
Un allevatore è stato morso a una gamba da un lupo in alta Val Chisone, nel Torinese, mentre cercava di difendere una pecora del suo gregge. "Se non fosse stato per il cane Pastore Maremmano che era lì con lui la cosa sarebbe finita male", spiega a Fanpage.it Giovanni Dalmasso, presidente di Adialpi, associazione a difesa degli alpeggi del Piemonte.
"Mentre stava radunando le sue pecore – racconta – ne ha trovata una un po' in disparte e ha notato che c'erano due lupi che l'aggredivano. Allora si è buttato verso la pecora per far scappare i lupi, uno è scappato, l'altro invece gli si è avventato contro, e quando il pastore è caduto lo ha zannato a una gamba".
A quel punto è entrato in gioco il cane che ha messo in fuga il lupo: "Se non fosse stato per il suo cane la cosa sarebbe finita male. Invece si è risolto con un bello spavento e qualche giorno in ospedale".
La denuncia dei margari: "Serve drastico contenimento"
L'episodio ha scatenato la paura tra gli addetti al settore degli alpeggi montani del Piemonte, e non solo. "Chiediamo un drastico contenimento del lupo e poi un mantenimento annuo del numero attraverso prelievi mirati, in modo da bloccare la crescita della popolazione e gestire meglio la situazione, altrimenti saremo costretti a chiudere le aziende", dice Dalmasso.
Secondo il più recente monitoraggio dell'Ispra, la popolazione di lupo in Italia conta circa 3.500 individui. Dopo essere quasi arrivato sull'orlo dell'estinzione negli anni Settanta, da diversi anni questa specie è tornata a popolare il continente e il nostro paese, segno che le politiche di conservazioni nazionali ed europee hanno funzionato, ma anche che moltissime comunità umane stanno scoprendo per la prima volta cosa vuol dire vivere in un territorio abitato dai lupi.
Il risultato è che gli operatori della montagna si sentono abbandonati a loro stessi: "Finora il lupo ha predato i nostri animali, adesso non ha più paura dell'uomo perché non lo cacciamo più – è l'analisi del presidente Adialpi – Questa aggressione è molto grave. Ricordiamoci che prima viene la persona e poi viene tutto il resto, quindi bisogna che le istituzioni prendano subito provvedimenti, a cominciare dalla Regione Piemonte".
"Segnale che il lupo si sta avvicinando sempre più"
"Noi lavoriamo, facciamo il lavoro che abbiamo sempre fatto, però questo attacco per noi è il segnale che il lupo si sta avvicinando sempre di più all'uomo. Noi abbiamo anche dei bambini, abbiamo anche degli operai che lavorano con noi in azienda in montagna. Pensiamo ai rischi per le altre persone, per i turisti della montagna, e per le nostre attività: alleviamo capi in via d'estinzione, produciamo formaggi tipici, c'è un'economia, delle tradizioni, e in questo modo manteniamo un territorio che altrimenti sarebbe un disastro. Chiediamo provvedimenti urgenti".
Quando un lupo è definito confidente
Dalmasso e altri allevatori e lavoratori delle Alpi temono che il lupo possa perdere la diffidenza nei confronti dell'essere umano. In realtà, in etologia si definisce confidente il lupo che ha perso l'innata diffidenza nei confronti della nostra specie, e che si è abituato a cercare cibo e risorse ai margini delle città. Caso diverso da quello di uno o due lupi giovani che attraversa un paese, una malga o un alpeggio. Spesso si tratta di giovani che si staccano dalla famiglia d'origine per andare in dispersione, un processo che porta i nuovi nati ad abbandonare il branco di origine alla ricerca di un territorio e di un partner. Si tratta di una fase molto delicata e rischiosa che nulla a che fare con la confidenza.