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Napoli Est, la lettera aperta di un papà a Napolitano: “Terrorizzati dalle sparatorie”

Faida tra clan di camorra, Francesco Uccello, napoletano e papà di due bambini, residente nella periferia Est di Napoli, scrive al Presidente della Repubblica: “I miei due figli hanno 7 e 6 anni e mi chiedono sempre di portarli in giro con le bici. Ma io ho paura perché un colpo vagante potrebbe ammazzarli”.
A cura di Redazione Napoli
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Negli ultimi giorni a San Giovanni a Teduccio e Ponticelli, periferia Orientale di Napoli, la criminalità ha picchiato duro: una serie di sparatorie, alcune anche in pieno giorno, frutto nello scontro fra clan della camorra per il controllo del territorio dell'area Est e il terrore che dilaga fra coloro che vivono in periferia e con la camorra non hanno mai avuto e non hanno intenzione di avere a che fare. Una bella lettera, scritta da Francesco Uccello, operatore sociale napoletano, autore di un blog e di un bel libro sul "mestiere" di genitore, indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano spiega bene l'inquietudine e le preoccupazioni di un papà di Napoli Est rispetto al futuro dei suoi figli.

Caro Presidente della Repubblica Italiana, caro Sindaco e caro Prefetto di Napoli
sono un papà che vive da quarant’anni nella periferia est di Napoli.
I miei due figli hanno sette e sei anni e mi chiedono sempre di portarli in giro con le biciclette o al parco pubblico.
Io ho paura perché un colpo vagante potrebbe ammazzarli.
Sì, da queste parti c’è l’usanza di sparare tra la folla pur di farsi spazio, di andare in giro con un kalashnikov a spargere i bossoli per diverse centinaia di metri in orari pomeridiani che non sono neanche quelli in cui uno schiaccia un pisolino.

Qui alle 17 o alle 20 o al mattino quando torni da fare la spesa c’è gente che esce con le pistole e spara non curante di quello che potrebbe succedere agli altri e a sé.
Il problema maggiore è proprio che non c’è più il valore della vita, neanche della loro.

In questo territorio sono anni che le parrocchie, le cooperative sociali, i volontari delle associazioni provano a smuovere le coscienze, a emancipare questi ragazzi e a gridare che c’è bisogno di una mano.
Come educatore credo fermamente che le promesse fatte vengano rispettate e che ci sia una svolta nelle politiche sociali che ci permetta di crescere in termini culturali e di non essere uno dei luoghi con più alta evasione scolastica o con un alto tasso di criminalità. Credo che nei vostri piani la periferia non sia un luogo dove continuare a gettare spazzatura o dove ammassare campi rom o dove per arrivarci devi affidarti alla buona sorte.

L’unica cosa che vi chiedo è di poter portare al parco i miei figli che mi tormentano perché vogliono uscire a giocare.
Non so se ci siano degli orari in cui non si spara, ma poiché non c’è stata nessuna comunicazione ancora non mi sento sicuro.

Se non volete farlo per me vi prego almeno di venire da queste parti e spiegarlo voi a quelle due anime di Dio che proprio non è possibile uscire e che se si vuole andare al parco bisogna cambiare città o nazione.

Infinitamente grato.
Papà Francesco Uccello

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