UN PROGETTO DI
26 Maggio 2025
15:49

Se ci fanno male i denti, la colpa è di un pesce vissuto quasi 500 milioni di anni fa

I denti si sono evoluti prima per percepire l’ambiente, non per masticare. Erano "sensori" sulla pelle dei primi pesci vissuti centinaia di milioni di anni fa come Eriptychius, poi si sono spostati in bocca mantenendo la loro sensibilità.

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Scansione ai raggi X di una razza, in cui si vedono i dentelli dermici simili a denti. Immagine di Yara Haridy

L'origine esatta dei denti e la loro funzione sono state a lungo un vero e proprio enigma per gli scienziati. Oggi sappiamo bene quale sia la loro funzione e rappresentano uno dei tratti più distintivi di tutti i vertebrati, ma la loro esatta evoluzione è da tempo oggetto di forte dibattito. Ora, abbiamo un importante elemento in più che ci aiuta a chiarire l'origine evolutiva dei denti (e della loro forte sensibilità) e che ci porta indietro di circa mezzo miliardo di anni, quando non servivano affatto per masticare.

Anzi, non stavano nemmeno in bocca e probabilmente anche per questo sono ancora così sensibili. Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature e condotto da Yara Haridy, ricercatrice dell'Università di Chicago, i primi denti non si sono di certo evoluti per mordere o masticare, ma per "sentire" l'ambiente circostante. Sì, proprio così: i nostri antenati avevano già denti molto sensibili, ma non li avevano in bocca, bensì sparsi sulla pelle come dei piccoli "sensori".

I denti prima dei denti

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Rappresentazione artistica del primo vertebrato privo di mandibole, Astraspis, attaccato da uno scorpione marino Megalograptus. Illustrazione di Brian Engh

Per comprendere davvero questa storia dobbiamo tornare indietro, molto indietro, a quando gli oceani del Cambriano – oltre 500 milioni di anni fa – erano pieni di strani animali corazzati e privi di mascelle. In quel mondo primordiale viveva anche un piccolo animale chiamato Anatolepis, a lungo ritenuto il primo pesce della storia. Il suo corpo era coperto da un esoscheletro rigido, cosparso di strutture simili a denti chiamate odontodi, che si pensava contenessero dentina, la stessa sostanza che oggi rende sensibili i nostri denti.

Ma qualcosa non tornava e Haridy, grazie a scansioni dettagliate ai raggi X, ha riesaminato quei fossili microscopici – alcuni più piccoli della punta di uno stuzzicadenti – e ha scoperto che le strutture di Anatolepis assomigliavano molto di più ai sensilli e ai "peli" degli artropodi, gli organi sensoriali che ancora oggi permettono a insetti, crostacei e aracnidi di percepire vibrazioni, temperatura e odori. Risultato? Anatolepis è stato "declassato": non era un pesce, ma un invertebrato, e quelli non erano gli "antenati" dei nostri denti.

Il primo pesce con i denti sulla "schiena"

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Uno squalo bambù ai raggi X. Anche questi pesci hanno dentelli dermici simili a denti. Immagine di Yara Haridy

Quei "quasi denti" non erano altro che organi sensoriali per orientarsi nelle acque torbide, ma se Anatolepis è stato escluso dal club dei pesci, a prendere il suo posto come primo possessore di denti veri e propri è ora Eriptychius, un vertebrato dell'Ordoviciano vissuto circa 465 milioni di anni fa. Sul suo corpo, gli scienziati hanno trovato odontodi dotati di vera dentina, strutture dure e nervose capaci di percepire stimoli dall'ambiente circostante.

E qui arriva il colpo di scena: anche alcuni pesci "moderni", come squali, razze e pesci gatto, hanno odontodi sulla pelle. Minuscoli denti esterni che non servono per masticare, ma sono collegati a numerose terminazioni nervose. In altre parole, sono denti sulla pelle altamente sensibili. Esattamente come quelli che abbiamo in bocca. Ma allora, come sono finiti anche nelle nostre fauci? Secondo Haridy, tutto è cominciato quando alcuni pesci "primitivi" hanno sviluppato le prime mascelle.

Dalla pelle alla bocca, la sensibilità è la stessa

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I denti erano organi sensibili presenti sulla pelle e poi, nel corso dell’evoluzione, si sono "spostati" verso la bocca quando sono comparsi i primi vertebrati dotati di mascelle

In un mondo sempre più competitivo, dove essere predatore o preda dipendeva anche da minuscoli dettagli evolutivi, avere piccoli denti sensibili intorno alla bocca ha dato un vantaggio enorme ai primi animali dotati di mascelle. Grazie ai denti, potevano infatti afferrare meglio le prede, sentirne il movimento, avvertire pressioni e vibrazioni. Col tempo, alcuni di quegli odontodi si sono quindi "spostati" definitivamente nella cavità orale, dove si sono ulteriormente specializzati e hanno assunto il ruolo che oggi tutti conosciamo: masticare.

Ma non hanno mai perso la loro antica funzione sensoriale. Ecco perché, ogni volta che un gelato ci fa venire un brivido lungo la schiena o una carie ci fa lacrime gli occhi dal dolore, dovremmo pensare a Eriptychius e ai nostri lontanissimi antenati marini. Perché quel dolore non è un difetto, ma una retaggio evolutivo. Un'eredità che risale a quando i denti non erano denti e non servivano per masticare, ma per sopravvivere in mare primordiale e ostile pieno di strani animali senza occhi, senza mascelle, ma con sensi affilati come rasoi.

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