UN PROGETTO DI
17 Giugno 2025
19:30

Questo ragno uccide le sue prede in un modo davvero unico: vomita il veleno sulla ragnatela

Il ragno Uloborus plumipes non ha né zanne né ghiandole velenifere, ma non ha perso al sua letalità da predatore. Il veleno viene infatti prodotto nell'intestino e poi rigurgitato direttamente sulla seta che usa per avvolgere e immobilizzare le sue prede.

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Il ragno Uloborus plumipes non ha zanne in grado di avvelenare le sue prede, ma vomita una sostanza tossica sulla ragnatela per uccidere le sue prede. Foto da Wikimedia Commons

I ragni sono predatori eccezionali e usano le loro zanne velenifere per paralizzare e avvelenare le loro prede. C'è però una specie che ha deciso di distinguersi e di sovvertire questa (quasi) certezza. Si chiama Uloborus plumipes, è presente anche qui in Italia e apparentemente sembra un ragno come tanti altri, ma invece nasconde un'arma segreta tanto insospettabile quanto ingegnosa. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista BMC Biology ha infatti documentato per la prima volta nel dettaglio un comportamento che ha dell'incredibile: questo piccolo ragno, privo delle ghiandole velenifere, uccide le prede non con un morso velenoso, ma avvelenando la ragnatela.

Un veleno… vomitato sulla seta

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Le zanne di Uloborus plumipes (a sinistra) non hanno "fori" per inoculare il veleno come quelle di altri ragni (a destra). Immagine da Peng et al., 2025

A differenza di quasi tutti gli altri ragni, che iniettano il veleno direttamente nei corpi delle prede attraverso le zanne velenifere dei cheliceri – le appendici che si trovano sugli apparati boccali – Uloborus plumipes adotta una strategia radicalmente diversa. Quando una preda resta impigliata nella sua ragnatela, il ragno la immobilizza avvolgendola rapidamente con la seta. Fin qui, nulla di strano. Ma ecco il colpo di scena: invece di morderla, il ragno rigurgita una sostanza tossica direttamente sulla seta che avvolge la sua preda.

Un comportamento talmente peculiare e insolito per un ragno da sembrare quasi inventato. Eppure, un primo indizio era già presente in un vecchio articolo scientifico pubblicato dall'aracnologo Jacques Millot nel lontano 1931, dove un disegno accennava già a una simile modalità di caccia. È partendo proprio da quella traccia remota che un gruppo di ricercatori ha deciso di indagare più a fondo questo strano comportamento predatorio.

Né zanne velenifere, né ghiandole: il veleno è nell'intestino

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Questa specie produce il veleno all’interno dell’apparato digerente. Foto da Wikimedia Commons

Gli studiosi hanno raccolto alcuni ragni in ambienti urbani, come serre e vivai, tra Germania e Svizzera. Una volta portati in laboratorio, li hanno esaminati al microscopio e hanno scoperto qualcosa di sorprendente: questi ragni non possiedono le tipiche ghiandole velenifere nella testa, né i dotti attraverso cui iniettare sostanze tossiche attraverso le zanne. Al loro posto, hanno però trovato delle strutture muscolari anomale, dalla funzione fino a oggi rimasta sconosciuta.

Proseguendo con l'analisi, gli autori hanno anche individuato che i geni responsabili della produzione delle tossine sono attivi nel tratto digestivo centrale. In pratica, il veleno viene sintetizzato all'interno dell'apparato digerente e poi espulso dalla bocca, probabilmente grazie alla contrazione di quei misteriosi muscoli cranici. I test condotti sul veleno rigurgitato hanno poi dimostrato che si tratta di una tossina diversa da quelle prodotte dagli altri ragni, ma altrettanto efficace: iniettata su moscerini della frutta, è risultata letale.

Un altro modo per essere ragni

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U. plumipes ha perso la capacità mordere avvelenando le sue prede, ma non la sua letalità. Foto da Wikimedia Commons

Il ragno Uloborus plumipes non può mordere e inoculare alcun veleno nel corpo delle sue prede come fanno gli altri ragni. Eppure, questo studio dimostra è che l'assenza di un'arma tanto efficace e diffusa in questo gruppo di aracnidi, non implica necessariamente l'assenza di letalità. Questo ragno ha semplicemente reinventato il modo di essere un ragno, sfruttando in maniera a dir poco unica le trappole di seta usate dai suoi simili "solo" per catturare o immobilizzare le proprie prede.

Dal punto di vista evolutivo, la scoperta è estremamente affascinante: suggerisce che, in certi contesti ecologici, possa emergere una strategia completamente alternativa per sottomettere le prede. Invece di perfezionare zanne e ghiandole, U. plumipes ha spostato la produzione del veleno nell'intestino e l'ha trasformata in un "rivestimento mortale" per la sua seta. E il fatto che questo veleno venga prodotto in maniera così insolita potrebbe anche fornire spunti per lo sviluppo di nuove sostanze bioattive, magari anche in campo medico o biotecnologico.

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