
Il Parlamento olandese punta a eliminare gradualmente i finanziamenti pubblici per gli esperimenti sui primati del Centro di Ricerca Biomedica sui Primati (BPRC) di Rijswijk, il più grande d'Europa. La sperimentazione sugli animali ad oggi è insostituibile, tuttavia il taglio dei fondi e la nuova destinazione a favore di modelli di ricerca alternativa potrebbero essere il primo passo di un lungo processo verso la fine della crudeltà nei laboratori, almeno per le scimmie.
La notizia è stata accolta con favore sia dai gruppi di ricerca etica, come il Physicians Committee for Responsible Medicine, sia dagli attivisti per i diritti degli animali come la Peta. Un ruolo importante lo ha giocato un piccolo partito progressista che negli anni è cresciuto tantissimo portando avanti in maniera specifica la battaglia per i diritti degli animali: il Partito per gli Animali (PvdD).
Perché l'Olanda ha tagliato i fondi al più grande centro di ricerca sui primati
Le sovvenzioni per il Centro di Ricerca Biomedica sui Primati (BPRC) verranno dirottate dalla ricerca sulle scimmie ai modelli alternativi basati sulla biologia umana, quindi senza l'impiego di animali. Un risultato raggiunto grazie all'emendamento Kostić, dal nome dalla deputata del Partito per gli Animali, Ines Kostić. Il testo è stato approvato da entrambe le camere del Parlamento e si prepara a realizzare una vera rivoluzione non solo in Olanda ma anche nel resto d'Europa.
Attualmente, 12,5 milioni di euro di sovvenzioni pubbliche vengono stanziati annualmente in favore del Centro, di cui circa 2,2 milioni di euro vengono destinati alle alternative alla sperimentazione animale. Con l'approvazione dell'emendamento l'importo delle sovvenzioni restano invariate, ma una quota, in aumento ogni anno, sarà destinata alla ricerca e ai metodi di sperimentazione senza l'impiego di animali e allo sviluppo di alternative.
"Ciò – spiegano i deputati olandesi guidati da Kostić – non eliminerà completamente la ricerca sugli animali con le scimmie. La ricerca necessaria per combattere malattie potenzialmente letali e focolai di malattie infettive che minacciano la salute pubblica presso il Centro può essere finanziata con fondi pubblici non stanziati fino al 2030. Dopo il 2030, se sarà ancora necessario utilizzare le scimmie, il Centro potrà continuare questa ricerca, ma con finanziamenti alternativi".
Lo Stato, quindi, punta entro il 2030 a tirarsi fuori dalla sperimentazione animale, destinando i propri fondi per la ricerca a sperimentazioni senza crudeltà. Si tratta del punto di arrivo di un lungo processo iniziato nel 2016, quando venne approvata la prima mozione per dire basta agli esperimenti sui primati non umani. Da allora, gradualmente, i politici olandesi hanno istituito una organo apposito per vagliare le alternative a questo sistema, la Commissione Bijker.
Alla fine del 2024, sembrava che tutto dovesse arenarsi quando il Ministro della Scienza ha dichiarato di non vedere "alcuna ragione" per destinare una quota annuale crescente del bilancio per la ricerca alla ricerca senza animali, nonostante l'esplicita e reiterata richiesta del Parlamento in tal senso.
I deputati però non hanno desistito, e dopo un lungo iter parlamentare iniziato la primavera scorsa sono riusciti nel loro obiettivo, segnando un momento di svolta per la ricerca priva di crudeltà che crea un precedente importante per tutta l'Europa.
La Peta: "Cambiamento morale"
La Peta, tra le maggiori organizzazioni internazionali di tutela animale, ha esultato davanti al risultato raggiunto dall'Olanda: "Non si tratta solo di una questione politica, ma di un cambiamento morale. I Paesi Bassi hanno compiuto il primo passo per diventare davvero un Paese guida. La scienza senza animali non solo è possibile, ma può anche essere migliore, più rapida e più etica. Continuiamo ad andare avanti: per gli animali, per la scienza e per una società che prende sul serio i propri valori".
Dello stesso avviso sono anche gli esperti dell'associazione di medici etici Physicians Committee for Responsible Medicine che all'inizio del 2025 hanno presentato una lettera ai membri del Senato olandese, firmata da 127 membri, sollecitando un voto favorevole all'emendamento. "Le prove a sostegno di un abbandono dell'uso degli animali nella ricerca medica, in particolare dei primati, sono più complete e convincenti che mai – ha affermato Jarrod Bailey,direttore della ricerca medica dell'associazione – Reindirizzando milioni di euro di fondi pubblici verso la scienza basata sull'uomo, i Paesi Bassi stanno investendo in metodi di ricerca superiori e più etici, che andranno a beneficio sia delle persone che degli animali".
Cosa ci insegna l'ascesa del Partito degli Animali olandese
A spingere sull'acceleratore per l'approvazione dell'emendamento è stato il Partito per gli Animali (PvdD) di cui fa parte la prima firmataria. Nella storia di questo piccola formazione politica si può ravvisare come sia cambiata culturalmente la percezione degli animali nella società olandese.
Nel 2002 il neonato Partito per gli Animali (PvdD) ottenne appena lo 0,49% dei voti e non riuscì neanche a varcare le soglie del Parlamento. Alla successiva tornata elettorale del 2006, però, riuscì a sfiorare il 2% ottenendo i primi seggi, e presentandosi ufficialmente come la prima formazione politica dichiaratamente animalista all'interno di un Parlamento europeo.
Da quel momento in poi ha accresciuto il numero dei propri rappresentanti e ad oggi il Partito per gli Animali è il traino del gruppo animalista in Europa: l'Animal Politc Eu, sotto le cui insegne sono riuniti gli altri sette gruppi politici di altrettanti Paesi.
L'ascesa del PvdD è la spia di quanto i temi della tutela animale e della biodiversità stiano acquisendo una importanza crescente all'interno del dibattito pubblico, e anche se non si può dire che il fenomeno olandese si sia ripetuto con la stessa intensità nel resto d'Europa, è il segnale che qualcosa sta cambiando sempre più rapidamente.