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Sfide ambientali, digitalizzazioni e lavoro giovanile: secondo l’Europa servono le competenze

Secondo le ultime previsioni per il periodo 2023-2027 in Italia si registra un fabbisogno occupazionale complessivo di circa 3 milioni e 800mila nuovi lavoratori. Qual è la situazione reale in Italia? La strategia rimane quella della formazione dei giovani e delle competenze: vediamo quali saranno le competenze più richieste.
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A cura di Ciaopeople Studios
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Per l’Italia il lavoro rappresenta ancora una sfida. Nonostante gli sforzi continui per avvicinare lavorativamente il Sud al Nord Italia, le due aree del Paese continuano a svilupparsi in modo diverso con un Mezzogiorno devoto ai classici settori del turismo e dell’agricoltura e il settentrione ampliamente industrializzato.

Un Paese ancora diviso in due e la condizione dei giovani

La classica cartolina dell’Italia a due marce è ancora spendibile, anche se ci sono le basi per far iniziare a crescere con costanza pure il Sud. In generale il PIL è in leggera crescita e vanta delle buone prospettive. Al momento questo però non è sufficiente a lanciare la crescita demografica, fortemente in calo, in particolar modo in Molise, Basilicata e Calabria. Anche se la disoccupazione giovanile nel 2022 è in leggero calo, c’è però un trend negativo, che sembra riflettere la difficoltà del nostro Paese a ringiovanirsi: è la percentuale delle persone inattive fra i 15 e i 29 anni (NEET) in termini di istruzione, lavoro o formazione; il dato è tra i più alti in Europa e si assesta al 23,10% nel 2022. Quando si parla di NEET spesso si immaginano ragazzi che hanno perso la speranza di dare una svolta alla propria esistenza. A guardarsi bene intorno però le speranze ci sono.

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Le previsioni per i prossimi quattro anni

Per il quadriennio a venire, infatti, si stima che ci sarà bisogno di una forza lavoro di 3.800.000 unità. Secondo le proiezioni l’agricoltura assorbirà 11.000 braccia, l’industria 800.000 addetti e i servizi 2.800.000 unità. Tale forza lavoro dovrebbe essere ripartita sul territorio con queste percentuali: il 28,5% al Nord Ovest, il 23% al Nord Est, il 21,2% al centro e il 27,3% al Sud. In linea con gli investimenti legati al PNRR, saranno particolarmente ricercati ingegneri e tecnici in campo ingegneristico da inserire nei settori della meccatronica e robotica; operatori sanitari, medici e le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali. La transizione digitale poi vedrà richiesti in un po' tutti i settori i tecnici ICT e gli specialisti in scienze matematiche e informatiche. Infine, la transizione ecologica vedrà l’affermarsi di nuove professioni per chi si è formato con un occhio sulle politiche green come ad esempio l’architetto sostenibile, l’installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale o gli sviluppatori di software e applicazioni dedicate all’ambiente.

Diritti al punto: lo stimolo dell’Europa verso i giovani

Le prospettive, quindi, non mancano per i giovani. Ma come accedere a questi famigerati 3.800.000 posti di lavoro? In questo senso l’Unione Europea ha deciso di andare Diritti al Punto e, citando palesemente il sito Let’s Make it Work, l’UE vuole offrire la possibilità di “ampliare le tue prospettive di carriera migliorando le tue competenze attuali o acquisendone di nuove.” In questa ottica di ampliamento di competenze, formazione è la parola chiave per un potenziale lavoratore, anche giovane, che ha voglia di aprirsi a un futuro di possibilità.

Una formazione concreta ed efficace per i giovani per entrare nel mondo del lavoro

Per gli Under 30 che desiderano lanciarsi sul mercato del lavoro ci sono sempre degli ostacoli da aggirare. Uno dei più paradossali, soprattutto sul mercato italiano, è la richiesta di “esperienza pregressa”. Per affrontare gli imprenditori che cercano gente esperta anche se è appena diplomata o laureata, c’è il programma Garanzia per i Giovani che offre la possibilità di formarsi in vari settori. L’Erasmus+ non è più solo limitato agli scambi di studio universitario, ma permette di svolgere anche un tirocinio formativo all’estero, ovviamente sovvenzionato. L’acronimo ALMA sta per “Aim, Learn, Master, Achieve”, ed è pensato proprio per i NEET di cui si parla sopra. Ha l’obiettivo di aiutare le fasce di giovani più deboli per offrire una formazione lavorativa supervisionata e accompagnata da un tutor, in un paese membro dell’UE. Al rientro in patria si verrà guidati per sfruttare al meglio le esperienze fatte. Molto spesso dinanzi alle difficoltà del lavoro si tende a svilirsi e dimenticare i propri diritti. Assieme al reddito, la famiglia, le competenze e l’uguaglianza, anche il lavoro è uno dei pilastri su cui si basa la nostra convivenza nonché un diritto sociale tutelato dall’UE per proiettare i suoi cittadini, anche i più giovani, soprattutto i più giovani, verso una vita stabile e gratificante.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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