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2 Ottobre 2025
11:49

Seicento mila euro per uccidere animali domestici “rinselvatichiti”: il piano della Regione Lazio

Un bando della Regione Lazio con fondi destinati ai Comuni che effettueranno interventi sul campo diretti alla cattura e all'uccisione di mucche, cavalli, capre, maiali e anche cani e gatti "rinselvatichiti", ovvero sfuggiti al controllo umano. La Lav prepara il ricorso al Tar, Enpa: "Ad eseguire le operazioni, ovviamente, anche i cacciatori"

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Seicento mila euro per catturare e uccidere animali domestici in libertà al fine di "limitare i danni all’agricoltura, tutelare la biodiversità e ridurre i rischi sanitari". Questa la colpa, dunque, di mucche, capre, maiali e anche cani e gatti che da quando sono privi di un riferimento umano hanno "ottenuto" l'etichetta di "inselvatichiti" in un territorio in cui la mancata gestione del loro sfruttamento è stata del tutto lasciata senza alcun controllo da parte delle istituzioni.

Quasi mezzo milione di euro è dunque la "taglia" che la Regione Lazio ha predisposto nei confronti di quegli animali che provengono praticamente dal mondo agricolo, dall'allevamento o dal possesso non responsabile. E molti, poi, sono quelli che erano pure destinati alla macellazione clandestina.

Uccisione degli animali rinselvatichiti nel Lazio: la reazione delle associazioni animaliste

Lì dove chi di dovere non è stato capace di monitorare prima, ecco dunque la soluzione: una delibera dello scorso giugno in cui è stato approvato un piano che punta alla distribuzione dei fondi ai Comuni che applicheranno sul campo gli "interventi", ovvero soldi che saranno stanziati a chi abbatterà più capi secondo un piano definito utile per il "controllo della fauna selvatica".

Chiaramente le associazioni animaliste sono scese in campo, con la Lav che ha dichiarato che adirà il Tar per fermare la delibera e che ha reso noto che i Comuni di Carpineto Romano e Montelanico hanno già ricevuto 120 mila euro per “la realizzazione di interventi mirati alla gestione e alla definitiva risoluzione della criticità, a tutela della sicurezza pubblica, dell’ambiente, della sicurezza stradale e delle attività produttive locali”.

Bianca Boldrini, Responsabile LAV Area Animali Negli Allevamenti, commenta così l'attuale situazione: "Oltre che sorprendente, appare anche alquanto grave che a stanziare soldi per catturare ed uccidere gli animali liberi sul territorio sia la Regione, che, ricordiamo, in quanto tale ha il compito, attraverso le Aziende Sanitarie Locali, di vigilanza e controllo degli animali ‘da allevamento' e del loro ambiente per salvaguardare la salute animale e tutelare il benessere degli animali stessi. Una simile attività di vigilanza non sembrerebbe essere quindi stata adeguatamente svolta dalla Regione, che ora vuole risolvere drasticamente una questione ciclica che si protrae da anni".

Anche l'Enpa è scesa subito in campo: "Anziché regalare 600.000 a chi ucciderà gli animali inselvatichiti – che non si sa in base a quali dati scientifici sembrerebbero distruggere la biodiversità ed essere pericolosi – i vertici della Regione pensassero al recupero della fauna selvatica ferita, che fa capo alla Regione. Da anni si ignora totalmente tale problematica, addossando sul volontariato e sui cittadini il salvataggio di specie che sono patrimonio indisponibile dello Stato, e che possono essere anche potenzialmente pericolose – volpi, istrici, ma anche aironi, gabbiani e rapaci feriti possono reagire attaccando con morsi, beccate o artigliate le persone. Non si tratta solo di etica, ma del rispetto della legge nazionale 157 del 1992 nonché dell’art. 9 della Costituzione … Ad eseguire le operazioni, ovviamente, anche i cacciatori".

Perché la Regione Lazio vuole uccidere gli animali "rinselvatichiti"

Gli interessi in gioco sono diversi e la scelta sembra più politica che altro, con la pressione del mondo agricolo e anche venatorio che continua a determinare scelte che con il benessere animale ma anche con il concetto di One Health hanno poco a che fare. La decisione della Regione non tiene conto di altri metodi di controllo e gestione della fauna selvatica ma, in questo caso, evidentemente nemmeno di quella di allevamento o di "possesso responsabile". Come sottolineano dalla Lav, infatti, "resta da chiedersi come tutti questi animali siano arrivati sul territorio e in che modo si siano raggiunti numeri considerevoli di bovini ed equidi liberi. La stessa Regione, nei provvedimenti, fa riferimento a ‘non ultimo il fenomeno delle macellazioni clandestine', che evidentemente va avanti da tempo ed è diretta conseguenza della mala gestione degli animali da parte di alcuni allevatori, ma anche di carenza nei controlli da parte della Asl competente e quindi della Regione e di scarico di responsabilità delle amministrazioni comunali".

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