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"Era un vero e proprio inferno di cemento e polvere". È questa la scena da film dell'orrore che si è trovata davanti Iris Pedrazzi, responsabile della sede Lav di Sciacca, in provincia di Agrigento quando si è trovata davanti alla prigione in cui erano rinchiusi undici cani simil segugi, di cui otto cuccioli di poche settimane.
Un bunker nel terreno incompatibile con la vita e il benessere animale che ha lasciato senza parole i volontari e le forze dell'ordine intervenute sul posto.
Le condizioni dei cani trovati a Sciacca: rinchiusi in un fossato e senza cibo
Undici cani simil segugi, di cui otto cuccioli di circa sei settimane, sono stati trovati rinchiusi all’interno di un fossato di cemento, profondo circa 2 metri e mezzo, presumibilmente in una proprietà privata della città di Sciacca, in provincia di Agrigento. Il fossato, completamente privo di scoli, vie di fuga o coperture naturali, era chiuso da una grata di ferro nella parte superiore, bloccata con massi, rendendo impossibile qualsiasi tentativo di accesso o di uscita.
Le condizioni igienico-sanitarie erano critiche: all’interno del fossato era presente solo una cuccia in cemento rovesciata, quindi inutilizzabile, e non vi era possibilità di riparo dal sole o dalla pioggia. Erano presenti numerosi rifiuti, tra cui lattine di olio abbandonate, e vi erano escrementi sparsi ovunque, due secchi d’acqua sporca e nessuna ciotola per il cibo. Al minimo movimento degli animali si sollevava una fitta nube di polvere, che rendeva l’ambiente ancora più insalubre e pericoloso, soprattutto per i cuccioli.
I volontari della sede Lav di Sciacca, trovati i cani, hanno subito allertato le autorità, inoltrando una segnalazione alla Polizia Municipale, al Comune di Sciacca e al Servizio Veterinario dell’ASP territoriale.
A seguito del loro intervento, è stato quindi effettuato un sopralluogo da parte della Polizia Municipale che ha confermato la gravità della situazione. All’esito del controllo, tutti i cani sono stati prelevati e messi in sicurezza, trasportati presso il canile sanitario per ricevere cure e assistenza.
La testimonianza della volontaria: "Orrore inimmaginabile"
Iris Pedrazzi responsabile della sede Lav di Sciacca spiega a Fanpage.it cosa ha visto quel giorno: "Ci siamo trovate davanti a qualcosa che mai avremmo potuto immaginare. Cani intrappolati in un fossato profondo almeno due metri e mezzo, senza alcuna via di fuga, senza speranza. I loro occhi spaventati, confusi, rassegnati ci hanno trafitto l’anima. L’odore era insopportabile. Rifiuti ovunque, escrementi sparsi sul terreno, e quei poveri animali costretti a vivere lì dentro, sommersi dalla sporcizia e dall’abbandono. Nessun cibo, solo due secchi d’acqua torbida.
A complicare il tutto le alte temperature della provincia agrigentina: "Era agosto, il caldo soffocava anche fuori. Non vogliamo nemmeno immaginare cosa significasse, per loro, passare le giornate là sotto: zero aria, zero ombra, zero dignità. Una prigione invisibile di silenzio e sofferenza".
"Quella notte non abbiamo dormito – confida Pedrazzi – Con le immagini ancora scolpite nella mente, aspettavamo con ansia che le autorità intervenissero. Con la paura nel cuore, sperando solo che non fosse troppo tardi".