
L'orsa marsicana Nina è finalmente tornata libera nei boschi d'Abruzzo. Dopo l'annuncio dell'imminente rilascio in natura da parte del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise quel giorno è finalmente arrivato. Nina passerà il suo primo letargo da orsa libera, una scelta che serve per aumentare le chance che non sviluppi confidenza nei confronti dell'essere umano.
Nina è rimasta orfana di madre a maggio e da allora i tecnici del Parco che l'hanno accolta hanno fatto di tutto per evitare che si abituasse alla presenza umana.
Come è avvenuta la liberazione dell'orsa Nina
Nei giorni scorsi, il personale del Servizio Scientifico e Veterinario del Parco, insieme al Servizio di Sorveglianza, ha curato il ritorno in natura dell'orsa Nina. Prima del rilascio, Nina era stata sottoposta a un'attenta visita sanitaria, come previsto dalle "Linee guida per il rilascio in natura di cuccioli di orso bruno marsicano", a garanzia della sua salute e delle migliori possibilità di adattamento in ambiente naturale.
Già da alcune settimane avevano iniziato a ridurre l'alimentazione dell'orsetta e quindi Nina trascorreva sempre più tempo in tana, segnali evidenti di un metabolismo in rallentamento e dell'avvicinarsi dell'ibernazione. Per questo, anche alla luce di numerose variabili come le condizioni climatiche e le caratteristiche dei siti di rilascio, gli esperti hanno ritenuto che fosse finalmente giunto il momento giusto per il rilascio.
Il sito prescelto per l'operazione è stato individuato sulla base di precisi criteri scientifici. Innanzitutto è stata scelta un'area nel cuore del Parco, la più sicura per la specie degli orsi marsicani, caratterizzata dalla presenza di potenziali aree di svernamento, da una bassa densità umana, e non ultimo per importanza, la distanza dai centri abitati e dalle attività antropiche.
Secondo gli esperti, la scelta del momento e del luogo del rilascio dipendeva soprattutto dal peso e dal comportamento dell'orsetta. Da questo punto di vista, Nina ha raggiunto un traguardo importante: con i suoi 38 kg ci sono le condizioni per affrontare l'inverno. Nina però non è stata abbandonata: ha un radiocollare GSM che aiuterà a monitorarla nei prossimi mesi.
Il direttore del Parco: "Speriamo che Nina riesca a vivere libera"
Il direttore del Parco, Luciano Sammarone, ha seguito direttamente tutte le fasi dell'operazione, e segnala: "Ora inizia la parte più delicata, monitorarla a distanza e sperare con tutte le forze che Nina riesca a vivere libera, nel suo ambiente naturale e a contribuire alla sopravvivenza della sua specie".
Nina infatti appartiene alla sottospecie di orso marsicano, la più rara del mondo ed endemica dell'Appennino centrale italiano. Con una forchetta che va dai 50 ai 60 individui, ogni singola vita è fondamentale per poter sperare che questa popolazione continui a vivere.
Ma Nina non deve solo sopravvivere: deve anche non sviluppare comportamenti confidenti nei confronti dell'essere umano, nonostante abbia trascorso la prima parte della sua vita accudita dalle persone dopo essere stata salvata da morte certa lo scorso maggio.
Statisticamente non tutti i rilasci hanno esito positivo, come dimostrano le decine di casi in giro per l'Europa e il Nordamerica. "Ma nella consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per sostenere Nina nel suo percorso di crescita, l'augurio è che la sua storia possa continuare, libera in Natura", è la speranza del Parco.