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Il divario tra stipendi e prezzi è il più alto dal 1995

Secondo i nuovi dati Istat sulle retribuzioni contrattuali a marzo incremento nullo dei salari rispetto al mese precedente, mentre rispetto all’anno scorso vi è stato un aumento minimo che in rapporto all’inflazione evidenzia un divario che non si registrava da decenni.
A cura di Antonio Palma
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Il divario tra stipendi e prezzi è il più alto dal 1995

La crisi economica è sempre forte e a farne le spese soprattutto le famiglie che ormai non riescono più ad arrivare a fine mese, a confermarlo l'indagine periodica dell'Istat sulle retribuzioni contrattuali, che oltre a segnalare una sostanziale immobilità degli stipendi da febbraio a marzo, indica un divario sempre crescente tra prezzi al consumo e stipendi. A fronte di un incremento delle retribuzioni dell'1,3% su base annua, infatti, si registra un livello di inflazione nazionale pari al 3,3% creando un divario di 2,1 punti percentuali che non si vedeva dall'agosto del 1995.

Incremento retribuzioni più basso da 30 anni – Non solo, come si rileva dai dati dell'Istituto di statistica nazionale l'incremento delle retribuzioni contrattuali nel periodo marzo 2011 marzo 2012 risulta il più basso in assoluto da quando sono iniziate le rilevazioni statistiche, cioè dal 1983. Una situazione disastrosa dunque che conferma i dati precedenti sulla sostanziale perdita di potere di acquisto da parte degli italiani che non riescono più a risparmiare.

Salari bloccati e inflazione galoppante – Il motivo principale di questa sostanziale immobilità dei salari è dovuta in particolar modo al blocco dei rinnovi dei contratti collettivi nazionali rimasti per lo più ad accordi di molti anni fa, mentre l'inflazione dovuta anche al caro carburanti è continuata a salire. In generale i settori dove i salari sono aumentati di più sono quello tessile e dell'abbigliamento con un +2,9%, mentre aumenti nulli sono stati registrati per il comparto agricoltura, quello del credito e appunto della pubblica amministrazione.

Milioni di lavoratori in attesa del rinnovo contrattuale – Come conferma l'Istat circa un lavoratore dipendente su tre è in attesa del rinnovo del contratto di lavoro con una situazione peggiore soprattutto nel settore pubblico, dove il blocco dei contratti è ormai fermo da quattro anni. A marzo sono circa 4.3 milioni i lavoratori italiani in attesa di rinnovo del contratto collettivo di cui circa 3 milioni nel pubblico impiego. In media per concordare un nuovo contratto un lavoratore attende più di due anni, infatti a marzo il tempo medio di attesa è 27 mesi, in sostanziale aumento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, periodo durante il quale il lavoratore percepisce lo stipendio previsto nel contratto precedente.

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