
I gatti neri esercitano da sempre su di noi un certo fascino, non solo per la loro indiscutibile eleganza. Nel corso dei secoli, questi mici sono stati sempre avvolti da un alone di mistero che lo ha messi al centro di miti, superstizioni e, purtroppo, anche paure. In alcune tradizioni popolari – soprattutto qui in Europa – il gatto nero è stato spesso associato alla sfortuna, alla stregoneria o persino al diavolo.
Durante il Medioevo, si credeva per esempio che gli stregoni adottassero questi felini come "famigli", e in alcuni casi venivano persino uccisi per questa ragione. Alcune di queste credenze negative sono sopravvissute fino a oggi (tant'è che un comune vicino Barellona ha vietato le adozioni le periodo di Halloween) e proprio per contrastare questi pregiudizi, in Italia ogni 17 novembre si celebra la Giornata Nazionale Gatto Nero, dedicata a promuoverne l'adozione e a sfatare le superstizioni che ancora oggi sopravvivono.
La scelta del 17 novembre non è casuale e secondo l'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDA&A), ideatrice della ricorrenza, la data fu fissata nel 2007 proprio per attirare l'attenzione sulle discriminazioni che i gatti neri ancora subiscono e che talvolta portano persino a maltrattamenti, violenze o abbandoni. Il numero 17, in particolare, è in questo senso simbolico per l'immaginario italiano, perché associato da sempre alla "sfortuna".

L'obiettivo della giornata è quindi duplice, ovvero sensibilizzare l'opinione pubblica sulle false credenze che circondano i gatti neri da un lato, e incentivare la loro adozione, perché non siano esclusi o trascurati solo per il colore del loro mantello. Purtroppo, ancora oggi i gatti neri faticano più degli altri a trovare una famiglia e studi condotti nei gattili e nei rifugi mostrano che questi mici hanno tassi di adozione inferiori e una maggiore probabilità di eutanasia.
Questo fenomeno è conosciuto anche come "black cat bias" e non è solo una leggenda popolare, ma un pregiudizio diffuso che penalizza i mici neri. Ecco perché diventa importante una giornata dedicata a promuovere storie positive di adozione e incoraggiare più persone possibili a dare una possibilità anche ai mici più "in ombra". Naturalmente, intatti, il mantello nero dei mici non ha nulla a che vedere con "sfortuna" e "stregoneria" ed è tutt'altro che misterioso dal punto di vista biologico.

Il colore è il risultato di diverse varianti e mutazioni genetiche perfettamente naturali e che, in alcuni casi, sono estremamente vantaggiose per un predatore d'agguato come il gatto domestico. Tra i principali geni coinvolti ci sono il gene B (per il nero), il gene D (per la "diluizione" del colore) e il gene O (per il rosso): l'allele dominante "B" dà il colore nero ("solid black"), mentre altri alleli di quel gene possono portare a mantelli di color cioccolato o cannella.
Alcune di queste mutazione sono nate direttamente dal mantello ancestrale tigrato o "tabby", per intenderci quello del cosiddetto gatto "europeo". Semplificando un po', le mutazioni hanno progressivamente "eliminato" le striature più chiare, "allargando" quelle nere fino a rendere il mantello uniforme. In alcuni gattini neri è ancora possibile vedere le tracce "fantasma" di quelle striature originali.
Questo colore così scuro, evidentemente, rappresenta un notevole vantaggio per un predatore crepuscolare che si muove nell'ombra. Ma i vantaggi per i mici non si fermano qui: alcuni studi dimostrano che i gatti neri possono essere più resistenti a malattie come la FIV o HIV felino, altro che sfortuna. I gatti neri, in un certo senso, sono più "robusti" e forti degli altri, un motivo in più per adottarli e dare una famiglia anche a questi mici. Non solo il 17 novembre.