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Cambiamenti climatici

Le perdite economiche della transizione ecologica sono solo a carico dei ricchi

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Joule dire addio velocemente a gas, carbone e petrolio avrà in realtà un impatto economico minimo sulla stragrande maggioranza delle persone.
A cura di Davide Falcioni
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"Un abbandono troppo rapido delle fonti fossili ci renderebbe tutti più poveri". È uno dei mantra ripetuti più di frequente da coloro che vogliono dilazionare il più possibile la transizione ecologica, ma si tratta di un timore del tutto infondato. Secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Joule, infatti, dire addio velocemente a gas, carbone e petrolio avrà in realtà un impatto economico minimo sulla stragrande maggioranza delle persone, mentre i benefici sull'ambiente saranno innumerevoli.

Lo studio ricorda che ridurre urgentemente la produzione di combustibili fossili è essenziale per evitare i peggiori scenari del collasso climatico e le turbolenze economiche e sociali che ne deriverebbero. All'ipotesi di un rapido addio alle fonti fossili, tuttavia, si oppongono alcuni decisori politici  sostenendo che si tratterebbe di una scelta troppo costosa perché lascerebbe miliardi di dollari di "beni bloccati", portando a un crollo economico che impoverirebbe i cittadini facendo perdere valore ai loro risparmi e fondi pensione.

La ricerca, pubblicata ieri, rileva invece che l'abbandono dei combustibili fossili avrebbe in realtà un impatto minimo sulle persone. Secondo uno degli autori, Lucas Chancel, professore di economia presso Sciences Po a Parigi, "la maggior parte delle perdite finanziarie associate a beni inquinanti è a carico dei ricchi", e non quindi della popolazione generale. "Solo una piccola parte dei costi è sostenuta dalla classe operaia e dalla classe media perché detengono una ricchezza finanziaria nulla o relativamente piccola".

Nello specifico la ricerca ha rilevato che nei paesi ad alto reddito i due terzi delle perdite finanziarie sarebbero a carico del 10% più ricco della popolazione, mentre gli effetti sulle classi popolari potrebbero essere facilmente compensati da interventi pubblici da parte dei governi. Secondo Lucas Chancel, "i lavoratori non hanno nulla da temere da un'azione rapida, in particolare se i governi decidono di compensare le loro perdite, cosa che può essere fatta a un costo relativamente basso".

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