
Per più di vent'anni un piccolo pesce d'acqua dolce chiamato Moema claudiae era rimasto soltanto un nome in latino all'interno di qualche vecchio articolo scientifico. Un ricordo ormai sbiadito di una specie colorata che viveva nelle pozze temporanee della Bolivia amazzonica, e che molti ricercatori ormai consideravano perduto per sempre.
L'ultimo avvistamento risaliva infatti agli inizi degli anni Duemila, quando la specie fu scoperta in un'area che nel frattempo era stata completamente trasformata in terreni agricoli. E nonostante spedizioni e monitoraggi condotti per cercarlo, nessuno era più riuscito a trovare anche solo un singolo individuo. Per la scienza, Moema claudiae era ormai "In pericolo critico" secondo la Lista Rossa dell'IUCN e, con ogni probabilità, oramai estinto.
Poi è successo qualcosa che nessuno si aspettava più: in un piccolo stagno temporaneo, nascosto in ciò che resta di una porzione di foresta circondata da campi e fattorie, un team di ricercatori è riuscito a ritrovarlo. E la sua "riscoperta", annunciata in uno studio pubblicato su Nature Conservation, ha dato una seconda possibilità a un'intera specie.
Un piccolo pesce colorato che "muore" e "rinasce" ogni anno

A firmare la scoperta sono Heinz Arno Drawert e Thomas Otto Litz, che durante una recente spedizione hanno individuato una piccola popolazione di Moema claudiae in una pozza effimera. Sono ambienti che esistono solo per pochi mesi l'anno, raccogliendo l'acqua delle piogge e diventano vere e proprie "culle" per i cosiddetti pesci "stagionali", poi si prosciugano completamente "uccidendo" tutti gli adulti.
Questi pesci, per sopravvivere, hanno quindi sviluppato una strategia quasi incredibile: le loro uova sono in grado di resistere sepolte nel fango secco per mesi, in attesa del ritorno dell'acqua che le farà schiudere a darà il via a un nuovo ciclo stagionale. Questo ritrovamento non è però soltanto la prima conferma ufficiale dell'esistenza di questa specie dopo due decenni, ma ha anche permesso agli studiosi di osservare e fotografare per la prima volta animali vivi in natura.

"Per me è qualcosa di speciale aver riscoperto Moema claudiae", ha infatti raccontato in un comunicato Litz. "Ora abbiamo davvero l'opportunità di preservare la specie in natura. Sono ancora più felice perché il professor Wilson Costa (che ha descritto ufficialmente la specie nel 2003, ndr) la dedicò a sua moglie Claudia: ringrazio entrambi per anni di collaborazione e supporto".
L'unico stagno in cui è stato trovato è "soffocato" dall'espansione agricola

Lo stagno in cui è ricomparso Moema claudiae, però, custodiva un'altra sorpresa: insieme a lui vivevano altre sei specie di pesci stagionali. Significa che quel minuscolo frammento di habitat, secondo gli autori, ospita il gruppo geneticamente più diversificato di questi pesci mai documentato al mondo. La zona in cui si trova, un punto d'incontro tra la foresta amazzonica e le pianure dei Llanos de Moxos, è infatti un mosaico ecologico unico. Ed è proprio questa complessità a favorire una biodiversità così ricca e fragile allo stesso tempo.
Fragile, perché il paesaggio che circonda lo stagno effimero sta cambiando a un ritmo impressionante. Negli ultimi 25 anni, la Bolivia ha perso quasi 10 milioni di ettari di foreste, molte delle quali ospitavano stagni, pozze e zone umide essenziali. La deforestazione, alimentata dall'espansione agricola, sta ancora accelerando e mette a rischio un numero crescente di specie che dipendono da questi ambienti tanto effimeri, quanto fondamentali.

Proprio per questo, i due ricercatori insistono: se non si interviene subito, quel piccolo stagno, attualmente l'unico posto nel mondo in cui vive questa specie, potrebbe sparire presto. E con esso potrebbe scomparire per sempre anche uno dei più straordinari "hotspot" mondiali per la diversità dei pesci stagionali.
Una seconda possibilità per salvare un'intera specie

L'allarme lanciato dagli scienziati è quindi quanto mai urgente: "Se non riusciremo a frenare l'espansione irrazionale della frontiera agricola nelle pianure boliviane, rischiamo di perdere alcuni degli ecosistemi terrestri e acquatici più importanti del pianeta", ha sottolineato Drawert. "E con essi i servizi fondamentali che ci offrono. Non potremo mai parlare di vero benessere sociale ed economico se non preserviamo la funzionalità degli ecosistemi che lo rendono possibile".

La ricomparsa di Moema claudiae è quindi una buona notizia, ma è anche un campanello d'allarme. Ci regala una seconda possibilità per poter rimediare agli errori compiuti e salvare così un'intera specie, ma ci mette anche di fronte alla continua e incessante trasformazione dei territori che alimentano la crisi della biodiversità. Un singolo stagno dimenticato tra i campi ci restituisce una specie che credevamo di aver perso, ma bisogna fare di più per evitare di cancellare altri pezzetti unici di biodiversità senza che nemmeno ce ne accorgiamo.