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Da qualche anno, il kakapo – un grosso pappagallo notturno, incapace di volare e presente solo in Nuova Zelanda – sta lentamente risalendo la china dopo aver sfiorato l'estinzione. Verde brillante, con occhi frontali da gufo, dall'odore pungente e l'andatura buffa quasi da cartone animato, il pappagallo più pesante del pianeta è sicuramente uno degli uccelli più strani in assoluto, oltre che tra i più affascinanti da un punto di vista biologico e scientifico.
Eppure, dietro la sua simpatica goffaggine, si nasconde una delle storie di conservazione più complesse, ma di successo, degli ultimi anni. Attualmente, ci sono 241 kakapo, tutti seguiti con attenzione su isole santuario, al riparo dai predatori, e conosciuti per nome uno a uno da chi li accudisce. Ma un nuovo studio pubblicato su Current Biology solleva ora una domanda inaspettata: per salvare davvero il kakapo, dobbiamo iniziare a preoccuparci anche dei suoi parassiti?
Il kakapo ha perso buona parte dei suo parassiti
Secondo i ricercatori guidati Alexander Boast, la quasi estinzione del kakapo non ha messo a rischio solo il pappagallo stesso, ma anche le specie di parassiti che da secoli vivevano insieme a lui. Analizzando infatti campioni di feci antiche (alcune fossilizzate nelle grotte, altre conservate nei congelatori dagli anni 90 a oggi), gli scienziati hanno scoperto che oltre l'80% delle specie di parassiti trovate nei kakapo del passato non sono più presenti nei pappagalli attualmente viventi.
È una perdita silenziosa e passata inosservata, che potrebbe sembrare persino una buona notizia per chi considera i parassiti solo come un fastidio o un problema. Ma la realtà è sempre più complessa: molti parassiti, pur causando qualche danno al loro ospite, spesso giocano un ruolo importante per la fisiologia e per lo stato di salute di un animale. In alcuni casi, per esempio, possono rafforzarne il sistema immunitario, contribuendo a influenzare l'evoluzione dei propri ospiti.
È giusto eliminare sempre i parassiti?

Secondo gli autori, che si tratti di un grosso pappagallo incapace di volare o di un verme intestinale, ogni organismo può avere un ruolo da svolgere, anche se non sappiamo esattamente quale. In un modo o nell'altro, i parassiti "buoni" o "cattivi" che siano, spesso sono specie-specifici e convivono con un determinato animali da millenni, contribuendo di fatto a renderlo ciò che è da un punto di vista biologico. Cosa succede se dovessero scomparire? Difficile prevederlo.
C'è poi anche una questione etica, perché preoccuparci di salvare un pappagallo e non un verme o un acaro? Negli anni 80, per esempio, quando vennero catturati gli ultimi condor della California per avviare un programma di allevamento in cattività, tutti gli uccelli furono sottoposti a trattamenti antiparassitari. Risultato? Abbiamo estinto deliberatamente pidocchio del condor della California (Colpocephalum californici), un minuscolo insetto che non volava, non pungeva, non dava fastidio a nessuno.
Gli scienziati invitano a riflettere e a non fermarsi alle apparenze
Nel caso del kakapo, alcuni dei suoi parassiti sembravano essere altamente specializzati e presenti solo in questa specie. La loro scomparsa, quindi, non solo rappresenta una perdita per la biodiversità in senso più ampio, ma potrebbe anche privare il kakapo di interazioni importanti di cui magari non comprendiamo ancora il significato. I ricercatori non stanno naturalmente suggerendo di smettere di curare gli animali malati, ma di prestare maggiore attenzione.
Forse occorrerebbe interrogarsi su quanto alcune pratiche – come la sverminazione di routine – possano alterare in modo irreversibile una specie già tanto fragile. Il kakapo rimane nonostante tutto una specie "In pericolo critico" di estinzione. Ha già affrontato secoli di persecuzioni e disastri ecologici. Oggi, il futuro di questo pappagallo e dei suoi invisibili compagni di viaggio dipende forse da quanto saremo bravi a leggere la complessità della natura e delle interazioni tra ospiti e parassiti, senza fermarci alle facili apparenze.