
E' un evento difficile da osservare in natura e che aiuta gli scienziati a conoscere sempre meglio le abitudini alimentari e il comportamento di una specie affascinante e poco studiata: il pitone birmano. E' per questo che il caso di un esemplare che aveva inghiottito un cervo e lo ha vomitato a causa del freddo che gli ha provocato un'indigestione è diventato oggetto di uno studio scientifico.
"Il pitone birmano (Python bivittatus) è originario del Sud-est asiatico e ha una popolazione invasiva consolidata in tutto il sud della Florida – scrivono i ricercatori nel paper – Nell'ambito degli sforzi per comprendere la biologia dei pitoni invasivi e i potenziali impatti sull'ecosistema nativo, abbiamo utilizzato la radiotelemetria per studiare i tassi di alimentazione delle femmine adulte di pitone".
Cosa ci fa un pitone birmano in Florida?
In Florida, infatti, il Pitone birmano non ci sarebbe mai dovuto essere ma l'uomo, come sempre, ha fatto da vettore e il serpente si è perfettamente adattato al suo nuovo aerale. Bisogna andare molto indietro nel tempo per capire quando e come questa specie ha preso piede soprattutto nella zona delle paludi di Everglades, un'area particolarmente estesa della Florida che si caratterizza proprio per il clima subtropicale in cui il pitone birmano trova il suo habitat di elezione.
Questa specie, comunque, è arrivata negli Stati Uniti attraverso il commercio di animali esotici soprattutto negli anni Settanta e Ottanta. La richiesta di serpenti era infatti (ed è, ancora) molto alta e venivano venduti come "animali domestici" per poi essere abbandonati da chi li aveva comprati una volta cresciuti: arrivano a misurare fino a 5 metri e a pesare anche fino a 90 chili. Il motivo per cui poi la specie è così presente in Florida viene attribuito anche al passaggio dell'uragano Andrew nel 1992. Secondo alcuni dati raccolti dagli esperti, la distruzione dei negozi di animali in cui venivano venduti questi serpenti portò al loro "rilascio in natura" dovuto al violento passaggio dell'uragano che colpì la parte meridionale di Miami dove appunto si trovano le paludi.
Perché il pitone birmano ha vomitato il cervo

L'osservazione del pitone birmano che ha vomitato il cervo che aveva predato e inghiottito è avvenuta a novembre del 2025 nella Big Cypress National Preserve in Florida ed è stata descritta in uno studio pubblicato sulla rivista Ecology and Evolution.
Uno degli autori dello studio, il biologo Mark Sandfoss, ha così raccontato quanto siano rimasti colpiti lui e i colleghi del team di ricerca quando hanno visto la scena: "I pitoni fanno costantemente cose che non avrei mai immaginato, ma questo è un momento meraviglioso in cui la scienza e i principi di base si allineano con le osservazioni sul campo".
Ciò che hanno visto gli esperti è chiaramente spiegato nello studio: "Abbiamo osservato una femmina di pitone birmano radiotelemetrata che ha ingerito un cervo dalla coda bianca adulto, ha trattenuto il cervo nel tratto digerente per 10 giorni e poi lo ha vomitato in concomitanza con un calo della temperatura dell'aria fino a 9,4 °C. Il pitone è sopravvissuto al vomito ed era vivo al momento della pubblicazione. A nostra conoscenza, questa è la prima osservazione di un pitone birmano allo stato brado che vomita un cervo all'interno dell'areale invasivo senza alcun disturbo diretto da parte dell'uomo al momento del vomito. Questa osservazione fornisce ulteriori prove sui limiti della tolleranza termica, della digestione e delle abitudini alimentari dei pitoni birmani invasivi".
Il motivo dunque per cui il pitone birmano non ha digerito l'ungulato è stato il clima rigido cui non è abituato: i serpenti sono animali a sangue freddo, tutte le loro funzioni, inclusa la digestione, rallentano fino a quando le temperature salgono di nuovo mentre con pochi gradi il "cibo" nello stomaco viene decomposto più velocemente di quanto il serpente riesca a digerirlo, causando l'accumulo di microbi e dunque il vomito per evitare di infettarsi.
I ricercatori, infatti, specificano nello studio che "si ritiene che la soglia di temperatura minima per la digestione del pitone sia di 20 °C" e dunque la scena che hanno osservato diventa utile, dal loro punto di vista, per trovare nuove soluzioni per limitare la popolazione dei serpenti birmani presenti in Florida.
Il pitone birmano in Florida: una specie invasiva da fermare secondo gli ambientalisti

Ebbene sì, questo studio ha valore perché la presenza di pitoni birmani in Florida è diventato un serio problema per le specie endemiche. "Nell'ambito degli sforzi per comprendere il potenziale impatto dei pitoni sulla fauna autoctona, abbiamo monitorato le femmine adulte di pitone per studiarne i tassi di alimentazione. I pitoni birmani possono raggiungere una lunghezza totale di 580 cm e un peso fino a 97 kg, basandosi su una dieta robusta composta principalmente da mammiferi e uccelli – precisano gli esperti – Le dimensioni e l'apertura della bocca dei pitoni birmani adulti consentono loro di consumare prede di grandi dimensioni, tra cui il cervo dalla coda bianca ( Odocoileus virginianus ), originario della Florida meridionale".
Da questo punto di vista, dunque, i ricercatori ritengono che l'evento che sono riusciti a monitorare "potrebbe anche essere un vantaggio per l'ecosistema autoctono se la perdita di un pasto abbondante e lo stress del vomito portano a una riduzione della disponibilità di energia per il pitone sufficiente a inibire la riproduzione in quell'anno".
Il danno causato dalla presenza dei pitoni birmani è talmente grave che gli ambientalisti sono al lavoro da anni per limitarlo da ben 50 anni, ovvero da quando appunto la presenza della popolazione di rettili è diventata ingestibile in natura. Ci sono anche degli incentivi statali rivolti alla popolazione per coinvolgerla nella cattura di questi animali.