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La scena è orribile, da qualsiasi punto di vista, umano e canino: un Pitbull sfuggito al controllo della persona di riferimento a Latina ha aggredito delle persone e per fermarlo cinque uomini si sono armati di bastoni e lo hanno picchiato con forza, aizzando però così ancora di più l'animale. Ma le cose non sono finite lì: nonostante un uomo sia riuscito a mettergli una coperta addosso, il cane si è divincolato e, sempre più impaurito per la situazione, ha iniziato a vagare. La fuga di un signore, che si è poi rifugiato sul tettuccio di una macchina, ha stimolato di nuovo lo stato d'eccitazione e di paura del cane e a quel punto il caos è degenerato sempre di più.
Chi assisteva dalle finestre dei palazzi intorno all'area ha iniziato a urlare verso due autovetture che avevano circondato il Pit, invitando i conducenti a "metterlo sotto" e a "schiacciarlo". L'animale, poi, ha cercato riparo in un condominio e solo lì, dopo più di un'ora, è intervenuta una guardia zoofila che con calma e competenza è riuscita a relazionarsi con lui e a portarlo via.
L'episodio è accaduto nel quartiere Q4, in viale Le Corbusier, ed è stato immortalato in diversi video che girano online e il cui contenuto abbiamo deciso di pubblicare – oscurando la parte più violenta, ovvero quando le persone bastonano il cane – per provare a spiegare la dinamica che si è creata e perché quel Pit si è comportato così in quel frangente.
Solo a queste immagini, del resto, possiamo riferirci in assenza di una ricostruzione univoca di cosa possa aver portato il Pit in origine a manifestare un comportamento aggressivo che, secondo alcune testimonianze, era stato rivolto nei confronti della persona di riferimento in primis dopo che quest'ultima lo aveva preso a pugni. Della responsabilità del conduttore se ne occuperà la magistratura in ogni caso, visto che per la legge è sempre il "proprietario" a rispondere di qualsiasi danno causato da un cane. Il Pitbull, ora, è al canile dove secondo fonti di Kodami ha un comportamento tranquillo e non manifesta alcun segno di aggressività.
Questo terribile episodio è finito per fortuna senza gravi danni a carico delle persone che hanno subito gli attacchi del cane ma è già diventato un altro caso che porta alla stigmatizzazione di questa tipologia come "animali geneticamente pericolosi" ma si presta poca attenzione ai motivi per cui, in generale ma in particolare con un cane con un'alta motivazione predatoria come i Terrier di tipo Bull, il "miglior amico dell'uomo" può diventare suo malgrado protagonista di casi di cronaca.
Ciò che si evidenzia analizzando le immagini, con uno sguardo che vuole essere quanto più possibile legato all'etologia del cane e a chiarire ciò che le azioni umane possono far scatenare in lui, è che tutto è stato determinato da un'emozione mal gestita che accomuna tanto le persone quanto il cane: la paura. Ogni bastonata, ogni movimento rapido non hanno fatto altro che portare il Pit a reiterare il comportamento aggressivo andando a esasperare l'istinto predatorio e portando a picchi elevatissimi del suo arousal, ovvero lo stato di eccitazione. Ma il movente principale del cane, ripetiamo per quanto riguarda quello che è accaduto dopo il fattore scatenante originario, in tutte le fasi che si possono vedere di "interazione" con le persone che lo circondano era fondato sulla necessità di difendersi a sua volta da chi ha provato a fermarlo in quel modo violento. Quello che si è verificato è stato un effetto a catena dove a reazione è corrisposta una contro reazione senza soluzione di continuità da parte di tutti i partecipanti.
I movimenti rapidi, le urla di concitazione e anche l'odore nell'aria come veicolo per il cane di interpretazione delle emozioni umane ha comportato da parte dell'animale uno stato di allarme costante che, anzi, nei momenti di relativa calma è riuscito pure a controllare, fermandosi e guardandosi intorno, cercando poi una via di fuga da una situazione in cui non voleva decisamente rimanere. Il fatto, del resto, che si sia lasciato avvicinare dalla guardia zoofila che lo ha poi portato in canile dimostra che anche un cane ridotto a quel livello di esasperazione non ha motivo di aggredire (a parte eventuali e riconosciute patologie comportamentali da parte di un veterinario esperto in questo campo) se si riesce a entrare in contatto emotivo con lui.
Ciò che stiamo scrivendo non è una "giustificazione" per dire banalmente che "il cane non c'entra nulla" ma serve per dare una visione non umanizzata del comportamento del cane, ovvero capire perché si può arrivare a situazioni del genere che in altri episodi hanno portato anche alla morte di esseri umani e comprendere l'atteggiamento di tutti i protagonisti di quanto è accaduto, persone incluse.
Si dovrà poi capire bene come quel cane è stato trattato all'interno del suo contesto familiare, come è stato abituato, quale educazione gli è stata impartita e che stile di vita ha avuto: perché è questo che conta, ancora di più del motivo per cui tutto è iniziato per degenerare in questo modo. Un cane non è solo ciò che la sua razza rappresenta ma la sua personalità si compone delle esperienze che ha vissuto, del contesto in cui cresce e vive e, soprattutto, del tipo di relazione che ha con il suo umano di riferimento. Il ragionamento più corretto da fare in questi casi è proprio quello di uscire dal campo delle opinioni basate dalle emozioni che ci scatena vedere una scena del genere e anche provare a sospendere nei confronti di chi si è ritrovato in quella situazione: in momenti così concitati esce fuori una parte irrazionale che è frutto però anche di una mancata conoscenza di come approcciare ai cani in generale, da sempre considerati animali che perché vivono con noi "allora non c'è da studiare". Queste immagini, purtroppo, ci rimandano un dato di fatto: evidentemente solo i bastoni e le urla si ritiene possano funzionare e le urla di chi gridava dai balconi agli automobilisti di investire il cane hanno rischiato di causare negli esseri umani lo stesso effetto dei bastoni che colpivano il Pit: esasperare la violenza come unica via d'uscita a una situazione ormai ingestibile.
L’Associazione Amici del Cane di Latina Odv ha postato intanto un video del cane in canile, affermando che "le volontarie ieri mattina hanno confermato che il cane è tranquillo e si è mostrato docile con l’operatore. Ha alcune escoriazioni sul pelo e piccole ferite alla bocca, sta bene e non presenta segni di squilibrio. Anzi, ha scodinzolato nel box e si è mostrato docile e mite".
Questo, in realtà, non deve sorprendere e non deve necessariamente far pensare a un cane "normalmente sereno": quell'animale è traumatizzato, si trova in un contesto che non conosce ed è lontano da qualsiasi riferimento abbia mai avuto. Il suo stato emotivo, immaginiamo, deve essere di una profonda tristezza e lo accompagnerà in questo momento un senso di straniamento in cui si starà chiedendo perché è lì e perché non può tornare a casa.
Perché anche se ha vissuto nel peggiore dei modi, cosa che stiamo solo ipotizzando per far passare un concetto generale, un cane preferirà sempre stare nel luogo dove è vissuto piuttosto che in un luogo in cui è finito, dal suo punto di vista, solo per aver messo in atto l'unica strategia a suo favore per sopravvivere a qualcosa di terribilmente spaventoso.