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Multa da 520 milioni di dollari per Fortnite: usava “schemi oscuri” per costringere a fare acquisti

Oltre all’accusa di usare i “dark pattern” per confondere gli utenti, Fortnite ha dovuto pagare una sanzione per aver raccolto dati sui minori di 13 anni senza il consenso dei loro genitori.
A cura di Valerio Berra
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Una multa così alta non era mai stata registrata dagli uffici della Federal Trade Commission (FTC). Epic Games, la società che si occupa di sviluppare Fortnite, ha patteggiato una multa totale da 520 milioni di dollari tra sanzioni e rimborsi per risolvere un lungo elenco di reclami che riguardano due ambiti: la privacy dei minori e i dark pattern.

Epic Games è stata accusata di aver raccolto informazioni sui minori di 13 anni senza aver prima chiesto il consenso dei loro genitori. Così si legge in una nota di Lina Khan, presidente della FTC: “Epic ha utilizzato impostazioni predefinite invasive per la privacy e interfacce ingannevoli che hanno ingannato gli utenti di Fortnite, inclusi adolescenti e bambini”. Solo per questa categoria di reclami, Epic ha accettato di pagare 275 milioni di dollari.

Non solo. Epic ha patteggiato anche un rimborso da 245 milioni di dollari per i clienti che l’hanno accusata di utilizzare i “dark pattern”, delle tecniche che attraverso una serie di percorsi controintuitivi portano i giocatori a effettuare acquisti che non avevano intenzione di concludere. A spiegarlo è sempre la FTC: “Queste tattiche hanno portato a centinaia di milioni di dollari in addebiti non autorizzati per i consumatori”.

Come funzionano gli “schemi oscuri” o “dark pattern”

Per “dark pattern”, o “schemi oscuri”, si intendono tutti quei percorsi in ecosistema digitale che portano gli utenti a fare scelte di cui non sono consapevoli. Si possono applicare in vari modi, rendendo complesso a un utente tornare indietro una volta approdato in uno store digitale, confondendo i tasti in modo da far sembrare un pulsante di acquisto in una semplice selezione o costringendolo con grafiche accattivati a seguire strade che portano alla cessione di soldi o dati personali.

Epic Games si è difesa sostenendo che la legge con cui è dovuta scendere a patti è anacronistica: “Gli statuti scritti decenni fa non specificano come dovrebbero funzionare gli ecosistemi di gioco. Le leggi non sono cambiate, ma la loro applicazione si è evoluta e le prassi consolidate del settore non sono più sufficienti”.

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