i risarcimenti in sede civile. La Lav ha denunciato l'inadeguatezza delle leggi a tutela degli animali.

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Il 28 aprile si è celebrato il processo di appello per il caso dell'allevamento "Amico Cane" in provincia di Verona dove nel 2016 vennero sequestrati 300 cani. Gli allevatori proprietari della struttura e la veterinaria erano stati condannati in primo grado per maltrattamento, ma gli anni trascorsi hanno portato alla prescrizione dei reati, e alla loro conseguente estinzione.

Gli animali invece sono stati sequestrati e affidati all'associazione animalista Lav. Gli attivisti per i diritti degli animali non hanno nascosto la loro rabbia davanti a un sistema che non punisce neanche chi viene ritenuto colpevole.

Maltrattamento di cani, pony e capre: ma i reati cadono tutti in prescrizione

Nel corso dell'ultima udienza davanti alla Corte di Appello di Venezia per il caso dell'allevamento veronese "Amico Cane" dove nel 2016 vennero sequestrati 300 cani, 30 cuccioli nati pochi giorno dopo il sequestro, insieme a circa 30 animali di altra specie come bovini, pony, capre e avicoli.

Tutti gli animali vennero affidati dalla Procura di Verona alla custodia giudiziaria della Lav sotto la tutela dei volontari della sezione di Verona. Tutti hanno trovato una nuova sistemazione dopo anni di privazioni e sofferenze. Secondo il tribunale di Verona gli imputati avevano sottoposto oltre 360 animali a "comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, causando loro lesioni e omettendo di prestare loro le necessarie cure e la necessaria assistenza veterinaria".

Con la condanna in primo grado nel 2020 per gli imputati sembrava che la vicenda si fosse conclusa: i due proprietari dell'allevamento, padre e figlio avevano ricevuto una condanna rispettivamente di 8 mesi e un anno di reclusione, mentre la veterinaria aveva ricevuto una pena di 10 mesi. I tre imputati però avevano scelto di impugnare le loro condanne, e gli anni trascorsi hanno fatto sì che i reati si prescrivessero, con conseguente estinzione degli stessi. Restano invece le condanne in sede civile.

"La Corte Veneta ha infatti ritenuto condivisibili le motivazioni della sentenza dei giudici veronesi che hanno affermato il concorso nel delitto di maltrattamento di animali degli allevatori e della veterinaria – ha dichiarato Lorenza Zanaboni, vicepresidente Lav e responsabile della sede di Verona.

La rabbia della Lav: "Reati contro gli animali non adeguatamente considerati" 

Nonostante la soddisfazione per le condanne in sede civile resta la rabbia per la scarsa considerazione per i crimini di cui sono vittime gli animali, come ha spiegato Emanuela Pasetto, legale Lav per il caso: "Gli imputati avrebbero potuto rinunciare alla prescrizione, facoltà che non hanno esercitato. E vista la presenza delle parti civili, la Corte ha comunque vagliato il materiale probatorio per stabilire se confermare o meno le statuizioni civili di condanna. È amaro constatare che un così accurato lavoro di investigazioni condotte dalla Procura della Repubblica di Verona che aveva portato a significative condanne, si sia concluso, come purtroppo accaduto in tanti altri casi, con la prescrizione. Segnale, questo, a mio avviso, di una non adeguata considerazione della gravità dei reati a danno degli animali".

A fine novembre la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza in prima lettura la proposta di legge per inasprire i reati contro gli animali, ma il testo è stato molto criticato dagli animalisti, soprattutto a causa dell'aumento delle pene, giudicato così lieve da continuare a permettere di evitare i processi.

Da qui l'appello della Lav al Parlamento per rendere le pene adeguate al bene tutelato: la vita degli animali. "Chiediamo ai senatori della Commissione Giustizia, dal relatore Potenti alla presidente Bongiorno, che hanno questo tema all'Ordine del Giorno, di approvare la nuova legge con le modifiche positive necessarie", ha concluso la Lav.

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