
Un gatto selvatico (Felis silvestris), uno degli animali più rari ed enigmatici dell'ecosistema italiano, è stato avvistato nella Riserva Naturale Regionale Selva del Lamone grazie al monitoraggio del progetto Rerum.
Si tratta di un piccolo felino selvatico presente con diverse sottospecie in Africa, Asia sud-occidentale e centrale, e in Europa. In Italia questo felino si trova soprattutto nell'area Nord-orientale e in quasi tutta l'area appenninica. Le immagini raccolte tra Lazio e Toscana sono così interessanti perché ci raccontano qualcosa in più sulla sua espansione territoriale, e ci mostrano la danza della predazione con la lepre nel territorio della provincia di Viterbo.
Cosa ci dice l'ultimo avvistamento del gatto selvatico: comportamento e strategie di predazione
Oltre 80 specie di uccelli, sei specie di serpenti, tutti i grandi mammiferi attesi e migliaia di ore di registrazione: sono i primi risultati del progetto Rerum nella Selva del Lamone, dove fototrappole e registratori acustici stanno documentando la vita nascosta della foresta. Un patrimonio di dati che racconta non solo chi abita questi luoghi, ma soprattutto come le specie interagiscono e rispondono ai cambiamenti.
Tra queste c'è anche il gatto selvaticom, la cui documentazione attraverso le fototrappole arricchisce la conoscenza sulla loro distribuzione e comportamento. I dati rivelano infatti strategie sorprendenti nella relazione tra lepre e gatto selvatico, come spiega Paolo Viola, ricercatore consulente del progetto RERUM: «La lepre segue un ritmo bimodale, con due picchi principali all'alba e al tramonto, mentre il gatto mantiene un'attività più costante che si prolunga nella notte». «Questo modello suggerisce una dinamica predatore-preda, con il gatto che calibra i propri movimenti su quelli della sua preda».
Avvistare un gatto selvatico non è per niente facile, infatti viene avvistato solitamente con l'ausilio di fototrappole, strumenti che servono per catturare immagini di animali selvatici senza che sia necessaria la presenza del fotografo sul posto. Unico caso di immagini dal vivo recenti è stato quello del fotografo amatoriale Mauro Gerardo che ha immortalato un esemplare nel Bellunese.
Anche nel caso della Selva del Lamone sono state necessarie le fototrappole per riprendere l'animale. Il gatto selvatico non è stato l'unico a mostrare un comportamento inedito: "Le fototrappole e le registrazioni acustiche ci permettono di osservare la fauna in modo continuo, anche quando non siamo sul campo – aggiunge Viola – Le migliaia di video e ore di audio raccolte ci offrono informazioni preziose su come le specie si adattano all'ambiente".
La biodiversità della Selva del Lamone
Le registrazioni documentano momenti inattesi delle dinamiche tra selvatici: un lupo che insegue una volpe, una cornacchia che segue un cinghiale per catturare gli insetti smossi dal terreno. Episodi che ricordano come la biodiversità sia fatta di relazioni dinamiche.
L'analisi delle oltre 80 specie di uccelli registrate, con 15 possibili nuove segnalazioni per la Riserva, attualmente in corso di verifica, rivela un pattern chiaro secondo il ricercatore: "La ricchezza si concentra negli ambienti eterogenei. Margini, radure, tratti di foresta mista: sono gli ecotoni a rivelarsi veri hotspot di biodiversità, perché offrono nicchie diverse e opportunità a un numero maggiore di specie".
Insieme a mammiferi e uccelli, il progetto Rerum ha dedicato un'attenzione particolare ai serpenti, importanti perché tollerano poco i disturbi antropici e gli ambienti degradati. Nonostante il grande valore per la ricerca ecologica si tratta di animali ancora circondati da timore e pregiudizi. "Sono organismi modello ideali per gli studi ecologici – spiega Ernesto Filippi, erpetologo che coordina parte del progetto – La loro presenza e distribuzione ci danno informazioni preziose sullo stato di salute degli ecosistemi".
I primi risultati confermano la presenza di sei specie: il veloce biacco, il più elusivo colubro liscio e la vipera comune; le due natrici legate all'acqua e il semi-arboricolo saettone comune. C'è però un'assenza significativa: il cervone, serpente di grandi dimensioni un tempo segnalato nella Selva, oggi non compare nei rilievi. Una mancanza che solleva interrogativi su possibili cambiamenti ambientali e pressioni antropiche, e che richiederà ulteriori approfondimenti.
"Abbiamo individuato transetti che attraversano diversi habitat, scelti considerando sia le caratteristiche ambientali sia le conoscenze pregresse – racconta Filippi – Le uscite sul campo avvengono mensilmente, adattandosi alle condizioni climatiche. Temperature e piogge influenzano molto l'attività dei serpenti, per questo manteniamo flessibilità nelle sessioni di rilevamento".