
Alcuni animali fanno cose che sembrano uscite da un racconto surreale. Una di queste è la lacrimofagia, ovvero letteralmente nutrirsi di lacrime di altri animali. Lo fanno soprattutto le falene che vivono in zone tropicali, dove si vedono spesso posarsi sugli occhi di coccodrilli e tartarughe per bere le loro lacrime.
Tuttavia, di recente questo fenomeno è stato osservato per la prima volta anche più a nord, negli Stati Uniti, grazie a una fototrappola piazzata nei boschi del Vermont. Uno studio recente, pubblicato sulla rivista scientifica Ecosphere, documenta e racconta così, con tanto di foto, come le falene bevono anche le lacrime di alce, il cervide più grande del pianeta.
Perché le falene bevono le lacrime di altri animali?

Tra l'1:44 e l'1:48 della notte del 19 giugno 2024, una fototrappola piazzata nel Green Mountain National Forest ha immortalato un grosso maschio di alce con alcune falene posate sul muso, concentrate soprattutto attorno agli occhi. In totale sono state scattate circa 80 immagini, tutte in pochi minuti. La cosa davvero sorprendente è che quelle 80 foto rappresentano l'unico caso di lacrimofagia osservato su oltre 247.000 immagini di alci raccolte in quasi 500 siti in diversi Stati americani. Un evento, quindi, estremamente raro.
Di norma, falene e farfalle si nutrono naturalmente del nettare dei fiori. Tuttavia, molte specie integrano la dieta cercando sali minerali e altre sostanze nutritive da fonti decisamente più insolite, come fango, carcasse di animali, escrementi o perfino il sudore umano. Questo comportamento è noto come puddling. Le lacrime, in questo senso, diventano quindi una risorsa molto preziosa, poiché contengono sodio e altri minerali essenziali spesso difficili da reperire nel nettare ed è per questo che alcuni insetti si nutrono delle secrezioni oculari di altri animali.
Fino a oggi, questo comportamento era stato documentato quasi esclusivamente nelle regioni tropicali, per esempio su tartarughe o coccodrilli dell'Amazzonia. Al di fuori dei tropici, esisteva un solo precedente: una falena osservata mentre beveva le secrezioni oculari di un cavallo. Il caso dell'alce rappresenta quindi una novità assoluta. Le immagini non permettono di identificare con certezza le falene, ma secondo gli autori si tratta quasi certamente di geometridi, una famiglia molto diffusa anche qui in Europa.
Un rischio per la salute degli alci?

Sia l'alce sia queste particolari falene rappresentano nuove specie per le quali la lacrimofagia non era mai stata documentata prima. A questo punto, verrebbe spontaneo chiedersi: ma le falene che infilano le loro spiritrombe negli occhi degli alci, non sono un pericolo per questi cervidi? Secondo gli autori, in teoria, insetti che entrano in contatto diretto con gli occhi potrebbero contribuire alla diffusione di malattie, come la cheratocongiuntivite, un'infiammazione che può provocare lesioni oculari e seri problemi alla vista negli alci.
Detto questo, non esistono attualmente prove che le falene o le farfalle abbiano mai trasmesso malattie attraverso il consumo di lacrime in altre specie animali e il rischio, quindi, viene considerato al momento piuttosto remoto. E così è bastata una fototrappola posizionata nel posto giusto al momento giusto, per scoprire un comportamento tanto assurdo e sorprendente che dimostra che in natura persino le lacrime possono diventare una risorsa vitale che non va sprecata.