
C'è un "nuovo" cucciolo che da qualche giorno sta facendo il giro dei social, raccogliendo commenti entusiasti, cuori e condivisioni. Si chiama Panya, ha poche settimane di vita ed è un ippopotamo pigmeo nato allo Zoo di Duisburg, in Germania. Le immagini che lo ritraggono mentre muove i primi passi incerti accanto alla madre Ayoka sono di quelle che fanno sorridere chiunque: Panya è piccolo, rotondo, "cicciottello", impacciato, curiosissimo: tutte caratteristiche "infantili" che "fregano" il sempre il nostro cervello (e i nostri cuori).
Panya è nato il 26 novembre e solo di recente ha iniziato a esplorare il suo recinto sempre sotto lo sguardo attento della madre e dei keeper. È il primo contatto diretto con il pubblico, un "debutto" molto importante anche per lo staff dello zoo, che segue con particolare attenzione le prime fasi di vita di un animale così raro. L'ippopotamo pigmeo (Choeropsis liberiensis) è infatti una specie seriamente minacciata in natura, secondo la IUCN, ne restano meno di 2.500 individui.
L'ippopotamo pigmeo, una specie rara e a un passo dall'estinzione

A differenza del più noto e grosso ippopotamo comune (Hippopotamus amphibius), che popola fiumi e laghi africani, quello pigmeo è molto più piccolo – circa un decimo – e può pesare intorno ai 250 chilogrammi, più o meno come un grosso maiale. Vive prevalentemente nelle foreste dell'Africa occidentale, soprattutto in Liberia, Sierra Leone, Guinea e Costa d'Avorio. È un animale piuttosto schivo, notturno, che passa gran parte del tempo lontano dagli sguardi umani. Proprio per questo, paradossalmente, sappiamo ancora poco del suo comportamento in natura.
Le minacce che incombono sulla specie sono le stesse che colpiscono tante altre: deforestazione dovuta al disboscamento, all'estrazione mineraria e all'espansione agricola, oltre al bracconaggio. La perdita di habitat, inoltre, frammenta e separa le popolazioni, rendendo sempre più difficile la riproduzione. In questo contesto così critico, ogni nascita in cattività viene spesso presentata come una buona notizia, soprattutto all’interno di programmi di riproduzione e conservazione coordinati tra zoo in tutto il mondo.
Ed è qui, tuttavia, che la storia di Panya si intreccia con un fenomeno ormai ricorrente e purtroppo non proprio positivo: i cuccioli degli zoo che diventano star dei social.
Quando i cuccioli diventano virali: prima c'era l'ippopotamo Moo Deng
Prima di Panya, il web aveva già "adottato" un altro ippopotamo pigmeo: Moo Deng, diventato in poco tempo una vera e propria star online. Meme, video, peluche, gadget, il cucciolo nato nel 2024 al Khao Kheow Open Zoo, in Thailandia, aveva catalizzato l'attenzione globale, trasformandosi in un simbolo tenero e apparentemente innocuo. Prima di lui ce n'erano stati tanti altri (come Pesto, il pinguino australiano), e molti altri ancora ne arriveranno in futuro.
Questi casi non sono isolati e si tratta di un fenomeno destinato a crescere. Da anni gli zoo, ma più in generale i social network, amplificano la visibilità di cuccioli particolarmente "fotogenici" e "teneri". La spettacolarizzazione dei piccoli animali è inoltre accompagnata molto spesso da un aumento considerevole delle visite, dei profitti e del merchandising. Dal punto di vista economico e comunicativo, è una strategia di marketing che funziona molto bene.
Il problema è che funziona forse troppo bene.
Il lato oscuro dei cuccioli star dei social

Le immagini estremamente "carine" o fortemente umanizzate rischiano di alterare profondamente la percezione pubblica degli animali selvatici. Un ippopotamo pigmeo, un primate o un pappagallo presentati come peluche viventi perdono, agli occhi di chi guarda, la loro complessità e soprattutto la loro "selvaticità". Questo può ridurre la percezione della vita di questi animali, incluso il rischio legato al contatto in natura e, nei casi peggiori, alimentare persino il desiderio di possederli come animali da compagnia.
È un meccanismo ben documentato nel commercio illegale di fauna selvatica: primati, piccoli e grandi felidi, orsi, rettili e uccelli esotici diventati virali sui social hanno spesso visto crescere la domanda sul mercato nero. Più un animale appare "adorabile" e vicino all'immaginario domestico, più aumenta il rischio che qualcuno voglia averlo con sé, ignorando completamente le sue esigenze biologiche e le conseguenze legali ed etiche di questo desiderio.
Inoltre, i cuccioli a un certo punto crescono e tutti ci dimentichiamo rapidamente della loro esistenza, proprio come accaduto con Moo Deng.
Il ruolo degli zoo e il confine sottile della comunicazione
Criticare questo fenomeno non significa naturalmente demonizzare gli zoo. Le strutture moderne, soprattutto quelle accreditate e inserite in reti internazionali, svolgono un ruolo importante nella ricerca scientifica, nell'educazione ambientale e nei programmi di conservazione ex situ, cioè fuori dall'ambiente naturale. Per specie come l'ippopotamo pigmeo, gli zoo rappresentano spesso un'arca di salvataggio preziosa e uno strumento utile per sensibilizzare il pubblico sulla vita e le minacce di questa specie.
Il problema nasce quando la narrazione si ferma alla superficie. Trasformare un animale selvatico in una star da palcoscenico rischia di spostare l'attenzione dai veri nodi della conservazione e dell'educazione ambientale: la distruzione degli habitat, il bracconaggio, l'instabilità politica in molte aree in cui sopravvivono questi animali e le difficoltà di proteggere efficacemente le ultime popolazioni rimaste in natura. In altre parole, ci si innamora del cucciolo, ma si dimentica la sua stessa specie che sta scomparendo.
Oltre i like, verso una consapevolezza naturalistica maggiore

Moo Deng non è stato l'ultimo, e sicuramente non lo sarà nemmeno Panya. Il ciclo di questi piccoli fenomeni mediatici è prevedibile e ricorsivo: nasce un cucciolo "tenero", diventa virale, conquista il pubblico e poi, lentamente, viene sostituito dal prossimo animale "adorabile". Probabilmente si tratta di un fenomeno ormai non più arginabile, ma che tuttavia potrebbe essere "cavalcato" e gestito in maniera diversa e più utile.
La speranza è che, oltre ai meme e ai pupazzi, storie come queste riescano davvero ad accendere una luce su chi sono questi animali, su come vivono e su cosa significhi e bisogna fare per proteggerli. Un cucciolo è "biologicamente" irresistibile per la nostra mente e ci fa inevitabilmente sorridere. Ma il suo futuro – e quello della sua specie – merita molto di più di una manciata di like. Merita uno sguardo più consapevole, meno ingenuo, capace di andare oltre l'immagine e di interrogarsi su ciò che davvero conta per la conservazione della biodiversità.