;Resize,width=638;)
Ogni primavera, l'Artico si riempie di versi, richiami e piumini che sbucano dai nidi. Stormi di uccelli di tutte le dimensioni arrivano qui da ogni parte del mondo per allevare i propri piccoli, formando gigantesche colonie tra scogliere a picco sul mare o a terra, nella tundra ghiacciata. Accade ogni anno da migliaia di anni, ma da oggi sappiamo che si tratta di un fenomeno incredibilmente più antico di quanto potessimo immaginare.
Secondo un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, infatti, gli uccelli nidificavano nelle regioni polari già durate il Cretaceo, ben 73 milioni di anni fa, quando la Terra e l'Artico (che era molto diverso da oggi) erano ancora dominati dai giganteschi dinosauri. La scoperta riscrive in parte la storia degli uccelli moderni sul nostro Pianeta, spostando indietro di oltre 25 milioni di anni la datazione più antica finora nota della prima riproduzione di un uccello nei territori del Polo Nord.
Uccelli che nidificano al Polo Nord, una storia cominciata oltre 70 milioni di anni

A guidare la ricerca è stato un gruppo di ricercatori delle Università di Princeton e dell'Alaska Fairbanks, guidati dalla paleontologa Lauren Wilson. Esaminando decine di minuscoli frammenti ossei e dentali provenienti dalla Prince Creek Formation, lungo il fiume Colville nel nord dell'Alaska, Wilson e i suoi colleghi hanno identificato diversi resti fossili appartenenti a numerose specie diverse di uccelli preistorici. Alcuni somigliavano agli attuali svassi o alle strolaghe, altri ai gabbiani, alle anatre e alle oche.
"Gli uccelli esistono da 150 milioni di anni – ha spiegato in un comunicato Wilson – E per metà di questo tempo hanno allevato i propri piccoli nell'Artico". Prima di questo studio, le prove fossili più antiche di uccelli che si riproducevano nell'Artico o nell'Antartide risalivano a circa 47 milioni di anni fa, molto tempo dopo l'estinzione di massa che cancellò dalla faccia della Terra (quasi) tutti i dinosauri. La scoperta, rivoluziona quindi ciò che sappiamo sull'evoluzione e l'adattamento degli uccelli ai climi estremi dei due poli.
Pat Druckenmiller, paleontologo e direttore del Museo del Nord dell'Università dell'Alaska, è il co-autore senior dello studio e supervisor di Wilson. "L'Artico è una sorta di nursery preistorica per gli uccelli moderni – ha raccontato – Quando si osservano le oche e le gru, è emozionante pensare che comportamenti simili esistessero già 73 milioni di anni fa". Ma trovare e studiare ossa fossili di uccelli non è stato affatto semplice.
Dai dinosauri a noi, riscrivere la storia degli uccelli "moderni"

Le ossa degli uccelli, a differenza di quelle di altri animali, sono molto più fragili e non si fossilizzano facilmente. Quelle di pulli e pulcini, se possibile, lo sono ancora di più, perché porose, leggere, facili da distruggere col tempo. Eppure i ricercatori sono riusciti a identificare oltre cinquanta frammenti, tra cui anche ossa di pulcini, un ritrovamento straordinario che dimostra quanto l'approccio meticoloso e la determinazione sia determinanti anche nella paleontologia.
A differenza di molte altre spedizioni paleontologiche che cercano soprattutto grandi scheletri, a Prince Creek gli scienziati setacciano anche sedimenti finissimi, portando tutto in laboratorio e analizzandolo sotto al microscopio. Questo metodo ha permesso non solo di scoprire diverse nuove specie, ma anche di ricostruire con maggiore precisione le dinamiche ecologiche del Cretaceo polare. Alcune delle ossa analizzate presentano caratteristiche tipiche dei neorniti, ovvero il gruppo che include tutti gli uccelli moderni attualmente viventi oggi.
Se confermato, potrebbe essere i fossili più antichi mai trovati per questo gruppo, più vecchi di quelli noti finora, risalenti a "soli" 69 milioni di anni fa. "Per esserne certi ci vorrebbe almeno uno scheletro parziale – ha concluso Druckenmiller – Ma già così, queste minuscole ossa ci raccontano una storia affascinante: quella di un'Artico vivo, dinamico e popolato da uccelli molto simili a quelli che oggi, come allora, scelgono queste terre per far nascere la nuova generazione". Dai dinosauri agli Inuit, l'Artico pennuto non è poi cambiato così tanto.