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C'è un tratto di mare nel Tirreno, quello che bagna le coste del Lazio e della Campania, dove ogni primavera si consuma una strage silenziosa che si ripete con inquietante regolarità. A farne le spese sono le berte minori, uccelli marini notturni, già minacciati, e che ogni anno tornano a nidificare lungo le scogliere e sulle piccole isole del Mediterraneo. Solamente nell'ultimo mese, lungo questo tratto di costa tra il Litorale Domitio e il lungomare di Latina, sono stati trovati oltre 280 uccelli spiaggiati ormai morti. Un numero impressionante, che nasconde una realtà ancora più grave: per ogni corpo restituito dal mare, molti altri si inabissano senza lasciare tracce.
A lanciare l'allarme sono la Lipu, Ornis Italica e l'Associazione ARDEA, che parlano di una vera e propria strage invisibile. "I nostri mari stanno diventando trappole mortali", spiega a Fanpage.it Rosario Balestrieri, ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn e presidente di ARDEA. "Le vittime di bycatch – cioè la cattura accidentale negli strumenti da pesca – non sono una prerogativa italiana. Si stima che ogni anno, nei mari europei, circa 200.000 uccelli marini muoiano così. Ma in Italia, a differenza di altri paesi, non si sta facendo abbastanza per affrontare il problema". Questa del 2025 è infatti solo l'ultima triste conferma di un fenomeno ciclico che va avanti da anni .
Un fenomeno sottostimato che si ripete ogni anno: gli uccelli vittime del bycatch

Nel maggio del 2024, solamente lungo il litorale romano, furono recuperate in un solo giorno 95 berte morte. E anche allora, l'Istituto Zooprofilattico non lasciò spazio a molti dubbi: i segni sugli animali indicavano un'imbrigliamento nelle reti e una morte acuta, avvenuta in mare. La berta minore (Puffinus yelkouan), una specie considerata "Vulnerabile" nella Lista Rossa IUCN, trascorre buona parte della sua vita in mare aperto, per poi tornare a terra solamente per riprodursi. In questa fase, i genitori si alternano ogni notte per effettuare lunghi viaggi di foraggiamento tra il nido le aree di pesca in mare aperto. È in queste tratte che, immergendosi per catturare i pesci, rischiano di finire intrappolate nelle reti o negli ami da pesca.

"Siamo anche in un momento delicatissimo", aggiunge Giorgia Gaibani, responsabile Rete Natura 2000 e difesa del territorio per la Lipu. "La morte di uno dei genitori può significare anche la condanna per i piccoli rimasti nei nidi. È un fenomeno di una gravità enorme e sicuramente sottostimato. Come Lipu, abbiamo già segnalato in passato questo triste fenomeno e la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro il nostro Paese per l'inadempienza rispetto alle Direttive Habitat e Uccelli". Proprio per questo, Lipu, ARDEA e Ornis Italica hanno avviato una campagna di citizen science, chiedendo a chiunque frequenti la costa di segnalare la presenza di berte, negli ultimi anni sempre più numerose in questo tratto di mare, carcasse e reti da pesca sospette.
Gli ornitologi chiedono di agire: "È necessario fare qualcosa quanto prima"

Un lavoro fondamentale per costruire una mappa del rischio, studiare il fenomeno e capire dove e come intervenire. Perché ogni tratto di costa, ogni tipo di rete e ogni specie coinvolta richiedono soluzioni specifiche. "Esistono già strumenti di mitigazione, come i dissuasori visivi simili a rapaci, che in certi contesti funzionano", continua Gaibani. "Ma per sapere se possono essere efficaci anche qui, bisogna prima studiare il fenomeno a fondo. Questo fenomeno non è occasionale, ma sistematico e sottostimato. La mole di evidenze già raccolte e che raccoglieremo permetterà di rafforzare la nostra richiesta alle autorità di intervento urgente. È necessario fare qualcosa quanto prima".

Ed è proprio questo che chiedono gli ornitologi: monitoraggi, raccolta dati e misure concrete. "La speranza è che questi eventi non restino solo numeri su un foglio o fotografie su un cellulare – conclude Balestrieri – Questi uccelli, con i loro canti notturni, hanno anche ispirato il mito delle sirene. Sarebbe tragico lasciarli morire in silenzio, annegati nella rete di chi non vuole ascoltare il loro grido d'allarme". Nel frattempo, le onde stanno continuando a restituire i corpi di berte morte, alcuni con ancora ami e lenze da pesca avvolti ai loro becchi. Gli ornitologi continuano a studiare e a monitorare la portata di questa strage e chiunque può contribuire compilando un form online per inviare la propria segnalazione.