
I vermi nematodi sono gli animali più abbondanti della Terra e vivono ovunque. Si trovano nel suolo e nell'acqua, come parassiti nei corpi di altri esseri viventi. Ma nonostante la loro onnipresenza, raramente attirano l'attenzione: sono minuscoli, trasparenti, spesso invisibili a occhio nudo. Eppure, quando le condizioni ambientali diventano critiche, questi minuscoli invertebrati fanno qualcosa di incredibile e inaspettato: si arrampicano gli uni sugli altri fino a formare vere e proprie "torri viventi" fatte di vermi.
Sì, torri. Strutture complesse, che si muovono in maniera coordinata e simili a piccoli steli di piante che si protendono verso l'alto alla ricerca di una via di fuga a cui aggrapparsi – per esempio un insetto di passaggio – per superare un ostacolo, fuggire da un ambiente ostile o raggiungerne uno più favorevole. Per anni, gli scienziati avevano ipotizzato che questo comportamento fosse la norma, ma nessuno era mai riuscito a osservare una torre vivente fatta di vermi nematodi fuori dai laboratori. Fino a oggi.
Le torri viventi di vermi: "Per anni le avevamo solo immaginate"

Un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute of Animal Behavior e dell'Università di Costanza, in Germania, ha documentato per la prima volta l'esistenza di queste strutture in natura. Le ha trovate dove in pochi avrebbero mai pensato di guardare: all'interno di mele e pere cadute dagli alberi nei frutteti. Il loro studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, dimostra che queste torri non sono solo un curioso comportamento condizionato dalla vita in laboratorio, ma una vera strategia collettiva tipica di questi animali.
"Ero euforica quando ho visto le prime torri in natura", ha raccontato Serena Ding, autrice senior dello studio. "Per anni le avevamo immaginate, ma con l'attrezzatura giusta e tanta curiosità, le abbiamo trovate. E stavano lì, nascoste in bella vista". A scovarle è stato Ryan Greenway, parte del team, che per mesi ha frugato tra frutti in decomposizione con un microscopio digitale, cercando indizi di comportamenti insoliti. Alla fine ci è riuscito e alcune torri intere sono poi state portate in laboratorio per analisi più approfondite.
Un superorganismo in movimento

La vera sorpresa è arrivato proprio in laboratorio. Sebbene i frutti ospitassero molte specie diverse di nematodi, le torri erano formate da un'unica specie, tutte nel cosiddetto stadio larvale conosciuto come "dauer", una sorta di fase di resistenza in cui i nematodi entrano quando le condizioni ambientali diventano sfavorevoli. "Una torre di nematodi non è solo un mucchio di vermi", ha spiegato invece Daniela Perez, prima autrice dello studio. "È una struttura coordinata, un superorganismo in movimento".
Le torri, infatti, ondeggiavano all'unisono, proprio come fanno i singoli vermi quando si alzano sulle "code" per cercare un ospite a cui aggrapparsi. Ma qui era l'intera torre a muoversi come un unico essere vivente. Una struttura sensibile al tatto, capace di staccarsi dalle superfici e ancorarsi a insetti di passaggio, per esempio un moscerino della frutta (come si vede nel video). In altre parole, si muovevano in gruppo, tentando di viaggiare tutti insieme verso nuove risorse o ambienti più favorevoli.
Per studiare il fenomeno più da vicino, il team ha costruito delle torri "artificiali" in laboratorio utilizzando Caenorhabditis elegans, uno dei nematodi più studiati al mondo. Posizionati su una superficie priva di cibo e con un semplice supporto verticale – una setola di uno spazzolino da denti – i vermi affamati hanno iniziato ad arrampicarsi. Nel giro di due ore, si sono formate torri stabili, capaci di resistere per oltre 12 ore e in grado di estendere le "braccia" verso l'esterno. Alcune hanno anche costruito ponti viventi per superare fessure e ostacoli.
Un comportamento molto più comune di quanto si pensasse

Anche gli adulti e le altre fasi larvali di C. elegans erano in grado di formare torri, e questo significa che si tratta di un comportamento molto più comune di quanto si pensasse. Ma nonostante la complessità di questa struttura, nessuno dei singoli vermi sembra avere un ruolo particolare o diverse dagli altri. Sia quelli alla base che in cima alla torre si muovono allo stesso modo e rimanevano nello stesso stadio vitale. Si tratta quindi di un tipo di cooperazione senza gerarchie o suddivisione dei compiti evidenti, almeno in laboratorio.
Queste osservazioni aprono inevitabilmente molte altre domande. Anche in natura si comportano esattamente così? E nelle torri composte da individui che non sono tutti cloni identici come in laboratorio? Chi collabora? Chi ne approfitta? I minuscoli nematodi diventano così protagonisti di una nuova storia di "intelligenza collettiva" inaspettata, formando una vera architettura vivente per muoversi tutti insieme. Le torri viventi di vermi non sono più una leggenda o una strana curiosità da laboratorio, ma una realtà naturale.