;Resize,width=638;)
Immaginiamo una realtà in cui un sistema a semaforo indica dove possiamo andare a passeggio con il cane in libertà, dove è assolutamente necessario tenerlo al guinzaglio e dove proprio non è consentito andare insieme al nostro compagno a quattro zampe.
E' la proposta che arriva da parte dei ricercatori dell'Università di Exeter nel Regno Unito che hanno prodotto un report finalizzato a migliorare la convivenza tra tutte le specie, lì dove i cani possono procurare loro malgrado problemi alla fauna selvatica.
Come funziona il "semaforo per cani": il progetto dei ricercatori
"Paws for Thought" è il nome che gli autori hanno dato alla loro analisi, da cui emerge che sono ben 12 milioni e mezzo i cani che vivono in Gran Bretagna: un numero che è aumentato del 30% dopo la pandemia di Covid-19 e che sta producendo un impatto negativo sulla biodiversitài. In particolare gli esperti sottolineano quanto la presenza dei così tanti "migliori amici dell'uomo" va ad incidere sulla qualità della vita di specie come gli uccelli, che per lo spavento si allontanano dai nidi, o anche a ledere l'ambiente per la dispersione degli agenti contenuti negli antiparassitari che inquinano i corsi d'acqua.
L'idea del semaforo, così, nasce da un'esigenza di tutela e convivenza non pericolosa e prevede che vi siano delle indicazioni chiare, utilizzando i tre colori per dare indicazioni chiare alle persone di riferimento.
Zona verde: libertà di correre senza guinzaglio, accesso a fontanelle, sacchetti e bidoni per le deiezioni.
Zona ambra: “paws on paths”, ovvero zampa sul sentiero. Guinzaglio obbligatorio in presenza di altri animali.
Zona rossa: divieto di ingresso ai cani nel caso di aree di riproduzione di uccelli che nidificano a terra, spiagge frequentate da cuccioli di foca o habitat particolarmente delicati.
Cos'è l'approccio One Health e perché fa bene a tutte le specie, uomo compreso
L’approccio proposto è quello universalmente riconosciuto come "One Health": ovvero una visione della salute che integra tutte le specie viventi, umani compresi, nell'ottica che solo si guarda al benessere di ogni essere vivente allora si può davvero proteggere l'interesse alla salute di tutti e così anche il rispetto della biodiversità e la salvaguardia del Pianeta.
Uno degli autori del report, David Bavin, ha così commentato il lavoro: "La maggior parte dei proprietari di cani non vuole disturbare la fauna. Dare indicazioni chiare e credibili è il modo migliore per evitare conflitti".
Anche in Italia la convivenza fra cani e altre specie, nonché il loro impatto sulla natura, è un argomento che viene spesso trattato con poca attenzione e che determina contestazioni feroci come se gli animali sono responsabili e non le persone che vivono con loro. Un modello “semaforo”, qualora però sia ben comunicato e con la necessaria attenzione da parte dei cittadini quando si spostano in aree naturali, potrebbe avere dei vantaggi anche economici e di gestione da parte dei Comuni. Già solo se riflettiamo sulla quantità di ordinanze, tutte identiche, che vietano l'accesso ai litorali ai cani senza alcun motivo valido mentre in altre zone maleducati non badano alla presenza di nidi di tartarughe, giusto per fare un esempio, ci sarebbe una regola unica ma condivisa e basata su dati oggettivi.
Altro elemento non da poco, un sistema del genere punta all'educazione delle persone e non sempre e solo al comminare pene o sanzioni amministrative come di solito, invece, avviene nel nostro Paese e come dimostra anche la recente legge sul reato di maltrattamento degli animali che è stata approvata.