
Per quasi dieci anni si pensava fosse ormai morto. Di lui non c'erano più segnalazioni, né immagini, né avvistamenti certi. E invece Balthazar, il gipeto più anziano mai osservato in natura, era ancora vivo. E a ritrovarlo, in un curioso e commovente giro del destino, sono state le stesse persone e lo stesso progetto di conservazione che lo avevano liberato in natura quando era ancora solo un giovane avvoltoio, alla fine degli anni 80.
La sua incredibile storia non racconta solo la straordinaria longevità di questi uccelli necrofagi e l'importanza dei progetti di conservazione e monitoraggio, ma anche quanto fragile rimanga purtroppo la convivenza tra grandi rapaci e attività umane, persino in Paesi dove queste specie sono rigidamente protette. Balthazar, purtroppo, nonostante sia ancora vivo e sia stato salvato dalle stesse persone che lo hanno liberato quasi 40 anni fa in Francia non potrà più volare libero.
La segnalazione arrivata agli esperti: "C'è un gipeto in difficoltà"

Tutto comincia il 27 ottobre scorso, quando arriva una segnalazione dalla cittadina di Thyez, sulle Alpi francesi: un gipeto è a terra, incapace di volare. L'avvoltoio appare debilitato e si lascia catturare facilmente, un comportamento anomalo per una specie abituata a sorvolare valli e pareti rocciose per chilometri. Viene portato alla clinica veterinaria del Coteau, che per una fortunata coincidenza è anche il centro di riferimento per il programma di allevamento e conservazione del gipeto nelle Alpi.
Gli esami clinici mostrano un quadro chiaro: il rapace è vivo, ma fortemente indebolito. Pesa appena 4,8 chili, presenta forti segni di artrite e, soprattutto, una radiografia rivela un frammento di piombo incapsulato nel piede della zampa destra. Non ci sono ferite recenti o evidenti e quel pallino da caccia è lì da anni, probabilmente il risultato di una vecchia fucilata. Ma la vera sorpresa arriva quando viene letto l'anello identificativo che porta alla zampa.
La scoperta dell'identità: era Balthazar, il gipeto più anziano in natura

Ornitologi e ricercatori che studiano o reintroducono uccelli in natura, applicano sulle loro zampe degli anelli con un codice alfanumerico univoco che permette di identificare ogni individuo. Si chiama "inanellamento", una tecnica di studio che permette non solo di riconoscere individualmente gli uccelli marcati, ma anche di ricostruire la loro storia e monitorare i loro spostamenti quando osservati o ricatturati dagli ricercatori. E quell'anello portava un codice diventato ormai "leggendario".
Quel gipeto non era un avvoltoio qualunque, ma Balthazar, il più anziano Gypaetus barbatus mai documentato in natura. È nato il 17 febbraio 1988 in un centro di allevamento nei Paesi Bassi ed è stato liberato nello stesso anno nel massiccio del Bargy, sulle Alpi francesi, come parte del grande progetto internazionale di reintroduzione del gipeto, una specie scomparsa dalle Alpi all'inizio del 900 a causa di persecuzioni dirette, avvelenamenti e bracconaggio.
Ma la sua importanza va ben oltre l'età. Balthazar è stato infatti il primo maschio di gipeto a riprodursi con successo in natura sulle Alpi. Nel 1997 ha allevato il suo primo pullo, un evento considerato una svolta storica per il ritorno stabile della specie sull'arco alpino. Nel corso della sua lunga vita ha avuto almeno 15 figli e oggi i suoi discendenti superano le 30 unità, rappresentando una parte fondamentale della popolazione alpina, che cresce lentamente perché la specie ha tempi di riproduzione molto lunghi e depone solitamente un solo uovo.
Balthazar era scomparso nel 2016 e si pensava fosse ormai morto

Fino al 2016 Balthazar è stato seguito costantemente dai ricercatori poi, improvvisamente, si sono perse le sue tracce. Per molti, dopo quasi 30 anni di vita libera, era semplicemente morto. E invece, eccolo di nuovo qui, a raccontare come probabilmente sia rimasto sempre lì, ma che forse era ormai troppo anziano per riprodursi e farsi vedere in giro. A oltre 37 anni, è oggi il gipeto più vecchio mai osservato in natura sia sulle Alpi sia sui Pirenei, le due catene montuose in cui la specie è maggiormente presente in Europa.
Il frammento di piombo nel suo piede rimane però uno degli aspetti più inquietanti della vicenda. Con ogni probabilità deriva da un vecchio episodio di bracconaggio. In Francia, come in gran parte d’Europa, il gipeto e tutti gli altri rapaci sono specie rigorosamente protette, ma c'è ancora chi spara verso questi maestosi uccelli. Il piombo, inoltre, quando resta nel corpo per anni, può causare saturnismo, intossicazione che porta danni neurologici, difficoltà di coordinazione e, spesso, la morte.
Ed è purtroppo una minaccia particolarmente grave e diffusa per specie molto longeve come avvoltoi e aquile, anche quando lo ingeriscono mangiando animali abbattuti o feriti dai cacciatori. Dopo il recupero, Balthazar viene trasferito al centro di allevamento gestito da Asters-CEN74, che da anni guida il piano d'azione nazionale per questa specie sulle Alpi francesi: l'obiettivo è restituirgli di nuovo la libertà.
Il ritorno in natura e il nuovo recupero, questa volta per sempre

In pochi giorni l'avvoltoio recupera peso e forze, arrivando a prendere quasi un chilo. Valutata la sua buona condizione generale, le autorità e i responsabili del programma – tra cui anche la Vulture Conservation Foundation, una delle più importanti organizzazioni dedicate alla tutela degli avvoltoio – decidono di tentare un rilascio. E così, il 6 novembre, Balthazar viene riportato nel massiccio del Bargy con un GPS per seguirne gli spostamenti.
Riprende subito il volo, ma il monitoraggio mostra comportamenti insoliti: vola poco, resta a basse quote e arriva persino a posarsi su un abete tra le case della cittadina di Grand-Bornand, cosa molto strana per un gipeto. Dopo alcuni giorni, il 27 novembre, i ricercatori decidono nuovamente di catturarlo per sicurezza, questa volta in maniera definitiva. L'avvoltoio ora si trova in cattività, sotto osservazione veterinaria, ma qualunque sarà l'esito degli esami, non tornerà più in natura.
È troppo anziano e debole, ma potrà comunque vivere ancora a lungo. I gipeti, in condizioni ottimali, possono superare i 50 anni di età in cattività. Potrebbe persino contribuire di nuovo alla conservazione della specie come riproduttore, questa volta in un ambiente sicuro e controllato. La sua incredibile storia, che attraversa quasi quattro decenni di sforzi di conservazione, non è ancora finita. Balthazar è sopravvissuto al tempo, alle montagne e alle minacce umane. Ed ancora qui a ricordarci che per questi rari avvoltoi c'è ancora molto da fare.