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10 Ottobre 2025
12:09

No, nessuno è stato accettato o salvato da un branco di lupi: le immagini virali delle foto trappole fatte con l’IA

Due scatti "catturati" dalle foto trappole, quella di un Chihuahua in mezzo ai lupi e l'altra di un bambino accompagnato a casa dal branco, hanno avuto milioni di condivisioni. Si tratta di fake creati con l'IA per ottenere clic e nella trappola, in realtà, ci sono caduti in tanti.

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La prima immagine a girare viralmente di post in post su tutte le piattaforme social è stata quella di un Chihuahua in mezzo a un branco di lupi. Ora, invece, la "favola" degli "incredibili scatti" catturati dalle foto trappole è uno foto che immortala "un bambino di nove anni che cammina fianco a fianco con un branco di lupi che lo ha protetto e riaccompagnato a casa". E quel bimbo, come se non bastasse, viene descritto anche come "affetto da autismo".

Se già la prima storia inventata, ovvero quella di un piccolo cane che diventa addirittura leader del branco di lupi, aveva conquistato migliaia e migliaia di condivisioni, quella del bambino ha superato anche il confine tra amanti e non amanti degli animali. Facendo leva infatti sulla grande emozione che si prova a pensare che un piccolo umano in difficoltà possa essere aiutato dal "lupo cattivo", le persone non hanno perso tempo a voler far girare l'immagine. Nella trappola, in realtà, sono caduti in tanti pure tra coloro che fanno un minimo di controllo, perché la fonte di riferimento citata sembrava corrispondere a una personalità del mondo della divulgazione sugli animali: il naturalista inglese David Attenborough. Anche questa "firma", però, è un fake. L'immagine, infatti, è stata condivisa da un profilo su X che porta il suo nome ma che non ha nulla a che fare con il famoso divulgatore scientifico.

Chihuahua si unisce al branco di lupi: una (finta) straordinaria storia di amicizia e sopravvivenza

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"E' accaduto nel Minnesota.Un cagnetto, un Chihuahua, era diventato il bullo del quartiere. Questa razza è molto caratteriale. Tanto che un bel giorno è sparito e tutti hanno pensato che si fosse messo nei guai a causa del suo temperamento da bullo. Poi l'impensabile. Una fototrappola, dopo un anno, mostra il Chihuahua che si è aggregato ai lupi. Gli esperti sono allineati: ‘Meglio sempre aver più paura di un Chihuahua che dei lupi'".

Questa è il testo, malamente tradotto in italiano, che accompagna la finta foto del piccolo cane in mezzo appunto a un branco di lupi. La condivisione forsennata di quello scatto creato con l'Intelligenza artificiale (ma a dirla tutta bastava anche il vecchio e caro Photoshop) è iniziata infatti in lingua inglese in un articolo in cui è stata inserita questa immagine (e anche quella che potete vedere a seguire) che riportava un articolo molto lungo, in realtà, su questa finta notizia. Il contenuto da cui tutto è partito può ancora essere trovata grazie all'uso di Web Archives, una piattaforma che conserva tracce di ciò che viene pubblicato su tutta la Rete e in tutto il mondo.

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La foto creata con l’IA nello stesso articolo in cui è stato pubblicato il finto scatto

Nell'articolo, anche quello scritto dall'IA, viene descritto come è avvenuto l'incontro, che il cane si chiama Rico e c'è pure un capitolo in cui si spiega come sia possibile che un cane così piccolo possa sopravvivere all'incontro con dei lupi… ed è scritto "così bene" che sembra plausibile per chi non si intende di etologia.

"A Ely, in Minnesota, la gente del posto era abituata a vedere un chihuahua randagio e scontroso vagare per le strade. Nonostante le sue piccole dimensioni, si comportava come se fosse il padrone della città: amichevole, ma impavido. Non aveva paura di nessuno, nemmeno degli estranei. Era amichevole con tutti, ma aveva un portamento sicuro e assertivo. Poi un giorno, dopo oltre un anno di avvistamenti, è improvvisamente scomparso. Con i lupi che si avvicinavano alla città, molti pensavano che fosse diventato una preda di questi temibili predatori. Tuttavia, un mese dopo, la verità venne a galla. Una telecamera installata da un contadino registrò una scena inaspettata. Il Chihuahua scomparso non era sparito: trotterellava con sicurezza accanto a un branco di lupi. Questa rivelazione lasciò molti di stucco, e alcuni esperti si chiesero persino: come poteva un cane così piccolo sopravvivere in compagnia dei lupi? La storia di Rico non è solo un avvincente episodio che racconta di un cane che si unisce a un branco di lupi, ma un profondo racconto di amicizia, sopravvivenza e capacità di adattamento. Ci insegna anche il coraggio, la fiducia in se stessi e la capacità di superare le sfide. Rico, pur essendo un piccolo Chihuahua, ha dimostrato che nulla è impossibile se si hanno determinazione e perseveranza".

Ecco, questo è un sunto per comprendere perché e come un contenuto del tutto inventato riesce a superare qualsiasi verifica e a diventare poi un argomento virale che viene postato dalle persone come se si trattasse di una notizia vera. Esperti nel debunkare le fake news hanno trovato anche le prove per smentire quello che è stato detto al riguardo ma basterebbe in realtà conoscere il comportamento dei lupi e quello dei cani per capire che un tipo di incontro di questo genere non potrebbe mai finire con un'affiliazione dell'animale più piccolo nel branco e, addirittura, che lui ne diventi il leader.

C'è solo una cosa vera, però, da mettere in risalto rispetto a questa fake news: i Chihuahua sono davvero cani dalla forte personalità, non certo quei "peluche" da borsetta che vivono vite poco dignitose, trattati come pupazzi.

Il bimbo autistico salvato dai lupi: l'altra immagine fake che colpisce al cuore

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David Attenborough probabilmente non sa che il suo nome è stato sfruttato per rendere credibile la notizia di "un bambino autistico che si è salvato grazie alla protezione di un branco di lupi dopo essersi perso durante un'escursione". Il naturalista inglese, del resto, se vedesse quell'immagine ci metterebbe meno di un secondo per capire che non è vera e pochi minuti, con la sua esperienza e la sua classe, per spiegare con delicatezza perché è falsa, anche solo riferendosi a come è stata creata, ovvero di nuovo con l'IA.

In ogni caso, è bene proprio chiarire perché sia del tutto improbabile che una persona, a prescindere se sia un bimbo o meno, possa essere "aiutato" dai lupi. Si tratta infatti di animali che sono particolarmente elusivi con gli esseri umani, tanto che è rarissimo anche l'opposto, ovvero che un lupo attacchi una persona. Il contatto è plausibile solo in caso eventualmente di soggetti che in qualche modo hanno avuto un'abituazione all'essere umano e, in ogni caso, sarebbe impensabile che un intero branco in natura si avvicini a qualcuno.

A rendere credibile questa storia, poi, c'è anche tutta la letteratura basata su storie inventate in cui piccoli umani sono cresciuti da altre specie che incide sulla fantasia delle persone e sulla presunzione che dunque possa accadere un caso come questo.

In tanti, dunque, sono caduti anche in questa seconda "foto trappola" che ha generato milioni di condivisioni in tutto il mondo, inclusa Italia. La storia completa, in questo caso e sempre tradotta in un italiano stentato è:

"Durante un’escursione di famiglia, un bambino di 9 anni con autismo si è allontanato nella foresta ed è scomparso. Le squadre di ricerca hanno setacciato i boschi tutta la notte, niente. All’alba, è uscito dagli alberi, fangoso ma sicuro. Quando sua madre gli chiese come avesse trovato la strada di ritorno, lui rispose dolcemente: ‘I lupi mi hanno guidato'. Nessuno gli credette – fino a una settimana dopo, la telecamera di un cacciatore ha rivelato la verità: il ragazzo che cammina tra due lupi, uno in testa, uno di guardia dietro. Gli esperti sono rimasti sbalorditi. ‘È empatia', ha detto un biologo, ‘Hanno riconosciuto la sua paura e lo hanno protetto'. Sua madre non era sorpresa. ‘Si è sempre sentito legato agli animali', ha detto, ‘lo gli ho creduto per tutto il tempo'. Ora, la gente del posto dice che nelle notti tranquille, morbidi ululati risuonano tra gli alberi – una ninna nanna selvaggia che una volta vegliava su un bambino perso".

Anche in questo caso, dunque, la storia è del tutto inventata ma c'è un aspetto ulteriore che crea ancora di più un senso di fastidio in chi sta scrivendo e in chiunque svolga e ami la professione giornalistica: l'averla vista condivisa con titoli accattivanti anche su alcuni media e non solo sui social. Titoli che giocano sulle emozioni, anche in articoli che poi spiegano che si tratta di falsità.

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Il contributo che si deve dare dal punto di vista della divulgazione, invece, è proprio quello che sir Attenborough ha reso nei suoi tantissimi anni di carriera: accompagnare l'utente in un meraviglioso mondo abitato da tante specie differenti, ognuna con le sue caratteristiche, per far capire al genere umano quanto il mondo sia bello proprio perché abitato da individui diversi l'uno dall'altro. E non umanizzarli, come si è fatto per catturare l'attenzione su queste finte foto o dentro articoli che comunque puntano all'emotività pur volendo raccontare davvero come stanno le cose.

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