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Nella notte tra il 19 e il 20 settembre il Corpo Forestale del Trentino ha abbattuto un lupo maschio adulto appartenente al branco della Lessinia orientale. L'animale è stato colpito nei pressi di malga Boldera, nel Comune di Ala, mentre – secondo quanto riferisce la Provincia di Trento in una nota – stava tentando di predare un bovino. Si tratta del primo abbattimento di un lupo in Lessinia e del secondo eseguito in Italia in regime di deroga alla Direttiva Habitat, che tutela in modo rigoroso questa specie. Il precedente – il primo da 50 anni a questa parte – era stato abbattuto lo scorso mese in Alto Adige. In entrambi i casi, l'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, aveva dato parere favorevole.
Il lupo abbattuto per "prevenire ulteriori danni economici", ma è polemica

La decisione arriva in seguito al decreto firmato il 4 settembre dal presidente della Provincia autonoma di Trento e confermato anche dal Consiglio di Stato, che ha respinto la richiesta di sospensione avanzata da diverse associazioni animaliste. Per l'amministrazione provinciale l'obiettivo dell'operazione è "prevenire ulteriori danni economici e sociali senza compromettere lo stato di conservazione della popolazione di lupo in Trentino". Ma in merito a questa decisione le polemiche non si fermano.
Diverse associazioni, studiosi e osservatori indipendenti sottolineano come non fossero state rispettate appieno le condizioni richieste dalla normativa europea. Uno dei requisiti fondamentali per autorizzare l'abbattimento è per esempio l'assenza di alternative efficaci, tuttavia nella documentazione tecnica evidenziava la scarsa manutenzione delle recinzioni elettrificate utilizzate per proteggere gli animali allevati, come sottolineato dall'Associazione per la Conoscenza dei Lupi Periurbani e da Marco Antonelli, zoologo che da anni studia i lupi.
Associazioni ed esperti criticano duramente questa scelta
La stessa ISPRA, pur esprimendo parere favorevole, aveva infatti riconosciuto la necessità di migliorare le misure di prevenzione. La vicenda ripropone quindi ancora una evidente frattura già emersa in casi precedenti e sempre più inasprita da un clima accesso e talvolta persino feroce intorno al tema dei grandi carnivori, in particolare in seguito al recente declassamento dello status di protezione da parte dell'Europa. Questa decisione, infatti, renderà più facili gli abbattimenti, ma è stata duramente criticata dalla maggior parte degli studiosi di lupi.
Da un lato ci sono la politica e il settore della zootecnia, che rivendicano la necessità di dover rispondere alle difficoltà degli allevatori, dall'altro chi teme che questi abbattimenti diventino strumenti simbolici, poco utili a ridurre davvero i conflitti tra predatori a attività umane. Senza investimenti concreti in prevenzione e monitoraggio, infatti, a rimetterci rischiano di essere sia i lupi, sempre più percepiti come un minaccia, sia gli stessi allevatori, che continueranno a fare i conti con soluzioni temporanee e inefficaci.