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Quando si adotta un cane da un canile o anche da un rifugio si è messi di fronte a un modulo da firmare in cui la persona si impegna a sterilizzare o castrare l'animale entro un determinato tempo dall'affidamento. Molte persone si chiedono se quanto hanno accettato sia poi un vero e proprio obbligo di legge e tanti, anche, si interrogano sul perché sia posta questa condizione all'adozione.
Abbiamo chiesto all'avvocata Laura Mascolo, esperta in diritti degli animali, di chiarire alcuni aspetti di questa prassi che è comune in tutte le regioni italiane.
Prima di tutto: i canili e i rifugi sono obbligati dalla legge a far firmare il consenso alla sterilizzazione o alla castrazione da parte di chi adotta?
In linea generale, la Legge n. 281 del 1991 (“Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”) individua la sterilizzazione proprio come uno dei mezzi attraverso il quale attuare un piano di controllo delle nascite della popolazione dei cani e dei gatti, ritenendolo uno dei principi per la prevenzione e lotta al randagismo. Lo Stato però rimanda alle Regioni e ai Comuni la realizzazione di tale principio, stabilendo un obbligo a carico del servizio sanitario veterinario nazionale per “I gatti che vivono in libertà”, che devono essere sterilizzati prima di essere riammessi nel loro gruppo. All’art. 4, poi, così come aggiornato dal 2008, si prevede che “I Comuni, singoli o associati, e le comunità montane provvedono prioritariamente ad attuare piani di controllo delle nascite incruenti attraverso la sterilizzazione” proprio in riferimento a canili e rifugi, i cui criteri andranno stabiliti con legge regionale. Di conseguenza avremo una realizzazione potenzialmente diversa e frammentata dei principi stabiliti dalla legge quadro nazionale.
La legge dunque prevede un obbligo dei Comuni ad attuare piani di controllo delle nascite della popolazione canina attraverso la sterilizzazione. Le singole regioni, poi, prevedono come attuare questo piano: la maggioranza lo fanno con un obbligo dei canili e rifugi alla sterilizzazione dei cani ceduti e adottati dai privati.
Ci fa qualche esempio?
La legge regionale della Campania n. 3/2019, ad esempio, prevede esplicitamente che “gli animali dei canili ceduti a privati o alle associazioni richiedenti sono anagrafati e sterilizzati prima della cessione”. L’unica eccezione riguarda i cuccioli di età inferiore ai sei mesi, la cui cessione avviene con impegno scritto da parte del futuro adottante a provvedere alla sterilizzazione dell’animale una volta raggiunta l’età idonea. Quest’obbligo, peraltro, non mi risulta sanzionato dalla legge stessa.
La legge regionale della Puglia n. 2/2020, oltre a prevedere il pagamento della retta dei cani ricoverati solo per quelli sterilizzati, nel caso di cessione di animali non sterilizzati per motivi di età o di salute, stabilisce anche l’obbligo agli affidatari, previo accordo con il servizio veterinario competente per territorio, di condurre gli stessi presso gli ambulatori dei servizi veterinari della ASL o strutture regolarmente convenzionate con gli stessi, per essere sottoposti a intervento di sterilizzazione chirurgica e solo dopo la sterilizzazione, l’affidamento potrà essere trasformato in adozione.
Il Regolamento regionale per la prevenzione del randagismo della Regione Lombardia prevede che "L'animale può essere affidato già sterilizzato oppure con l'impegno, da parte dell'affidatario, a procedere alla sterilizzazione".
Qual è dunque l'obiettivo primario per cui si richiede alle persone di provvedere alla castrazione e alla sterilizzazione dell'animale?
L’obiettivo è proprio quello di contenere il randagismo attraverso il controllo e la limitazione delle nascite e prevenire alcune malattie. Purtroppo ogni animale che nasce riduce la possibilità di altri animali già detenuti in canili e rifugi di essere adottati, oltre ad andare ad aumentare la popolazione canina presente in un dato territorio. Nel caso di animali liberi sul territorio, sia che siano cani che gatti, questi, se non sottoposti a sterilizzazione o castrazione andranno ad aumentare in maniera esponenziale il numero degli individui presenti sul territorio, facendo diventare ingestibile il fenomeno. La sterilizzazione, secondo alcuni esperti, previene anche una serie di possibili patologie ma, come sempre, si registrano pareri medici discordanti sul punto.
Che valore giuridico ha il modulo firmato?
Generalmente è un negozio giuridico tra due soggetti, quindi obbliga in varie forme e a vario titolo la persona che adotta a sottoporre l’animale alla sterilizzazione: per capire di quale negozio giuridico si tratta o di quale tipologia di atto ricalca le forme, bisognerebbe verificare il singolo modulo o accordo.
La persona ha dunque l'obbligo di procedere?
In linea di principio sì (se si pensa ad un inadempimento e risoluzione del contratto): bisognerebbe esaminare il singolo modulo, per capire che tipo di conseguenza è pattuita (una penale, la restituzione dell’animale, la presentazione coatta presso un struttura pubblica per la sterilizzazione, etc). Chiaramente una cosa però è l’obbligo che è imposto e che si assume liberamente, altra cosa è farlo rispettare.
Ci possono essere delle controindicazioni alla sterilizzazione che riguardano il benessere psico fisico del cane. Cosa deve fare una persona che non vuole procedere?
Premesso sempre che è necessario verificare che tipo di atto si è firmato, per capire bene la situazione è necessario verificare il caso di specie, cioè capire che tipo di obbligo si è assunto e a che condizioni, oltre a verificare la normativa vigente in un dato territorio e le modalità che impone agli adottanti. In ogni caso la valutazione comportamentale nonché quella anche fisica che porta una persona a decidere che non vuole far sterilizzare il cane deve essere accertata da un veterinario (esperto in comportamento ad esempio se afferisce alla sfera psichica).