
Cavalli, asini e zebre sono – ovvero gli equidi – gli unici mammiferi viventi ad avere un solo dito per zampa, e tutte terminano con una delle caratteristiche più evidenti di questi animali: gli zoccoli. Sono duri, compatti, apparentemente semplici, eppure gli zoccoli degli equidi rappresentano una delle strutture anatomiche più sofisticate e senza questo eccezionale adattamento il cavallo non sarebbe di certo l'animale che conosciamo oggi.
Gli zoccoli sono, in sostanza, unghie "modificate". Sono un po' come le nostre, crescono continuamente e proteggono le parti più sensibili delle dita. La differenza più evidente è che nel cavallo l'unghia ha assunto un ruolo centrale: sostiene tutto il peso del corpo, assorbe gli urti, permette di correre, frenare e cambiare direzione. Capire come sono fatti e a cosa servono gli zoccoli ci aiuta quindi a comprendere non solo l'anatomia di questi animali, ma anche la loro storia evolutiva unica.
Come sono fatti gli zoccoli dei cavalli

Lo zoccolo non è un blocco unico di materiale corneo, ma una struttura molto complessa composta da più parti stratificate, ciascuna con una funzione precisa. La porzione più esterna visibile è la muraglia, la parte dura che vediamo quando il cavallo è in piedi e su cui vengono applicati ferri e chiodi. È formata da cheratina, la stessa proteina che costituisce le nostre unghie e i capelli, ma organizzata in modo molto più spesso e resistente.
Alla base della muraglia si trova la corona, una zona morbida e riccamente vascolarizzata da cui lo zoccolo cresce continuamente verso il basso. Se questa area viene danneggiata, la crescita dello zoccolo può essere compromessa, proprio come accade quando ci facciamo male alla matrice dell'unghia. Sotto lo zoccolo, nella parte che poggia a terra, si trova invece la suola, leggermente concava e più elastica della muraglia.
Al centro della suola c'è poi il fettone, una struttura triangolare e morbida che funziona come un ammortizzatore naturale e contribuisce alla circolazione del sangue all'interno del piede. All'interno dello zoccolo, invisibili dall'esterno, ci sono naturalmente ossa, tendini, legamenti e una fitta rete di vasi sanguigni e nervi. Questo significa che, anche se lo zoccolo è essenzialmente duro, il "piede" del cavallo rimane una parte del corpo estremamente sensibile e viva.
A cosa servono gli zoccoli dei cavalli

Gli zoccoli servono prima di tutto a sostenere il peso del cavallo e a permettergli di muoversi e correre in modo efficiente su tantissimi tipi di terreni diversi. Ma la loro funzione, e soprattutto la loro evoluzione, va ben oltre la semplice locomozione. I cavalli non sono sempre stati animali che "camminano sulle unghie" e i loro antenati avevano infatti più dita, simili a quelle dei tapiri che osserviamo oggi.
Nel corso dei milioni di anni di evoluzione, con l'adattamento alle praterie aperte e alla corsa su lunghe distanze, le dita laterali si sono ridotte e una sola è diventata sempre più dominante e sviluppata. Quello che oggi chiamiamo zoccolo è, di fatto, l'unghia ingrandita del dito centrale, l'unico rimasto della zampa del cavallo.
Camminare su un'unica unghia ha permesso così ai cavalli (ma anche a zebre e asini selvatici) di diventare animali veloci ed efficienti, in grado di correre e scappare rapidamente dai predatori e di coprire grandi distanze consumando relativamente poca energia. Lo zoccolo funziona infatti come una sorta di molla e si deforma leggermente quando tocca il suolo per poi tornare alla forma originale, assorbendo così l'impatto e proteggendo ossa e articolazioni.
Cosa sono e come sono fatte le "pantofole del puledro", gli zoccoli dei cavalli appena nati

I cavalli, tuttavia, non nascono già con gli zoccoli duri e ben formati che vediamo negli adulti. Quelli dei piccoli appena nati sono molto diversi e vengono talvolta chiamati "pantofole del puledro" o "scarpette o dita delle fate", dall'inglese "fairy fingers". Alla nascita, infatti, lo zoccolo è morbido e rivestito da una sorta di frange elastiche e spugnose che hanno a una funzione molto precisa: proteggere la madre. Durante la gravidanza, gli zoccoli duri potrebbero ferire l'utero, mentre al momento del parto potrebbero causare lesioni anche gravi.
Le "pantofole" rendono quindi il piede del puledro soffice e non tagliente poi, dopo poche ore o giorni dalla nascita, le frange iniziano a consumarsi e a seccarsi, lasciando spazio allo zoccolo vero e proprio. In poco tempo, il puledro sviluppa "piedi" abbastanza forti da reggere il peso del corpo e da permettergli muoversi e di seguire la madre, un aspetto fondamentale per un animale che, in natura, deve muoversi e correre quasi subito se vuole sopravvivere ai predatori e seguire il resto della mandria.