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26 Ottobre 2025
17:00

Occhi e orecchie al cielo, stanno arrivando le gru: lo spettacolo della migrazione autunnale (e l’allarme aviaria)

Tra ottobre e novembre i cieli italiani si riempiono del volo delle gru in migrazione, in arrivo proprio in questi giorni. Ma quest’anno lo spettacolo è accompagnato anche dall’allarme aviaria, con centinaia di uccelli già trovati morti in Germania.

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Tra la fine di ottobre e novembre, le gru che nidificano nel Nord e nell’Est Europa passano sull’Italia dirette verso Sud

Ogni autunno, a partire dalla fine di ottobre e per tutto il mese di novembre, i nostri cieli si riempiono di grandi stormi di uccelli che volano in formazione a "V" e di un richiamo profondo e rauco. È il verso delle gru, l'inconfondibile "krru krru krru" che annuncia uno degli spettacoli naturali più belli e antichi che la natura possa offrire: la grande migrazione autunnale.

Ma quest'anno, insieme alla meraviglia, si fa strada anche una certa preoccupazione. Mentre la maggior parte degli stormi sta sorvolando proprio in questi giorni la Germania diretta verso sud, sono stati segnalati oltre mille uccelli morti, un dato che fa temere un nuovo aumento dei casi di influenza aviaria, con possibili ripercussioni anche sugli allevamenti europei.

Il lungo viaggio delle gru, un volo che unisce Nord e Sud Europa

Ogni autunno le gru (Grus grus), eleganti trampolieri dal piumaggio grigio cenere, lasciano le aree di nidificazione del Nord e dell'Est Europa per raggiungere i quartieri di svernamento in Francia, in Penisola Iberica e in Nord Africa. Il loro passaggio sopra l'Italia è un appuntamento ormai fisso per appassionati e birdwatcher e si concentra soprattutto tra la fine di ottobre e il mese di novembre, periodo in cui gli stormi si fanno più numerosi e visibili.

Proprio in questi giorni, sui social, nei gruppi di birdwatching (e in quelli dedicati solo al passaggio di questi uccelli) iniziano infatti a comparire i primi video e le prime segnalazioni italiane: lunghe file di puntini neri che si muovono nel cielo formando l'inconfondibile forma a "V" e accompagnate da richiami incessanti che si sentono anche a chilometri di distanza e in piena notte. È perciò il momento giusto per alzare lo sguardo – e magari tendere l'orecchio – perché stanno passando le gru.

Le rotte migratorie italiane e i luoghi migliori per osservarle

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Le principali rotte migratorie europee delel gru. Le principali rotte migratorie delle gru. © NABU–Crane Centre

Grazie a decenni di studi ornitologici, oggi conosciamo fortunatamente con una certa precisione le rotte seguite da questi uccelli. In Europa sappiamo infatti che esistono due grandi corridoi migratori: quello occidentale, che attraversa il Nord Italia lungo la Pianura Padana fino in Liguria e Piemonte per poi proseguire giù verso la Francia e la Spagna, e quello balcanico, che segue invece l'Adriatico e raggiunge l'Africa del Nord passando per la Sicilia e lo Stretto di Messina.

Le Alpi rappresentano infatti una barriera ecologica difficile da superare, per cui molti stormi scelgono di costeggiarle. Le regioni del Nord-Ovest, in particolare Piemonte e Liguria, diventano così un punto di passaggio obbligato, una sorta di "porta d'ingresso" verso il Mediterraneo occidentale, un "collo di bottiglia" in cui si concentrano la maggior parte degli stormi. Altri contingenti, invece, attraversano l'Italia meridionale seguendo la cosiddetta "via adriatica", che collega i Balcani al Nord Africa.

In Italia la gru non nidifica più ormai da parecchio tempo ed è quindi proprio il periodo della migrazione (sia quella autunnale che quella primaverile) l'unico momento per poterle osservare di passaggio. Amano sorvolare soprattutto le zone aperte e tranquille, come praterie, pascoli o aree umide, ma non è raro vederle anche fermarsi a terra per qualche giorno in zone come le Valli di Comacchio, nel Delta del Po o in alcuni punti della Puglia e della Basilicata. A volte la loro rotta le porta anche a sorvolare le grandi città come Milano, Roma o Napoli.

Come riconoscere le gru (anche a orecchio)

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Le gru volano in formazione a "V", spesso con un lato più lungo dell’altro

Distinguere una gru in volo non è particolarmente difficile. Ha un collo e delle zampe lunghissime, che durante il volo rimangono perfettamente distesi, creando una silhouette inconfondibile: un corpo affusolato e due linee sottili che si estendono in avanti e indietro. Gli stormi, composti da decine o a volte centinaia di individui, volano nella classica formazione a "V" (spesso con un lato più lungo dell'altro), una strategia che riduce la fatica e permette a ogni individuo di sfruttare la scia del compagno che lo precede.

Ma ancora prima di vederle, le gru molto spesso si sentono. Il loro verso è potente, grattato, incessante e inconfondibile. È un "krru krru krru" continuo e chiassoso – che tra l'altro ha dato il nome alla specie – e che gli uccelli emettono per tenersi continuamente in contatto tra loro durante la migrazione. Talvolta lo si può sentire anche in piena notte, mentre gli stormi sorvolano campagne e città completamente immersi nel buio.

Fino a pochi decenni fa, assistere al volo delle gru in Italia era considerato un privilegio per pochi. Questi uccelli, infatti, erano quasi scomparsi dal nostro paese già dal 600, decimati dalla caccia indiscriminata e dalla distruzione delle zone umide. Solo dagli anni 70, grazie alle leggi di tutela e alla conservazione degli ultimi habitat in tutta Europa, le popolazioni hanno cominciato a riprendersi in buona parte del Vecchio Continente.

Oggi si stimano oltre 200.000 coppie nidificanti in Europa e ogni anno il loro numero continua a crescere. La specie è ormai tornata a nidificare in diversi paesi dove era completamente scomparsa e anche in Italia sono stati documentati negli ultimi anni diversi tentativi di riproduzione che fanno ben sperare per il futuro. Un segnale incoraggiante, che racconta anche quanto la natura e la biodiversità siano capaci di riprendersi se le vengono restituiti spazio e tempo, ma che tuttavia potrebbe essere di nuovo a rischio.

L'allarme aviaria: una minaccia che torna a preoccupare

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L’influenza aviaria colpisce soprattutto gli uccelli acquatici che vivono e si spostano in grossi gruppi e in Germania sono già state segnalata oltre un migliaio di gru trovate morte

Mentre le gru sono in viaggio soprattuto in Germania e in centro Europa, tra gli ornitologi e non solo cresce la preoccupazione. Nelle ultime settimane, sono state trovate oltre mille gru morte, probabilmente a causa di una nuova ondata di influenza aviaria, particolarmente frequente tra le specie acquatiche e che vivono o migrano in gruppo. Gli istituti veterinari stanno indagando sull'origine e sulla diffusione del virus, ma i primi dati fanno temere una possibile ulteriore espansione lungo le rotte migratorie verso sud.

Il rischio riguarda non solo le specie selvatiche, che in passato hanno già dimostrato di sapersi fortunatamente riprendere, ma soprattutto gli allevamenti di polli e altri uccelli domestici, che potrebbero essere ancora più esposti al contagio attraverso il contatto indiretto con uccelli selvatici infetti. In diversi paesi europei sono già state adottate misure di sorveglianza e biosicurezza, e in Italia l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale mantiene alta l'attenzione, specialmente nelle aree umide dove maggiormente si concentrano gli uccelli migratori.

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Numerosi stormi passeranno sul nostro paese nelle prossime settimane

Novembre è alle porte e in Italia è il mese delle gru. Guardarle passare – o anche solo sentirle – significa assistere a uno degli spettacoli della natura più antichi e affascinanti del nostro pianeta che si rinnova ogni anno da millenni. Ogni stormo può percorrere migliaia di chilometri, affrontando tempeste e superando mari e montagne, ma anche crisi climatica, perdita di habitat ed epidemie come l'aviaria, minacce che ci obbligano a tenere sempre alta l'attenzione.

Per ora, però, vale la pena alzare gli occhi, aprire le orecchie e godersi il momento: se sentite un "krru krru krru" risuonare nel cielo, non è un caso. Le gru stanno passando, e con loro, per un attimo, anche noi torniamo a essere una piccola parte del loro lungo e faticoso viaggio verso sud.

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