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Se pensiamo al rapporto che abbiamo avuto da piccoli con nostra madre o nostro padre, ci accorgiamo abbastanza facilmente quanto quella esperienza abbia lasciato un'impronta profonda in ciò che siamo poi diventati. È una consapevolezza ormai consolidata nella psicologia umana: il legame con chi si prende cura di noi nei primi anni di vita è fondamentale per lo sviluppo del nostro lato emotivo e sociale. Ma cosa accade se spostiamo lo sguardo su una delle specie più vicine a noi? Che tipo di legame esiste tra una mamma scimpanzé e il suo cucciolo?
Uno studio pubblicato recentemente su Nature Human Behaviour ci permette come mai prima d'ora di entrare nell'intimità quotidiana delle famiglie di scimpanzé che vivono nel Parco Nazionale di Taï, in Costa d'Avorio. Per ben quattro anni, i ricercatori hanno osservato e analizzato le interazioni tra mamme e figli, scoprendo qualcosa di sorprendente: anche tra gli scimpanzé esistono diversi tipi di attaccamento madre-figlio, proprio come tra noi esseri umani.
Attaccamento sicuro o insicuro, anche gli scimpanzé scelgono

Nei piccoli scimpanzé si manifestano due tipi principali di legame con la propria madre. Uno "sicuro", dove il cucciolo si sente protetto e ha la sicurezza di potersi allontanare per esplorare, sapendo che la mamma sarà lì al momento del bisogno. E uno "insicuro-evitante", più distaccato, in cui il piccolo tende a essere più autonomo e meno incline a cercare conforto materno. Fin qui nulla di troppo sorprendente, se pensiamo a quanto la nostra specie e gli scimpanzé siano simili sia da un punto di vista biologico che sociale.
Ma il vero colpo di scena è un altro: nessuno degli scimpanzé osservati dai ricercatori ha mostrato segni di attaccamento "disorganizzato", un modello che invece coinvolge circa il 23% dei bambini umani e oltre il 60% degli scimpanzé orfani allevati in cattività. L'attaccamento disorganizzato, negli umani, emerge spesso in contesti in cui il genitore è fonte sia di conforto che di paura. È una sorta di paradosso emotivo: il bambino cerca protezione, ma allo stesso tempo teme la persona da cui dovrebbe riceverla.
Quando l'ambiente plasma anche il legame

Questo tipo di legame può causare comportamenti confusi, difficoltà emotive, problemi nella socializzazione e anche conseguenze a lungo termine sulla salute mentale. E lo stesso modello si riscontra anche nei giovani scimpanzé allevati in ambienti umani e centri di recupero, soprattutto quando sono orfani. In questi casi, la mancanza di una figura di riferimento stabile e continua porta spesso a forme di attaccamento caotiche e non funzionali.
Eppure, in natura, tutto questo non succede. Perché? Secondo Eléonore Rolland, prima autrice dello studio, la risposta è semplice: la disorganizzazione non è compatibile con la sopravvivenza in natura. In un contesto dove ogni errore può essere fatale – tra predatori, carestie, gruppi rivali e dinamiche sociali complesse – un cucciolo che non sa a chi affidarsi difficilmente riesce a crescere e, soprattutto, a sopravvivere.
Un messaggio anche per noi umani

Questo studio, oltre che a rafforzare l'idea che l'attaccamento sia una strategia evolutiva condivisa, getta nuova luce anche sulla nostra specie. Cosa ci dice il fatto che lo stile disorganizzato sia tanto diffuso nell'essere umano moderno, ma assente negli scimpanzé selvatici? "Ci fa riflettere – ha spiegato Rolland in un comunicato – su quanto alcune istituzioni o pratiche educative umane moderne possano essersi allontanate da ciò che è davvero utile allo sviluppo del bambino".
Il confronto con i nostri cugini primati più stretti insieme ai bonobo ci aiuta quindi a ridimensionare, ancora una volta, il nostro senso di unicità. Le basi del nostro comportamento sociale non sono solo frutto solo della cultura, ma affondano le radici in milioni di anni di evoluzione come primati. Come ha affermato invece Catherine Crockford, tra gli autori senior dello studio, "le strategie di attaccamento condivise tra primati riflettono probabilmente una comune eredità evolutiva".
Alla fine, ciò che emerge è un'immagine per certi versi quasi scontata, ma sempre potente: quella di una mamma scimpanzé che tiene stretto il suo cucciolo, lo consola, lo guida, lo lascia andare e poi lo accoglie di nuovo. Comportamenti che non hanno bisogno di parole, ma che seguono un linguaggio universale, fatto di cure parentali, attaccamento madre-figlio, fiducia e, senza rischiare di cadere nell'antropomorfismo, amore. Un linguaggio che noi e gli scimpanzé condividiamo da milioni di anni.