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Talebani a Kabul: le ultime news sull'Afghanistan

L’attivista afghana a Fanpage.it: “Lottiamo contro l’oppressione come fecero le donne dell’antica Roma”

Crystal Bayat, selezionata dalla BBC come una delle 100 donne più influenti del mondo, spiega: “Le donne d’Italia, le vostre antenate, hanno aperto la strada a tutti noi”.
A cura di Jennifer Guerra
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In questo anno segnato da guerre, rivolte e crisi, è stato facile dimenticarsi della tragedia umanitaria che si sta svolgendo in Afghanistan da ormai un anno e mezzo. «Cosa potete portarci via che non sia già stato preso? Cosa potete farci temere? Le nostre vite? Abbiamo una vita e la sacrificheremo per la libertà. La vita sotto la tirannia dell'Islam non è vita, è morte», scrive in un tweet la Revolutionary Association of Women of Afghanistan (Rawa), attiva nel Paese dal 1977.

Con la caduta di Kabul il 15 agosto 2021, i Talebani sono tornati al potere dopo vent’anni, instaurando un regime di terrore che colpisce soprattutto le donne. Le poche conquiste che le donne avevano ottenuto negli anni precedenti si sono rapidamente sgretolate: secondo un report delle Nazioni Unite, ad aprile 2022 l’80% delle studentesse delle scuole superiori non poteva più andare a scuola; l’84% delle giornaliste ha smesso di lavorare e l’occupazione femminile è diminuita del 28% nel giro di un anno.

Il Paese è all’ultimo posto al mondo per parità di genere secondo il Global Gender Gap Index del Fondo monetario internazionale. Anche se i Talebani avevano promesso che avrebbero rispettato i diritti delle donne, col passare dei mesi hanno introdotto restrizioni sempre peggiori: pur avendo detto che avrebbero garantito l’istruzione femminile, dopo la chiusura estiva molte scuole superiori non sono state più riaperte, fino ad arrivare all’effettivo divieto per le adolescenti di proseguire la propria educazione.

Ora il regime ha impedito l’istruzione universitaria per le donne, che fino a pochi mesi fa dovevano frequentare classi segregate con l’obbligo di indossare il burqa.

Il divieto di ricevere un’educazione adeguata fa il paio con l’idea che le donne debbano stare chiuse in casa. Uno dei primi provvedimenti del nuovo governo è stato infatti quello di impedire la libertà di movimento: oltre all’obbligo di indossare il burqa (che se non viene rispettato prevede la punizione dei membri maschi della famiglia, rafforzando l’idea che sia compito degli uomini vigilare sulle donne), serve un accompagnatore di sesso maschile se ci si allontana per più di 75 chilometri da casa o se si vuole prendere l’aereo. Le donne non possono nemmeno più entrare nei parchi pubblici e nelle palestre.

Foto: Paula Bronstein/Getty Images)
Foto: Paula Bronstein/Getty Images)

Il ministero per gli affari delle donne è stato sostituito con il ministero per la propaganda della virtù e la prevenzione del vizio, che ha l’obbligo di far rispettare l’interpretazione talebana della sharia, in particolare per le donne.

Tutti questi divieti hanno portato alla progressiva scomparsa delle donne dalla società civile, dal lavoro e dalla cultura. Le donne non possono più lavorare nelle Ong e le giornaliste possono mostrarsi in tv soltanto a volto coperto.

Le conseguenze sono state devastanti anche sul piano sanitario, dal momento che le mediche e le infermiere in servizio sono sempre meno, e la segregazione di genere esiste anche negli ospedali.

L’8 settembre del 2021, meno di un mese dopo la presa di Kabul, il ministero dell’interno ha vietato qualsiasi forma di protesta non autorizzata dal regime, ma questo non ha fermato la voglia di opporsi della popolazione civile. Le donne in particolare sono state protagoniste di molte e coraggiose dimostrazioni.

“Nel 195 a.C. nell’antica Roma, le donne hanno marciato per i loro diritti e contro la crudeltà e l’oppressione. Le donne afghane guardano alla storia afghana e mondiale per trovare ispirazione. Oltre duemila anni fa, le donne d'Italia, le vostre antenate, hanno aperto la strada a tutti noi”, ha raccontato a Fanpage.it l’attivista afghana Crystal Bayat.

Crystal Bayat
Crystal Bayat

Bayat, 25 anni, ha fondato la Crystal Bayat Foundation e ha organizzato diverse proteste nel Paese. A dicembre del 2020, è sopravvissuta a un tentato omicidio da parte dei Talebani per la sua attività a favore dei diritti. Nel 2021 è stata selezionata dalla BBC come una delle 100 donne più influenti del mondo.

“Ora le donne afghane sono sotto minaccia diretta”, prosegue. “I talebani hanno dichiarato guerra aperta alle donne portando molte alla depressione e alla disperazione. Le donne di tutto il mondo devono alzare la voce in segno di solidarietà. Il coraggio delle donne afghane che si oppongono agli oppressori talebani sapendo i rischi che corrono è di ispirazione. Le mie sorelle in Afghanistan hanno bisogno dell'aiuto delle donne di tutto il mondo”.

La lotta delle donne afghane non può che unirsi a quella delle vicino Iran, dove tra l’altro molte ragazze si sono trasferire per studiare all’università. Le proteste in Iran si sono spesso ispirate a quelle del Paese vicino e anche in Afghanistan risuona lo slogan “Donna, vita, libertà”. “Oggi come ogni giorno siamo vicine alle nostre sorelle in Iran che lottano per la loro libertà come noi”, ha scritto Rawa in un tweet. “Da decenni siamo unite in questa lotta per i diritti umani di base. Non ci fermeremo finché entrambe non saremo libere”.

Se i riflettori sull’Iran, dopo la grande solidarietà internazionale, si stanno già spegnendo, in Afghanistan il rischio è quello di un vero e proprio blackout. Non dimentichiamoci di queste donne straordinarie che combattono ogni giorno, rischiando la vita, per un’autentica liberazione.

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