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14 Giugno 2025
16:55

L’Europa scende in campo per cani e gatti: ma le nuove regole possono davvero fare la differenza?

L’Unione Europea pronta per le nuove regole su microchip, tracciabilità e limiti agli allevamenti per contrastare il traffico illegale di cani e gatti. Restano però criticità sui controlli e sull’esclusione dei privati: un corpus normativo che punta agli allevatori ma dimentica le cucciolate clandestine e l'assenza di formazione professionale.

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Traffico illegale di cuccioli, allevamenti che seguono normative diverse a seconda dell'attenzione dei singoli Stati al benessere animale, cani e gatti poco tutelati e anche le famiglie che li devono accogliere: l'Europa è pronta a stringere le maglie e si presenta, almeno in teoria, determinata a stabilire regole chiare e che valgano per tutti dopo una pandemia che ha provocato una domanda di animali domestici che è in costante aumento in tutta l'Unione Europea.

Secondo quanto riporta l'Ansa con riferimento a dati del 2021, infatti, i cittadini dell'UE possedevano oltre 72 milioni di cani e più di 83 milioni di gatti. Un'indagine Eurobarometro del 2023 ha rilevato che il 44% degli europei viveva con un animale domestico. Numeri decisamente cresciuti per effetto della Covid-19 e che ora pongono l'Europa di fronte alla necessità di una nuova e più severa regolamentazione su tutto il "Vecchio Continente".

Sono però 27 gli Stati membri e, appunto, ogni Governo bada con un basso grado di interesse generale alle tematiche di tutela nei confronti delle altre specie, lì dove però il commercio illegale di animali è sempre più crescente e frutta un giro di affari di cui il solo commercio di cani e gatti vale circa 1,3 miliardi di euro all'anno.

Cosa dovrebbe cambiare in UE: identificazione obbligatoria, database unificati e limiti agli allevamenti

La bozza di regolamento approvata dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo introduce l’obbligo di microchip (che non è ancora presente in tutti i Paesi) per qualsiasi cane e anche per i gatti destinati alla vendita o alla donazione online, con registrazione in banche dati nazionali collegate a un archivio UE centralizzato. Oggi, su 72 milioni di cani e 83 milioni di gatti che vivono nelle case europee, il 60 % degli scambi avviene sul Web dove fioriscono frodi e maltrattamenti. 

Il testo prevede anche regole più severe per gli allevatori con limitazioni ulteriori sugli accoppiamenti relativamente al grado di parentela tra i soggetti coinvolti e anche sui tempi di consegna di un cucciolo che deve rimanere ben oltre i due mesi con la mamma e a quest'ultima devono essere consentiti intervalli maggiori tra una gravidanza e un'altra.

Per quanto riguarda i gatti, a parte l'intenzione di rendere anche per loro il microchip obbligatorio (cosa che nemmeno in Italia oggi deve essere fatta per legge) si è previsto di introdurre dei sistemi di tracciamento legati sempre all'identificazione le cui specifiche però ancora devono essere stilate.

Dove potrebbero esserci problemi: non si bada ai privati, le banche dati sono difficili da allineare e servono maggiori risorse

Il pacchetto di nuove norme è rivolto esclusivamente agli allevatori e a quelli che attueranno quanto indicato si promette “poca burocrazia”. Il problema, però, è che non si considera la filiera degli allevatori amatoriali e parliamo di tantissime persone che si adoperano per guadagnare soldi dalle cosiddette "cucciolate casalinghe". L'idea dell'allineamento della banca dati a livello europeo è assolutamente utile, eppure se solo si pensa alle difficoltà che stiamo avendo in Italia nel realizzare il data base nazionale sembra davvero difficile che ci si arrivi a livello europeo. Per fare qualche esempio fuori confine, poi, basta pensare che in Francia il 50% dei gatti non è microchippato e in Germania la norma è a macchia di leopardo: alcune regioni obbligano a inserire il chip nel felino altri no.

La questione nodale, però, rimane sempre e solo una: soldi e risorse. Un approccio così globale necessita di fondi e soprattutto di formazione per chi ricopre compiti specifici: dai veterinari agli agenti di dogana.  Già nel 2023 le associazioni animaliste avevano giudicato «deludente» la prima bozza UE: troppo timida su controlli e sanzioni, mentre il commercio illegale continua a prosperare sull’online.

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