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21 Dicembre 2025
16:40

L’orango più raro del mondo è ancora più vicino all’estinzione: uccisi dalle inondazioni che hanno colpito Sumatra

Le inondazioni che hanno colpito Sumatra nel mese di novembre potrebbero aver ucciso decine di oranghi di Tapanuli, la scimmia antropomorfo più rara del mondo e già sull'orlo dell'estinzione.

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Un maschio adulto di orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis). Foto da Wikimedia Commons

Ci sono specie che vivono letteralmente sul filo del rasoio. E quando una popolazione conta poche centinaia di individui, ogni singolo animale diventa fondamentale per la sua sopravvivenza. Basta infatti molto poco – una malattia, un incendio, un evento climatico estremo – per rompere un equilibrio già fragilissimo e spazzare via un'intera specie.

Ed è proprio quello che sta accadendo all'orango di Tapanuli, colpito pesantemente dalle inondazioni causate lo scorso novembre dalla tempesta tropicale Senyar che si è abbattuta a Sumatra. Secondo uno studio ancora in fase di revisione e pubblicato sulla piattaforma Preprints.org, la fine della scimmia antropomorfa più rara del mondo potrebbe essere vicina.

Un primate scoperto da poco e già in pericolo critico

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L’orango di Tapanuli è stato scoperto solo di recente e sopravvive con poche centinaia di individui in una porzione molto limitata dell’isola di Sumatra, in Indonesia

Tutto ciò che sappiamo su questa specie proviene da una piccola area della regione di Batang Toru, sull'isola di Sumatra in Indonesia, l'unico posto al mondo in cui vive questa grande scimmia antropomorfa. L'orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis) – una delle tre specie di orango ancora viventi – è stato infatti osservato e scoperto per la prima volta solo nel 1997 e riconosciuto come specie distinta – geneticamente diversa dagli oranghi del Borneo e delle altre zone di Sumatra – appena nel 2017.

Le stime più recenti parlano di meno di 800 individui rimasti in natura, un numero già drammaticamente basso e che probabilmente si è ulteriormente ridotto dopo gli eventi meteorologici estremi degli ultimi mesi. La popolazione è divisa in tre gruppi separati, chiamati Blocco Ovest, Est e Sud, una frammentazione che rende la specie ancora più vulnerabile. Come per tutti gli oranghi, infatti, la minaccia principale è la perdita dell'habitat.

Le foreste vengono spezzettate e degradate soprattutto dall'espansione delle piantagioni di palma da olio e dal disboscamento per l'industria della legna. La "frammentazione" significa proprio questo, ambienti naturali un tempo continui diventano isole di verde separate da strade, campi sconfinati e insediamenti umani. Per animali che vivono sugli alberi e si spostano lentamente, è spesso una condanna e se si aggiungono tempeste, cicloni e altri eventi meteorologici estremi, non c'è più alcuna speranza.

L'impatto devastante della tempesta Senyar

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La tempesta tropicale Senyar che si è abbattuta su Sumastra lo scorso novembre potrebbe aver ucciso 54 oranghi e distrutti almeno 4.000 ettari di foresta. Foto da Wikimedia Commons

A peggiorare una situazione già critica, infatti, è arrivata nel novembre scorso la tempesta tropicale Senyar. Si è abbattuta su Sumatra con piogge eccezionali e con oltre 1.000 millimetri d'acqua in appena quattro giorni nel nord dell'isola. Le conseguenze sono state drammatiche anche per le persone, con migliaia di vittime, frane e alluvioni che hanno distrutto intere comunità. La regione di Batang Toru, che ospitava oltre 500 dei circa 800 oranghi di Tapanuli rimasta, è stata inoltre tra le più colpite.

Secondo i biologi, fino a 54 oranghi potrebbero essere morti tra inondazioni, smottamenti e caduta di alberi. Nello studio preliminare ancora in fase di revisione, guidato dal primatologo Erik Meijaard, direttore della ONG Borneo Futures, gli autori stimano che solo nel Blocco Ovest la tempesta abbia ucciso o colpito gravemente tra il 6,2 e il 10,5% della popolazione in pochissimi giorni.

Un dato impressionante se si considera che, secondo le stime precedenti, perdere appena l'1% degli individui ogni anno sarebbe sufficiente a portare la specie all'estinzione in pochissimi anni. "È un disastro totale", ha infatti spiegato al Guardian Meijaard. "La strada verso l'estinzione ora è molto più ripida". Utilizzando immagini satellitari, il team ha cercato di capire quanta foresta sia stata distrutta e l'analisi, concentrata sul Blocco Ovest, suggerisce che almeno quasi 4.000 ettari di foresta siano stati letteralmente cancellati dalle alluvioni.

Perché è così grave perdere anche pochi individui

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Per una specie come l’orango, che si riproduce così lentamente, anche poche decine di individui persi potrebbero essere troppi per la ripresa della popolazione

In queste aree vivevano decine di oranghi e secondo i ricercatori sarebbero tra 33 e 54 individui che potrebbero essere morti, un colpo durissimo per una popolazione già così piccola. Gli oranghi sono infatti priamti che si riproducono molto lentamente. Una femmina mette al mondo un piccolo ogni sei-nove anni e lo accudisce a lungo. Questo significa che la popolazione si riproduce e cresce con estrema lentezza.

La perdita improvvisa di quasi l'11% degli individui rappresenta quello che gli scienziati definiscono uno shock demografico critico, ovvero un evento da cui potrebbe non essere più possibile riprendersi. L'intensità delle piogge è legata naturalmente anche ai cambiamenti climatici causati dal surriscaldamento globale. Fenomeni come La Niña, combinati con l'aumento globale delle temperature, possono infatti rendere le precipitazioni molto più intense e violente e in futuro eventi così estremi sono destinati a diventare sempre più frequenti.

Anche se l'orango di Tapanuli dovesse sopravvivere a questa tragedia e riprendersi nel breve periodo, il futuro resta molto incerto e appeso a un filo. Senza una tutela reale delle foreste e senza affrontare davvero le cause profonde della crisi climatica, il rischio è che tempeste come Senyar non restino un'eccezione, ma diventino la nuova norma, come purtroppo sta già accadendo. E per la scimmia antropomorfa più rara del mondo, potrebbe essere un prezzo troppo alto da pagare.

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