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30 Giugno 2025
17:37

Noi, gli altri animali e l’omosessualità: al Dipartimento di Veterinaria di Napoli si parla della “frontiera LGBTQIA+”

Un panel nell'aula magna del Dipartimento curato dal professore Giuseppe Borzacchiello e rivolto ai veterinari che frequentano la Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della riproduzione. "Fondamentale parlarne nei luoghi del sapere dove però queste tematiche sono affrontate in alcuni casi con luoghi comuni, slogan e non analisi culturali approfondite"

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Intervista a Prof. Giuseppe Borzacchiello
Professore di Fisiopatologia degli animali domestici al Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II

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Pinguini maschi che fondano coppie stabili. Bonobo che hanno rapporti omosessuali come collante sociale, coppie lesbiche di Albatros di Laysan che covano insieme le uova dell'una o dell'altra in una relazione che dura anche quattro stagioni riproduttive, ovvero fino a 19 anni.

Sono solo alcuni esempi che il professore Giuseppe Borzacchiello, professore di Fisiopatologia degli animali domestici al Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II, ha descritto a un pubblico di colleghi e studenti durante un panel intitolato: "Animali e uomo sulla frontiera LGBTQIA+".

Sono oltre 1500 le specie che hanno comportamenti omosessuali e ciò riguarda tutti i gruppi in cui sono classificati gli animali: mammiferi, pesci, uccelli, insetti e rettili. Eppure lì dove i ricercatori osservano, molti tacciono. Uno studio pubblicato nel 2023 su PlosOne, intitolato "Il comportamento sessuale omosessuale tra i mammiferi è ampiamente osservato, ma raramente riportato: prove da un sondaggio di esperti online" ha messo in luce proprio questo aspetto. "La maggior parte degli intervistati ha osservato comportamenti omosessuali nelle specie studiate, ma solo il 48,2% ha raccolto dati e pochi hanno pubblicato articoli al riguardo". Ciò, secondo gli autori della ricerca, è dovuto a diversi fattori tra cui la paura di essere criticati, pregiudizi culturali e la mancanza di un linguaggio neutro.

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Il professore Giuseppe Borzacchiello

L'incontro organizzato dal professor Borzacchiello nell'Aula Magna del Dipartimento e nell'ambito della Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della riproduzione degli animali domestici diretta dal professore Marco Russo, serve proprio a portare in contesti didattici come l'Università, dove si formano i veterinari del futuro, argomenti di cui appunto poco si parla e, come dimostra lo studio citato, spesso solo per tabù che nulla hanno a che fare con la realtà e nulla, a maggior ragione, devono avere a che fare con la scienza.

Professore, perché ha scelto di portare questo tema all’interno del Dipartimento e a chi era rivolto l’incontro?

La tematica spesso latita nel dibattito culturale relativo al comportamento degli animali e in alcuni casi viene sottovalutata. L'ho scelta anche per stare al passo dei tempi: dare una prospettiva culturale più approfondita alle scelte sessuali degli animali e, quindi, anche degli uomini. L’incontro si è svolto per confrontarci sul tema proprio insieme ai medici veterinari che frequentano la Scuola di Specializzazione in Fisiopatologia della riproduzione.

Quali sono le evidenze scientifiche che ha presentato ai suoi colleghi e cosa dimostrano?

Le evidenze scientifiche dimostrano senza alcun dubbio che l’omosessualità è un comportamento molto diffuso nelle diverse specie animali. Il comportamento omosessuale è stato registrato finora in oltre 1500 specie (mammiferi, uccelli, insetti). Non esiste un’unica teoria generale che spieghi la moltitudine dei comportamenti omosessuali osservati negli animali. Nelle specie a forte coesione sociale (delfini, babbuini etc.) il comportamento omosessuale è una sorta di collante che serve per rinforzare le gerarchie e tenere insieme il gruppo. In altri casi l’omosessualità si interpreta come una variabile dipendente da imprinting sbagliato o penuria di femmine. Inoltre, comportamenti omosessuali si riscontrano anche quando gli animali sono tenuti in ambienti ristretti (zoo, gabbie) e sovraffollati. Bisogna anche specificare che però il comportamento omosex negli animali non è mai assoluto ovvero spesso i soggetti che hanno comportamenti omosessuali sono bisessuali a conferma del fatto che la biologia premia sempre la riproduzione.

Omosessualità maschile e femminile, la prima maggiormente indagata mentre studi sulla seconda puntualmente non confermano quanto ritenuto sul comportamento maschile. Ci fa qualche esempio e ci spiega cosa è stato osservato e cosa non, appunto, a seconda del sesso biologico?

Per quanto attiene al comportamento omosessuale femminile ci son vari esempi della sua esistenza in natura. Uno per tutti: l’albatro di Laysan che forma coppie lesbiche affinchè la femmina che ha deposto le uova possa lasciare la cova ad un’altra femmina e procacciarsi il cibo. In un rapporto un po' datato le femmine lesbiche erano il doppio dei maschi gay. Ma i dati secondo me dipendono molto da come si intervistano le persone e in che contesto culturale. Aggiungo che nell’uomo come negli animali molti dei comportamenti omosessuali spesso poi sono declinati come bisex.

Un'indagine condotta su più di 1300 ricercatori ha prodotto uno studio in cui è stato accertato che i comportamenti sessuali tra individui dello stesso sesso vengono documentati dai ricercatori ma sono raramente divulgati. Secondo lei perché? 

Perché non c’è sufficiente sensibilità e curiosità culturale nei confronti di questo tema che non viene neanche divulgato in maniera rigorosa. In fondo, le tematiche sessuali sono sempre riferite all’uomo e non si riesce ad allargare lo sguardo nel regno animale. Le ricerche scientifiche sulle società animali spesso  si concentrano su altri fenomeni e solo lateralmente o incidentalmente i ricercatori  registrano comportamenti omosex a cui non viene data la giusta importanza per cui l’omosessualità animale è relegata in una nicchia di curiosità. Al contrario io penso che sia utile più ricerca su questo specifico tema che chiaramente riguarda anche l’uomo in un tempo in cui ancora si fatica, soprattutto in contesti sociali meno evoluti, a cancellare lo stigma.

I motivi per cui il comportamento omosessuale esiste non sono stati ancora riscontrati in modo scientifico univoco ma esistono e riguardano migliaia di specie, ovviamente esseri umani compresi. Perché è rilevante dal punto di vista della ricerca comprendere l’etologia da questa prospettiva? 

Perché Homo sapiens è anch’esso un animale, dunque per capire un fenomeno umano dobbiamo senza esitazione guardare ai nostri parenti più stretti animali. Naturalmente nel caso dell’uomo esistono variabili socio-psico-culturali che possono avere una loro influenza. Qualsiasi indagine sul comportamento dell’uomo non può arrivare a conclusioni rigorose se non si compara con quanto avviene nel mondo animale. Inoltre, la conoscenza comparativa del fenomeno aiuta anche a capire il transessualismo che è caratteristica precipua di Sapiens, tema anche questo trattato durante il panel.

Quanto è importante affrontare questo argomento all’interno dei luoghi di formazione del nostro Paese come l’Università?

Fondamentale! E soprattutto nelle Università che sono luoghi del sapere dove però queste tematiche sono affrontate in alcuni casi con luoghi comuni, slogan e non analisi culturali approfondite.

Lei ha rapporti giornalieri con i ragazzi che hanno fatto la scelta di dedicare la loro vita professionale agli animali. Rispetto ad argomenti come l’omosessualità negli animali (umani e non) che tipo di feedback ha da parte dei giovani? 

Quando io ero studente certe tematiche erano un tabù. Oggi per fortuna c’è una maggiore apertura e gli student* sono sempre molto interessati se l’argomento è trattato con rigore scientifico. L’approccio alla tematica basato sulle evidenze scientifiche non solo suscita maggiore interesse ma dà l’occasione per capire che l’uomo in fondo non è altro che “una scimmia nuda” per parafrasare il titolo di un famoso libro scritto dall’etologo Desmond Morris.

Lei ha fatto pure un focus specifico su homo sapiens, andando a toccare anche le transizioni di genere e analizzando in generale quanto il comportamento sessuale fuori dallo schema uomo-donna sia ancora oggi stigmatizzato. Ad oggi a che punto siamo secondo lei nelle società umane rispetto a questo tema?

In Occidente siamo messi abbastanza bene anche se ancora tanto resta da fare. Il mio pensiero va alle migliaia di soggetti omosessuali e trnasessuali che sono perseguitati nei regimi autoritari e alla cui sofferenza bisognerebbe dare attenzione e ribalta sempre di più.

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