UN PROGETTO DI
3 Maggio 2025
16:50

Salvato dall’estinzione, il martin pescatore di Guam torna riprodursi in natura dopo quasi 40 anni

Il martin pescatore di Micronesia o di Guam si è estinto in natura alla fine degli anni 80, ma grazie ad alcuni individui allevati in cattività la specie è stata salvata dall'estinzione. Lo scorso anno, nove uccelli sono stati liberati sull'atollo di Palmyra, nel Pacifico, e ora stanno nidificando e deponendo per la prima volta le loro uova in totale autonomia.

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Estinto in natura negli anni 80, la specie è stata reintrodotta sull’atollo di Palmyra nel 2024 e ora si sta riproducendo per la prima volta. © Martin Kastner TNC–ZSL

Dopo quasi quarant'anni da quando l'ultimo martin pescatore di Micronesia o di Guam si è estinto in natura, sull'atollo di Palmyra, nel Pacifico centrale, la specie è tornata finalmente a riprodursi. Conosciuto in lingua locale come sihek, il martin pescatore di Micronesia è stato dichiarato estinto in natura nel 1988, ma grazie ad alcuni individui allevati in cattività e liberati a Palmyra nel 2024, la specie è stata salvata per un soffio dall'estinzione e ora è riuscita a nidificare e deporre le prime uova in totale autonomia.

Il martin pescatore di Guam (Todiramphus cinnamominus) si è estinto a Guam alla fine degli anni 80 a causa del serpente bruno arboricolo (Boiga irregularis), una specie invasiva introdotta accidentalmente durante la Seconda Guerra Mondiale e che ha devastato la fauna dell'isola. Ma il destino del sihek non era evidentemente ancora segnato: gli ultimi 29 uccelli sopravvissuti vennero coinvolti in un ambizioso progetto di conservazione finalizzato a far riprodurre la specie in cattività e a salvarla dall'estinzione.

Estinto in natura negli anni 80, la specie è stata reintrodotta in natura nel 2024

E dopo a decenni di impegno da parte di biologi, ornitologi e zoo di tutto il mondo, il sihek è tornato finalmente in natura nel 2024, ma non solo. Ora, primi nove individui liberati lo scorso anno a Palmyra hanno iniziato a scavare nidi, cacciare gechi e ragni e, soprattutto, a deporre le loro prime uova in totale autonomia. Queste prime nidificazioni in natura sono il segnale inequivocabile che il progetto e la reintroduzione sono stati un successo e che gli uccelli si sentono finalmente "a casa".

"Tutti e nove non solo stanno sopravvivendo, ma stanno già scrivendo il prossimo capitolo della loro storia", ha raccontato in un comunicato Caitlin Andrews, ornitologa della Zoological Society of London che coordina il progetto. "Vederli seguire i loro istinti naturali ci dà speranza: forse un giorno il sihek potrà tornare anche nella sua isola d'origine, Guam". Ma il ritorno in natura del sihek non è stata affatto un'operazione semplice: ci sono voluti anni di allevamento in cattività, osservazione, tentativi e perfezionamento delle tecniche di rilascio.

Un traguardo importante, ma la strada è ancora lunga

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Un adulto si affaccia dal nido costruito nella cavità del tronco di una palma. © Martin Kastner TNC–ZSL

Gli esperti delle 25 strutture coinvolte – tra cui diversi zoo – hanno allevato gli uccelli fino a creare una popolazione in cattività di oltre 120 individui. E alcuni di quei sihek che sono tornati a riprodursi per la prima volta in natura, sono stati allevati a mano e accuditi quasi come dei figli prima del viaggio finale verso Palmyra. Charlotte James dello zoo di Londra, che ha partecipato all’operazione, ha descritto così questo grande ritorno: "L'anno scorso li tenevamo tra le mani quando erano ancora pulli… e oggi li vediamo intenti a costruire il loro futuro".

Queste prime nidificazioni a Palmyra sono solo il primo passo per il definitivo ritorno del martin pescatore di Micronesia. Le coppie sono giovani e inesperte e non è detto che queste prime uova si schiuderanno e porteranno all'involo dei piccoli. Ma il fatto stesso che ci stiano provando è un importante traguardo per l'intero progetto. È la prova che la conservazione funziona e che è possibile invertire la rotta del declino della biodiversità. E in un mondo in cui le brutte notizie sugli animali selvatici sembrano non finire mai, ne avevamo proprio bisogno.

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